Il senatore Fiorello Cortiana interviene al convegno organizzato da Sirmi e si accende il dibattito sul concetto di innovazione. Cresce la consapevolezza di una industria sempre più divisa in due modelli contrapposti. Paesi e aziende sono davanti a scelte stringenti
Su una cosa politica e industria sono in perfetto accordo: si parla tanto di innovazione ma si fa ancora troppo poco. Quando dalle parole si passa ai fatti l’intesa si incrina. E il primo problema riguarda il concetto stesso di innovazione.
Un tentativo per fare chiarezza lo porta un cliente, un “decisore” dell’It nelle istituzioni: Enrico Pazzali, direttore generale personale organizzazione e sistemi informativi della regione Lombardia, un uomo “seduto” sopra progetti che tra Regione e Territorio valgono qualcosa come 30 milioni di Euro. La sua idea di innovazione è direttamente correlata alla misurabilità dei servizi che le tecnologie permettono di erogare ai cittadini: “Se l’innovazione non viene utilizzata dai cittadini per noi non è vera innovazione, spiega”. Se il messaggio non è abbastanza chiaro Pazzali lo precisa ancora meglio” la mia agenda è piena di incontri con potenziali fornitori che vogliono proporre soluzioni ma il canale dovrebbe interrogarsi soprattutto sul modo in cui le tecnologie vengono utilizzate”.
Il mondo dell’utenza a livello di istituzioni serve un “assist” al mondo della politica, in particolare al senatore Fiorello Cortiana che al Channel Day confessa pubblicamente quanto sia “difficile far capire ai parlamentari che l’innovazione non riguarda solo i tecnici ma prima di tutto e soprattutto i cittadini”. Una dichiarazione forse politica che Cortiana spiega aggiungendo che “esiste oggi un oggettivo problema di trasferibilità tra mondo dell’impresa e mercato” che è aggravato dal fatto che “l’Università si è di fatto piegata alla legge del mercato e invece di inseguire la missione della crescita culturale e professionale persegue prima di tutto obiettivi economici”.
Andrea Pontremoli, presidente e amministratore delegato di Ibm Italia è convinto che il mondo delle imprese si sta sostanzialmente dividendo in due grandi modelli di business: quello che punta a prodotti e servizi ad alto valore e alto prezzo e quello che al contrario è sul basso valore e basso prezzo. “E’ questa una forbice che si sta allargando e vengono a mancare le vie di mezzo”. Il concetto è che: “le aziende devono scegliere. Ibm nella fattispecie ha scelto di stare nella fascia alta – precisa – e per sostenere questa scelta deve fare innovazione a ciclo continuo”.
Pontremoli riprende poi il tema del valore dell’innovazione con una sua tesi: il sistema dell’offerta spende ancora troppo tempo per “spiegare come funzionano le tecnologie” deve usare le proprie risorse per conoscere sempre meglio i clienti”.
Il tema della scelta obbligata tra due modelli economici sempre più contrapposti la pone anche Marco Comastri, amministratore delegato di Microsoft Italia. Lo sviluppo economico sta proponendo due visioni che sono sempre più alternative: gli Usa che puntano sulla ricerca, sullo sviluppo e sull’innovazione permanente e il mondo asiatico che invece punta sui grandi numeri, sulla capacità produttiva e sulla diffusione di massa di prodotti a basso prezzo. Tra questi due modelli – sottolinea – c’è il vuoto e l’Europa deve scegliere dove collocarsi e che ruolo svolgere”. In questo scenario i fornitori di It devono imparare a dare risposte a questioni semplici – osserva Marco Comastri, amministratore delegato di Microsoft Italia, – da come ridurre i costi a come accedere ai finanziamenti e devono farlo attraverso partner, come le aziende del trade che dialogano tutti i giorni con i clienti”.
In questa visione del mondo tra due “blocchi” basati su modelli contrapposti si inserisce Giuseppe Giuliani che dalla plancia di comando di una società asiatica come Lenovo ricorda che forse può esistere una terza via, e propone la sua azienda come esempio di impresa che punta sui grandi numeri e per poterlo fare deve fare riferimento a una ricerca costante. E tanto per dire cosa vogliono dire i grandi numeri in Cina ricorda che per il lancio di un nuovo telefonino Lenovo ha conquistato qualcosa come 120 mila clienti in un solo giorno. E per sfatare qualche mito ricorda anche che grandi numeri non vuol dire attenzione alla sola produzione: “Per Lenovo il cliente è al centro di tutto, non c’è un prodotto che non sia concepito senza pensare a come verrà utilizzato”.
Per Mauro Nanni, responsabile direzione corporate di Telecom Italia Wireline, la grande risposta si chiama convergenza e “paradossalmente ci troviamo in una situazione in cui l’ambiente domestico è più avanzato di quello business”. Ma innovazione significa anche grandi investimenti e grandi risorse e ricorda che una società come Telecom ha deciso di investire qualcosa come 14 miliardi di Euro nel triennio 2005-2007.
“Nell’80% dei casi in cui si parla di partnership – esordisce ironicamente Nicola Aliperti, amministratore delegato di Hp, – si cerca di nascondere una richiesta di sconto. Forse anche per questo è importante tornare ad attribuire un valore corretto al concetto di partnership perché, aggiunge: “nessuna azienda è in grado di affrontare la complessità del mercato da sola. La strada della partnership e in particolare della partnership di canale è una via obbligata per dare risposte concrete ai bisogni dei clienti finali”.
Sul tema del rapporto politica e industria la voce più autorevole è quella del “pontiere” Pierfilippo Roggero che nel ruolo di presidente Assinform dialoga costantemente con il mondo della rappresentanza politica. Roggero non nasconde la sua delusione, sottolinea che è sempre più importante avere una visione d’insieme e soprattutto un piano industriale condiviso e infine ricorda che il mondo dell’It raggruppa più o meno un milione di persone. “Non è certo il caso di creare un nuovo partito politico – dichiara – ma far capire che possono avere un forte peso politico”.