Ancora dubbi dalla normativa dei prodotti a fine vita

La legge sui Raee deve a tutt’oggi chiarire molti punti. Un consiglio agli interessati: attenzione a chi vi affidate per lo smaltimento

Marzo 2006, Continuano i lavori per il recepimento della nuova
normativa europea sullo smaltimento dei rifiuti e che sposta gli oneri
di tutto il processo sui produttori. «Il principio motore del
provvedimento
– dice Paolo Pipere, responsabile
settore Ambiente Cciaa di Milanoè che,
dovendo sostenere tutti i costi, le aziende saranno molto più motivate
a impiegare materie prime e processi produttivi meno inquinanti»
.
I soggetti toccati dalla nuova legge saranno tutti i produttori, ma anche
coloro che per primi importano dall’estero un prodotto sul territorio
nazionale. E tutti avranno l’obbligo di iscriversi a un apposito Registro
dei produttori, pena l’impossibilità di operare sul mercato.

Ma se la normativa RoHs (Restriction of hazardous substances) che limita
l’uso di sostanze inquinanti quali piombo e mercurio è già
in vigore, sono ancora molti i punti che non sono ancora chiari nella
legge sui Raee (Rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche), che
dovrà sostituire le precedenti norme in materia già a partire
dal prossimo 13 agosto. A cominciare dalla definizione stessa di Raee:
resta, infatti, ancora arduo capire cosa veramente rientri nella categoria.

Dai Raee restano, infatti, esclusi anche gli “utensili fissi di grandi
dimensioni”, per esempio, così come tutte le componenti elettriche
o elettroniche installate in essi o in altre fattispecie che ricadano
sotto altre specifiche normative. Una situazione confusa anche malgrado
la lista delle categorie incluse nell’allegato A1 della legge (vedi articolo
Definizioni
di Raee
‘).

«Un altro grave problema – spiega Pipere – resta quello
della tracciabilità dei prodotti. Con la nuova legge sarà
obbligatorio un doppio sistema di marcatura, consistente in un cassonetto
barrato, indicante il divieto di smaltimento nel circuito normale dei
rifiuti, e un altro codice che permetterà di risalire al produttore.
Ebbene, manca ancora la normativa tecnica europea per definire come dovrà
essere tale codice. Sembra, poi, che ogni Paese avrà il proprio
codice, il che, per chi vende in tutta l’Ue, vorrebbe dire applicare ben
25 codici diversi su ogni prodotto»
. Per il momento, nell’impossibilità
di risalire al produttore, tutte le aziende pagheranno i costi di smaltimento
in base alle loro quote di mercato della categoria merceologica di riferimento.
E ciò almeno fino al 2007.

Tutto il sistema rischia, inoltre, di non partire nemmeno se non verrà
definito il sistema di finanziamenti per costituire i fondi con cui le
imprese e i produttori copriranno le spese di raccolta e trattamento.
La nuova legge prevede anche per i negozianti l’obbligo di ritiro delle
apparecchiature dismesse, pena sanzioni già in vigore a livello
europeo. Per aggirare il fatto che questi non sono soggetti autorizzati
al ritiro dei rifiuti, con un escamotage i prodotti ritirati saranno semplicemente
un “usato”, e starà poi al negoziante valutare se buttarli o reimpiegarli
dopo opportuni interventi di ripristino.

«La nuova legge insiste
molto sulla “riusabilità”
– dice ancora Pipere –, ma cambiare
un componente e rimettere il prodotto sul mercato come usato implica violazione
del diritto d’autore in capo all’ideatore e al produttore. I negozianti
dovranno cominciare a compilare bolle di carico e scarico, formulari di
trasporto e il Mud a fine anno. Perché deve, infine, essere il
rivenditore a decidere del reimpiego di un prodotto, quando l’intero sistema
è finanziato dai produttori?»

Diventerà fondamentale per le aziende anche assolvere l’obbligo
di informazione sulle modalità di corretto smaltimento non solo
verso gli utenti, ma anche verso gli addetti alla gestione del fine vita
dei propri prodotti. Spiega Giuseppe Pirillo, Presidente
del Consorzio Certo, nato nel 2002 per definire le linee
di trattamento di ogni tipo di Raee: «Le aziende hanno tutto
l’interesse a indicare ai trattatori quali sostanze pericolose sono contenute
nei loro prodotti e come possono essere separate nella maniera più
semplice e sicura al momento del disassemblaggio. Tutto questo per ridurre
al minimo il numero e la complessità dei passaggi necessari allo
smaltimento di un apparecchio, con relativo abbassamento dei costi di
smaltimento»
.

E per provare
sul campo quali possono essere gli interrogativi che potranno sorgere,
il Consorzio Certo ha avviato lo scorso giugno un primo esperimento di
raccolta in accordo con sei fabbricanti in sei regioni pilota, limitatamente
a computer, fotocopiatrici e stampanti. «è importante
che ci sia chiarezza su quello che avviene dopo che il furgone per la
raccolta è partito
– spiega Pirillo –: esiste tutta una
filiera ulteriore, ed è bene che i committenti conoscano bene il
lavoro degli operatori di tale filiera. Per esempio, un trasportatore
deve precisare il numero dei mezzi per la raccolta di cui dispone e l’area
geografica che con essi può coprire. Un trattatore deve indicare
se lo smaltimento avviene in maniera meccanica o chimica e avere personale
competente e con le dovute dotazioni di sicurezza.

Tutti parametri indispensabili
per determinare tariffe e costi: tutta la filiera va ottimizzata negli
interessi del committente, ma anche degli operatori che ottengono alla
fine materie di migliore qualità e più vendibili».
Su tali basi è stato stilato un tariffario (vedi www.consorziocerto.org/documenti.html)
indicativo per la gestione del fine vita di ogni tipologia di Raee, per
cui «i costi non dovrebbero mai essere inferiori a una certa
soglia, senza di cui non è possibile garantire le fasi di filiera
minime e indispensabili»
.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome