Se l’idea di Apple era far incontrare i principali manager della parte hardware e software con un gruppo di giornalisti per rassicurare gli utenti “pro” sul futuro del Mac Pro e dei prodotti correlati o della stessa fascia, non è andata esattamente così. Intendiamoci, l’evento in sé ha una sua valenza: non è quasi mai accaduto che Apple indicasse di essersi sbagliata nel progettare un prodotto mentre stavolta l’ha (quasi) ammesso. Però poi conta la concretezza dei prodotti e quella non è cambiata se non in maniera marginale.
Ci sono vari modi di guardare all’incontro Apple dell’altro giorno. Uno è sintetizzarlo nel fatto che Apple sta lavorando a un nuovo Mac Pro di concezione modulare e che questo è una conferma dell’attenzione dell’azienda per i suoi utenti professionali. Quindi tutto bene, o quasi. L’altro è esaminare con attenzione cosa è stato detto e cosa no (il resoconto più esteso è quello fatto da TechCrunch, una delle testate presenti all’incontro) e cercare di trarne qualche conclusione in più. Così facendo gli elementi positivi non si perdono, ma si contestualizzano in uno scenario più ampio che è meno confortante.
I problemi del Mac Pro
Il Mac Pro è stato sviluppato peri dimostrare una carica innovativa (ricordate il “can’t innovate my ass” dell’epoca?). E innovativo lo è stato, il punto è che le componenti innovative si sono dimostrate poco pratiche. A parte puntare su periferiche Thunderbolt come opzione principale di espansione, in particolare la scelta della doppia scheda grafica è stata sbagliata. O quantomeno una scommessa persa e penalizzante.
La strada scelta dal mercato e dalle software house è stata opposta a quella di Apple: avere schede grafiche singole molto potenti, non dividere il carico di lavoro su più schede. Così i Mac Pro si sono trovati ad usare software che puntavano soprattutto su una GPU e quindi con una scheda grafica più sotto carico dell’altra. Questo sbilancia il raffreddamento a convezione, perché un lato del “triangolo” interno del computer è molto più caldo degli altri mentre Apple aveva previsto una dissipazione termica uniforme. Rivelatasi errata la strada della doppia scheda, è tutto il progetto del Mac Pro che deve essere rivisto da zero. Anche perché non è espandibile.
È concepibile che ci voglia tempo, ma la promessa di un nuovo Mac Pro nel 2018 (probabilmente alla fine, pare, se non proprio nel 2019) non risolve il problema e serve giusto a rendere digeribile lo pseudo-aggiornamento dei Mac Pro che sono in vendita adesso. Senza la chiacchierata dei manager Apple con i giornalisti, questo “speed bump” sarebbe stato accolto da una ondata di critiche difficilmente sostenibile.
Apple di fronte ai Mac
Apple ha ribadito il suo impegno nei confronti del mondo Mac e questo è un buon segnale. Ciò premesso, l’impressione dall’esterno è che Apple si sia scontrata con la “iPhonizzazione” del Mac: per molti utenti va benissimo avere un computer “chiuso” su cui non si può intervenire e con funzioni d’effetto (vedi la Touch Bar). Poi ci sono altri utilizzatori che hanno esigenze diverse, più pratiche, e sono questi che Apple sta rischiando di perdere.
Ma di chi stiamo parlando? Secondo Apple il 15 percento circa degli utenti Mac usa applicazioni di categoria “pro” più volte la settimana. In questo 15 percento Apple mette sviluppatori, designer, videomaker, grafici, architetti e via dicendo. Alla “grande maggioranza” di questi basta un MacBook Pro oppure usa un iMac, dice Apple: solo qualche percento usa un Mac Pro. Ma magari ce ne sarebbero alcuni che userebbero un Mac Pro invece di un MacBook Pro o un iMac, se ce ne fosse uno modulare. E magari compreranno quello del 2018, sta di fatto che oggi il Mac Pro conta poco. Non è un bel segnale.
