Sky ha da poco lanciato una rete per i più piccoli. Ma le associazioni dei genitori protestano
Un mercato come quello della Tv per bambini è altamente competitivo e redditizio per le tivù. La ragione è semplice: i bambini sono un boccone davvero appetibile per gli investitori, sono telespettatori che fanno meno zapping e soprattutto guardano più volentieri la pubblicità (infatti portano circa 50 milioni di euro di pubblicità all’anno nelle casse dei broadcaster). Mentre per quelle tivù che non hanno la pubblicità, il business è utilizzarli come leva per nuovi abbonamenti. Del resto i figli sono il secondo motivo, dopo il calcio, per cui gli italiani sottoscrivono un contratto con una pay Tv. Infatti Sky ha recentemente presentato nuovi canali dedicati al pubblico infantile, in particolare la neonata Baby Tv. Una rete dedicata ai bambini “da 0 a 3 anni” che si configura come una nuova frontiera della televisione visto che Auditel tradizionalmente contempla un universo di telespettatori di età superiore ai 4 anni. Baby Tv è senza interruzione pubblicitaria e offre solo cartoni ad hoc per i bambini. Ma le strategie televisive importano poco a chi, da tempo, cerca di tutelare i bambini, in particolare i più piccini, quelli da 0 a 3 anni, su presunti innocui progetti televisivi.
Levata di scudi preventiva
Da questo punto di vista il problema di fondo non sono i contenuti oppure se la programmazione è stata studiata da esperti internazionali (come ha fatto Baby Tv) ed è completamente priva di pubblicità. L’attenzione, come dimostrano diversi studi, è da porre sui possibili rischi che l’esposizione alla tivù può arrecare ai bambini così piccoli. Come quelli inerenti alla crescita fisica e psicologica di neonati e bimbi fino ai 36 mesi. In altre parole il problema non è il messaggio che arriva ai bimbi, ma il mezzo stesso della televisione, le radiazioni dell’apparecchio Tv possono provocare miopia e altri problemi legati al ciclo di crescita e allo sviluppo psico-emozionale. In Francia l’Autorità per le Comunicazioni ha sostenuto che: “Guardare la televisione può frenare lo sviluppo dei bambini minori di tre anni, causare ritardi psicomotori, incoraggiare la passività, causare sovreccitazione e turbe del sonno”, mentre Italia è stato il Moige, il Movimento Italiano Genitori, ad alzare un polverone contro Baby Tv. In sostanza il progetto non è piaciuto a genitori ed esperti. In effetti non occorre avere titoli internazionali per elencare le controindicazioni che la tivù può procurare ai bambini, specialmente quelli piccolissimi. I quali mancando di esperienze rischiano di entrare in uno stato di trance con conseguente incoraggiamento all’immobilità forzata.
Reclutamento precoce
Per non parlare del rischio di un reclutamento precoce di chi invece va accompagnato e allenato a diventare un telespettatore cosciente. Se però si guarda l’offerta della varie piattaforme televisive, di reti a caccia di bambini, dai poppanti in su, ce ne sono parecchie, solo Sky ne ha diciannove e sono in via di espansione. Il caso di Baby Tv apre quindi un dibattito che forse andava già affrontato tempo fa e che ora non può più essere procrastinato.