Da due importanti economisti la testimonianza del ruolo e della necessità di far crescre la business intelligence nell’economia e nel sociale. Da Alessandro Zeigner le linee guida della Sas Enterprise Intelligent Platform.
Con la testimonianza e le provocazioni di due economisti di rango
internazionale come Alberto Alesina e Jean Paul Fitoussi rispettivamente
chairman del dipartimento di economia all’Università di Harward e presidente
dell’Observatoir Franciase de Conjoncture Economiques, Sas Italia ha voluto
sancire il ruolo e l’importanza della business intelligence a livello economico,
politico e sociale.
Il contesto è quello del Sas Forum Italia, una due
giorni di incontri, di formazione e di informazione sulla business intelligence
e sulle soluzioni Sas.
Un evento che come ha voluto sottolineare
Alessandro Zeigner, amministratore delegato di Sas Italia, nella relazione di
apertura vuole essere un momento di riflessione e di stimolo per portare le
potenziali della business intelligence al centro dell’agenda delle aziende,
degli amministratori pubblici e, perché no, anche della politica.
Da qui
la scelta di invitare e puntare su due “pezzi da 90” come Alesina e Fitoussi che
non si sono sottratti all’impegno di tracciare gli scenari socio economici con i
quali dovranno misurarsi le imprese. «Un economista conta oggi su una
quantità straordinaria di dati e di informazioni – ha esordito Alesina -,
solo per citare qualche esempio si lavora sui dati del Fondo Monetario
Internazionale, della Banca Mondiale, dell’Ocse. Dati che vanno intrecciati e
analizzati unitamente a una miriade di altre fonti come ad esempio le fonti
relative al mercato del lavoro o ai singoli mercati. Il vero problema è quello
di gestire questa mole immensa di informazioni disponendo di strumenti in grado
di metterli in relazione e di proiettarli nel futuro».
«Uso
tantissimo i numeri – dichiara Fitoussi – sia per la ricerca ma
soprattutto per le previsioni, dove è più massiccio e intenso il bisogno di
intelligenza informativa».
Fitoussi tiene inoltre a osservare una
distinzione tra «disponibilità delle fonti» e «utilizzo delle
fonti» e su questo oggi «l’Europa – sostiene – sconta un
importante svantaggio nei confronti degli Usa. Negli Stati Uniti si è diffusa
una cultura informativa sostanzialmente aperta volta a rendere disponibili dati
e informazioni. Al contrario in Europa persiste una propensione alla
“segretezza” e alla burocratizzazione della diffusione delle
informazioni».
I filtri della “macchina burocratica europea” secondo
Fitoussi rappresentano un limite alla conoscenza dell’economia e del sociale e
rischiano di allontanare la “società del sapere” in favore di una “società del
potere”. Non è la business intelligence che può “sbloccare” o rimuovere queste
barriere polico-culturali, ma può invece essere uno strumento straordinario per
accelerare i tempi di analisi di dati e informazioni una volta che sono resi
disponibili.
Alesina riflette sul tema dei dati e delle informazioni,
intesi come un intreccio sempre più profondo e ricco di economia, sociale,
industria, politica, lavoro e riflette sul fatto che indipendentemente dal punto
di osservazione o dal modello interpretativo quello che conta è “pensare in
chiaro”, rispettando i dati. E in questo senso osserva che: «la matematica
aiuta a pensare in chiaro» e la business intelligence è lo strumento che
consente di applicare regole e modelli interpretativi rispettando le
informazioni.
Un’ultima riflessione è arrivata sul tema della dicotomia
tra Europa e Stati Uniti che esprime anche importanti risvolti sul lato
dell’economia reale e dell’industria It. «La reattività in Usa –
sostiene Fitoussi – è “culturalmente molto alta”, dalla Banca Centrale, al
Governo, al sistema delle imprese, alle Istituzioni in genere. In Europa, al
contrario – prosegue – i tempi sono inevitabilmente più lunghi e una
delle cause da individuare è nel “mito del consenso”, ovvero nella volontà
radicata ovunque e comunque di conquistare una base allargata di consenso che
costituisce un grande valore in termini assoluti ma che si trasforma in un freno
alla conoscenza e al sapere».
Concorda Alesina che sfiora i grandi
temi della filosofia politica ricordando come in Europa la conoscenza deve
scontrarsi con la dicotomia a livello di politiche economiche tra Stati
Nazionali e Istituzioni Centrali, con i primi che hanno la legittimità per
prendere decisioni, ma non ne hanno più il potere e le seconde che dispongono
appunto del potere senza aver il supporto della legittimità. Anche il dibattito
sulla finanziaria attraversa il convegno con Fitoussi e Alesina fortemente
scettici sulla scelta politica di introdurre misure fiscali per sostenere la
spesa e rientrare nei parametri Ue. Certamente entrambi auspicano un più
massiccio utilizzo di business intelligence anche a livello di politica economia
in modo da poter prevedere con maggior precisione le conseguenze economiche,
sociali e industriali delle scelte politiche che stanno alla base di scelte così
importanti come quelle della legge finanziaria.