Cosa ancora più pericolosa per Apple, il rischio di perdere utenti non riguarda più solo il Mac Pro. Anche i nuovi MacBook Pro con Touch Bar non sono piaciuti agli utenti “seri”, secondo le voci che girano, tanto che pare Apple abbia ricevuto una quantità imprevista di ordini dei vecchi MacBook Pro senza barra OLED e anche questo avrebbe spinto verso una riconsiderazione dei prodotti in funzione del mondo “pro”.
Come riconquistare gli utenti Mac “pro” e magari anche altri che non usano (più) un Mac? Tenendo tra l’altro presente – perché l’immagine in fondo conta – che nel frattempo Apple comunica come per molte cose un computer non serva (tanto c’è l’iPad Pro) e che i suoi prodotti di punta (i MacBook Pro) hanno processori di una generazione fa rispetto alla media dei computer sul mercato. E che la nuova promessa di display professionali viene dopo il flop dei display LG su cui Apple aveva puntato (ufficiosamente, ma comunque puntato). La strada non è semplice, facciamo qualche ipotesi sensata.
Un nuovo Mac Pro
Uno dei motivi per cui non possiamo vedere un Mac Pro prima del 2018 e forse 2019 è che Apple pare essere appena tornata al tavolo della progettazione. Un altro è che ora deve considerare componenti “pro” su cui non sta facendo esperienza, avendo lavorato negli ultimi due-tre anni in direzioni diverse. Per fortuna – auspicando che Apple non punti a un altro prodotto innovativo per il gusto dell’effetto “innovate my ass”, facendo qualche altra scelta esoterica – le strade possibili progettualmente non sono poi molte.
Il Mac Pro è essenzialmente una workstation grafica. Se Apple vuole continuare a seguire la strada delle CPU Xeon deve aspettare comunque metà anno per metterci mano. Intel ha appena fatto debuttare gli Xeon di ultima generazione nelle versioni base E3, troppo poco potenti, e quelle adatte a un Mac Pro sono di là da venire. Ci sono gli Xeon E5 presentati un anno fa, ma non ha senso presentarsi tra un anno con un processore vecchio di due. Meglio aspettare.
L’alternativa è scendere di livello per la CPU, compensando con l’apertura a schede grafiche di nuova generazione. Le voci non vanno in questo senso, ma nel caso la scelta più logica sarebbe un processore Core i7 Kaby Lake ben carrozzato, o la generazione successiva se Intel accelerasse lo sviluppo (difficile). La scelta di rottura sarebbe invece passare ad AMD e adottare uno dei nuovi processori Ryzen 7: modelli a otto core che hanno dato prestazioni interessanti per le elaborazioni grafiche. Ma un salto da Intel ad AMD è assai difficile.
In quanto a schede grafiche la scelta è vasta, sia per Nvidia sia per AMD. Servono modelli capaci se si vuole che il Mac Pro sia scelto anche da chi crea contenuti per la realtà virtuale, un mercato da cui sarebbe sbagliato restare fuori. Ma questo aspetto è l’ultimo dei problemi, tra l’altro Nvidia sta finalizzando i driver Mac per le sue schede “top” in architettura Pascal, come la recentissima Titan Xp.
Non solo tecnologia
Processori, schede grafiche, poi c’è molto altro tra storage, memorie (in arrivo le DDR5)… Apple ha davanti diverse opzioni tecnologiche. Ma quello che le serve di più è una focalizzazione precisa dei suoi progettisti sul mondo professionale e la volontà di arrivare a un prodotto che sia diverso da come sono i Mac attuali. Lo stile deve unirsi alla concretezza, dando se serve più peso alla seconda che al primo.
Gli utenti Mac professionali sono diversi da quelli consumer ma si può fare innovazione “alla Apple” anche per loro. Non con la pressione di dover essere innovativi a tutti i costi ma creando un computer con caratteristiche che ora mancano: apertura, espandibilità, spazio di personalizzazione. In fondo sino al 2012 i Mac Pro erano esattamente questo.