La Commissione europea ha annunciato di aver avviato un’indagine di non conformità ai sensi Digital Markets Act (DMA), il nuovo regolamento che ha portato – tra le altre cose – alle recenti modifiche da parte di Apple nelle funzionalità di iOS e dell’App Store per gli utenti nell’Unione europea.
L’indagine pone sotto osservazione – spiega la Commissione – le regole di Alphabet (la società “madre” di Google) in materia di indirizzamento in Google Play e di self-preferencing in Google Search, le regole di Apple riguardanti l’App Store e la schermata di scelta per Safari, e il modello “pay or consent” di Meta.
Il sospetto della Commissione europea è che le misure messe in atto da questi gatekeeper non rispettino effettivamente gli obblighi imposti dal DMA.
Inoltre, la Commissione ha avviato indagini sulla nuova struttura tariffaria di Apple per gli app store alternativi (in generale, i nuovi termini di Apple hanno suscitato diverse polemiche) e sulle pratiche di classificazione di Amazon sul suo marketplace. Infine, la Commissione ha ordinato ai gatekeeper di conservare determinati documenti per monitorare l’effettiva attuazione e il rispetto dei loro obblighi.
Per quanto riguarda le regole di steering di Alphabet e Apple, la Commissione ha avviato un procedimento per valutare se le misure attuate da Alphabet e Apple in relazione ai loro obblighi relativi agli app store violino il DMA. L’articolo 5(4) del DMA impone ai gatekeeper di consentire agli sviluppatori di app di “indirizzare” (“steer”) i consumatori verso offerte al di fuori degli app store dei gatekeeper, a titolo gratuito.
La Commissione teme che le misure adottate da Alphabet e Apple non siano pienamente conformi, in quanto impongono diverse restrizioni e limitazioni. Queste limitano, tra l’altro, la capacità degli sviluppatori di comunicare e promuovere liberamente le offerte e di concludere direttamente i contratti, anche imponendo vari oneri, mette in evidenza la Commissione.
La Commissione ha avviato un ulteriore procedimento nei confronti di Apple in merito alle misure adottate per rispettare gli obblighi di: consentire agli utenti finali di disinstallare facilmente qualsiasi applicazione software su iOS; modificare facilmente le impostazioni predefinite su iOS; e proporre agli utenti schermate di scelta che devono effettivamente e facilmente consentire loro di selezionare un servizio predefinito alternativo, come un browser o un motore di ricerca sul proprio iPhone.
La Commissione teme che le misure adottate da Apple, compresa la progettazione della schermata di scelta del browser web, possano impedire agli utenti di esercitare realmente la loro scelta di servizi all’interno dell’ecosistema Apple, in violazione dell’articolo 6(3) del DMA.
La Commissione ha poi avviato un ulteriore procedimento nei confronti di Alphabet per stabilire se la visualizzazione dei risultati di ricerca di Google da parte di Alphabet possa portare a un self-preferencing in relazione ai servizi di ricerca verticali di Google (ad esempio, Google Shopping, Google Flights, Google Hotels) rispetto ad analoghi servizi concorrenti.
La Commissione teme che le misure attuate da Alphabet per conformarsi al DMA non garantiscano che i servizi di terzi presenti nella pagina dei risultati di ricerca di Google siano trattati in modo equo e non discriminatorio rispetto ai servizi di Alphabet, come richiesto dall’articolo 6(5), del DMA.
Infine, la Commissione ha avviato un procedimento nei confronti di Meta per verificare se il modello “pay or consent“ recentemente introdotto per gli utenti nell’UE sia conforme all’articolo 5(2) del DMA, che impone ai gatekeeper di ottenere il consenso degli utenti quando intendono combinare o utilizzare in modo incrociato i loro dati personali tra diversi servizi della piattaforma principale.
La Commissione teme che la scelta binaria imposta dal modello “pay or consent” di Meta possa non fornire una reale alternativa nel caso in cui gli utenti non acconsentano, non raggiungendo così l’obiettivo di impedire l’accumulo di dati personali da parte dei gatekeeper.
E non finisce qui: la Commissione sta inoltre adottando altre misure investigative per raccogliere fatti e informazioni per chiarire se:
- Amazon possa privilegiare i prodotti di marca propria sull’Amazon Store in violazione dell’articolo 6(5) del DMA.
- La nuova struttura tariffaria di Apple e gli altri termini e condizioni per gli app store alternativi e la distribuzione di app dal web (sideloading) possano vanificare gli obblighi previsti dall’articolo 6(4) del DMA.
La Commissione ha inoltre adottato cinque ordini di conservazione indirizzati ad Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft, chiedendo loro di conservare i documenti che potrebbero essere utilizzati per valutare la loro conformità agli obblighi del DMA, in modo da preservare le prove disponibili e garantire un’applicazione efficace.
Infine, la Commissione ha concesso a Meta una proroga di 6 mesi per conformarsi all’obbligo di interoperabilità (articolo 7 DMA) per Facebook Messenger. La decisione si basa su una disposizione specifica dell’articolo 7(3) DMA e fa seguito a una richiesta motivata presentata da Meta. Facebook Messenger rimane soggetto a tutti gli altri obblighi DMA, sottolinea la Commissione.
Per quanto riguarda i passi successivi, la Commissione intende concludere il procedimento avviato oggi entro 12 mesi. Se l’indagine lo giustifica, la Commissione informerà i gatekeeper interessati delle sue conclusioni preliminari e spiegherà le misure che sta pensando di adottare o che il gatekeeper dovrebbe adottare per rispondere efficacemente alle preoccupazioni della Commissione.
In caso di violazione, la Commissione può imporre ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale dell’azienda. Tali ammende possono arrivare al 20% in caso di violazione ripetuta. Inoltre, in caso di violazioni sistematiche, la Commissione può adottare ulteriori misure correttive, quali l’obbligo per il gatekeeper di vendere un’attività o parti di essa, o il divieto per il gatekeeper di acquisire ulteriori servizi connessi alla non conformità sistemica.
Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo responsabile della politica di concorrenza, ha dichiarato: “Oggi la Commissione ha avviato cinque indagini di non conformità ai sensi del Digital Markets Act (DMA). Esse riguardano le regole di Alphabet sulla navigazione in Google Play e sull’auto-preferenziazione in Google Search, le regole di Apple sulla navigazione nell’App Store e sulla scelta dei browser e la modifica delle impostazioni predefinite, e il ‘pay or consent model’ di Meta. Sospettiamo che le soluzioni proposte dalle tre società non siano pienamente conformi al DMA. Ora indagheremo sulla conformità delle società al DMA, per garantire mercati digitali aperti e contendibili in Europa”.
Thierry Breton, Commissario per il mercato interno, ha dichiarato: “Il Digital Markets Act è entrato in vigore il 7 marzo. Abbiamo discusso per mesi con i gatekeeper per aiutarli a adattarsi e possiamo già vedere i cambiamenti in atto sul mercato. Ma non siamo convinti che le soluzioni adottate da Alphabet, Apple e Meta rispettino i loro obblighi per uno spazio digitale più equo e aperto per i cittadini e le imprese europee. Se la nostra indagine dovesse concludere che non c’è piena conformità con la DMA, i gatekeeper potrebbero incorrere in pesanti multe”.