Lo sviluppo della cosidetta API economy deriva dal fatto che le aziende oggi sono spinte a creare nuove applicazioni e servizi con una velocità superiore al passato, per reagire rapidamente alle richieste e agli input che arrivano dal mercato.
In questa attività reinventare la ruota ogni volta non ha senso, se ci sono servizi applicativi esterni utili a cui accedere tramite API è conveniente farlo. E proprio lo sviluppo di servizi “vendibili” e delle loro API è diventato un business per molte software house.
In realtà una dinamica simile sta avvenendo – o dovrebbe avvenire – anche nelle grandi imprese. La modernizzazione dell’IT esistente richiede spesso di intervenire sulle comunicazioni fra applicazioni e sistemi interni, un’attività che però si scontra con le (solitamente) poche risorse del reparto IT.
Il risultato, come sanno già molte aziende, è una interconnessione “a spaghetti” di componenti applicativi che diventa ben presto difficile da gestire e manutenere. E anche da comprendere.
Secondo molti osservatori questa situazione deve spingere allo sviluppo di una “API economy interna”, nel senso che i team di sviluppo devono ragionare in maniera nuova e affrontare i progetti non in maniera monolitica ma pensando sin dall’inizio a collezioni di componenti riusabili che dialogano via API.
E anche, laddove possibile, ad API mirate che aprano verso il resto dell’IT i componenti più tradizionali, superando così i loro limiti. In quest’ottica le API non sono più solo interfacce ma prodotti veri e propri che hanno un loro ciclo di vita.
In queta logica le API diventano anche i componenti base per gli sviluppi successivi, più “as a service” e per questo anche più semplici. In molte imprese questo permette di estendere le attività di sviluppo anche oltre l’IT senza correre i rischi tipici della shadow IT.
Le business unit possono cioè creare servizi e applicazioni per uso interno (ma non solo, in prospettiva) assemblando fra loro le API interne come componenti. Questo permette l’elasticità che il business richiede ma anche la sicurezza di operare con elementi che sono sotto il controllo dell’IT.
Guardando più in avanti, la logica della API economy applicata ai sistemi interni permette a un’azienda anche di aprire verso l’esterno alcuni suoi servizi. Non è detto per questo che, ad esempio, una banca debba diventare per forza una software house, ma ci possono essere servizi specifici che ha senso offrire a realtà del proprio settore.