Poco invidiabile primato per Meta: è la prima Big Tech ad annunciare una seconda tornata di licenziamenti di massa. Il CEO e fondatore Mark Zuckerberg ha infatti annunciato un taglio di 10.000 posti di lavoro, solo quattro mesi dopo aver licenziato 11.000 dipendenti.
“Prevediamo di ridurre le dimensioni del nostro team di circa 10.000 persone e di chiudere circa 5.000 ruoli aperti che non abbiamo ancora assunto”, ha dichiarato l’amministratore delegato Mark Zuckerberg in un messaggio al personale.
La mossa di Meta sottolinea la spinta di Zuckerberg a trasformare il 2023 nell’ “Anno dell’efficienza”, con tagli promessi di 5 miliardi di dollari alle spese, per arrivare a una cifra compresa tra 89 e 95 miliardi di dollari.
Il deterioramento dell’economia ha portato a una serie di tagli massicci di posti di lavoro in tutte le aziende americane: dalle banche di Wall Street come Goldman Sachs e Morgan Stanley alle aziende di Big Tech come Amazon e Microsoft.
Purtroppo, è fin troppo facile ipotizzare che il passo compiuto da Meta non sia destinato a rimanere isolato. Nel 2022 le Big Tech e il settore ICT ha licenziato centinaia di migliaia di persone. La crescita vorticosa imposta dal periodo pandemico non era sostenibile nel breve periodo. Quello che è più complesso da identificare è, forse, il “punto di caduta”.
Per Meta, questo secondo round di licenziamento da 10.000 dipendenti significa aver tagliato di ben oltre il 20% la propria forza lavoro rispetto ai massimi del 2022, che secondo Statista aveva superato le 86.000 unità.
Senza dubbio il contesto geopolitico non è positivo, ed è altrettanto vero che il ritorno alla normalità post pandemica ha reso ridondanti una serie di posizioni e di servizi online. Resta da capire se, al di fuori di questi fattori esterni, per alcune Big Tech non ci siano anche problematiche interne: nel caso di Meta, la sfida rappresentata da molti nuovi social network