A pochi giorni dalla chiusura dell’IDF, il Developer Forum di Intel, che ha sancito non solo non solo l’attenzione della società per nuovi ambiti di mercato, a partire da tutto quanto ruota intorno all’intelligenza artificiale, ma anche il suo commitment nell’area dei server e del datacenter, i competitor della società affilano le unghie.
Un’analisi interessante di quanto si sta preparando viene proposta in queste ore da Wall Street Journal, che racconta come non solo AMD, ma anche IBM e ARM sono interessate a non lasciarsi sfuggire le nuove opportunità che vengono in particolare dal mondo dei server.
Tutte e tre le società hanno scelto Hot Chips, conferenza tecnologica in corso in questi giorni nel cuore della Silicon Valley, per dettagliare i loro progetti.
IBM con Power 9
Così, al centro dell’attenzione di IBM c’è Power9, ultimo nato della Famiglia di processor che la società non solo utilizza nei propri server ma ha deciso di tornare a offrire ad altri produttori hardware. Power9 dovrebbe essere disponibile nella seconda metà del prossimo anno in due configurazioni: chip singolo con 24 core, indirizzato soprattutto alle società che operano su Web; 12 core indirizzato invece alle realtà che devono gestire ad esempio database corporate.
AMD con Zen
AMD, dal canto suo, è al lavoro su un nuovo progetto, nome in codice Zen, anche questo in arrivo il prossimo anno, nel corso del secondo trimestre: si tratta di una nuova tecnologia per i processor che la società intende utilizzare nei nuovi chip per il mondo server. Si tratterebbe di un nuovo design, diverso dall’x86 finora utilizzato, che dovrebbe garantire maggiore velocità.
ARM e il calcolo scientifico
Da parte sua ARM guarda in particolare al mondo dei supercomputer e delle applicazioni per il calcolo scientifico.
Un mercato in mano a Intel
Va detto che in questo momento Intel gioca in una posizione di predominio totale: secondo dati IDC e Mercury Research, lo scorso anno su 9,8 milioni di server consegnati, 9,6 milioni montavano processori x86. E Intel su questi 9,6 milioni detiene una share del 99,7 per cento.
Una situazione quasi monopolistica che porta inevitabilmente i clienti a chiedere delle alternative.
Soprattutto se i clienti sono realtà come Google o Facebook, grandi clienti di Intel, che hanno incoraggiato e continuano a incoraggiare anche i fornitori alternativi, anche con un supporto diretto, come ha fatto Google entrando a far parte ormai tre anni fa in OpenPower.org.