Come Sun, Hp propone la propria soluzione per lo scalable computing “all in one”.
Scalabilità orizzontale su richiesta e potenza di calcolo pronta all’uso in sei settimane, questi i plus della nuova offerta di Hp per i macro ambienti computazionali.
La società promuove, da oggi, una nuova generazione di data center, racchiusi all’interno di un container pronto all’uso spedito direttamente al cliente dalla casa di Palo Alto.
La “superscatola” contiene storage, server, connessioni e software preintegrati, pre-testati e preconfigurati: dovrà, quindi, semplicemente essere posizionata all’interno delle proprie facility e collegata in rete.
«Hp vanta una solida esperienza nel mondo dell’high performance computing, con 166 supercomputer installati presso le top 500 del mercato – esordisce Jim Jackson, marketing della Sci, Scalable Computing Infrastructure di Hp -. Sappiamo che la scalabilità orizzontale dei sistemi gioca un ruolo chiave, specie in alcune industrie come il finance, il media streaming e la creazione di contenuti digitali. L’idea è quella di migliorare la gestibilità dei macro ambienti di calcolo, riducendone al contempo emissioni e consumi attraverso nuovi strumenti che ottimizzano i carichi di lavoro, il raffreddamento e la gestione delle risorse, con una Pue, Power usage effectiveness, inferiore a 1,25». Quest’ultima è una metrica “caldeggiata” dal The Green Grid, il consorzio che raggruppa tutti i grandi produttori It impegnati a ridurre le necessità di alimentazione e raffreddamento degli apparati informatici nei macro ambienti di calcolo. È data dal rapporto tra i consumi energetici totali del Ced e i consumi energetici degli apparati It. Il suo valore dovrebbe essere inferiore a 2 e più si avvicina a 1 meglio è.
Hp Pod (Performance Optimized Datacenter), questo il nome del centro stella “viaggiante”, è un contenitore di capacità computazionale flessibile, altamente ridondato, sicuro, facile da implementare e da spostare in un luogo diverso da quello originario. Supporterà, assicurano i vertici della società, anche server e componenti storage delle terze parti.
«Il sistema – sottolinea il manager – può arrivare a una potenza di oltre 750 Kw per singolo container, 2.400 Watt per piede quadrato, e supporta fino a 3.520 nodi. Sono sufficienti sei settimane dall’ordine per espletare tutte le attività di configurazione, test e consegna. Alcuni nostri clienti ce lo hanno già richiesto, o come sistema di memorizzazione, quindi interamente votato allo storage, oppure come soluzione mista di server e storage».
Il data center in un container è una tendenza in atto, lanciata da Sun, pioniere, qualche mese fa.
In realtà, ammette il manager, non si sa ancora se esista uno spazio concreto per questo tipo di mercato «in ogni caso, se ci sarà noi saremo pronti a soddisfarlo velocemente. I clienti richiedono espandibilità della capacità computazionale in breve tempo e a costi contenuti, per assicurarsi la massima flessibilità. I numeri, per ora, sono piuttosto esigui, ma noi ci aspettiamo che il mercato decolli già a partire dal 2009, nonostante molti prospect si siano dimostrati poco convinti dell’opportunità di inserire un container all’interno delle proprie facility».
Sembra, però, più probabile che questo tipo di soluzione trovi applicazione in situazioni di emergenza, come a seguito di catastrofi ambientali quali terremoti o inondazioni, per sistemi militari e in applicazioni scientifiche che richiedono elevata capacità elaborativa in scenari estremi come la sommità di una montagna o un canyon.
Non è dato sapere il costo del Ced “take away” che, seppure presentato oggi, sarà disponibile sul mercato entro la fine dell’anno.