Nel weekend 14-16 luglio si è svolta presso l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola la settima prova del Campionato Mondiale Superbike, al quale partecipa Aruba.it Racing – Ducati Team. Una collaborazione, quella tra Aruba.it e Ducati, iniziata nel 2015 quando il team Aruba.it Racing – Ducati è diventato la squadra ufficiale della casa di Borgo Panigale nel campionato del mondo per moto derivate di serie, e che proseguirà fino a celebrare il decimo anniversario nella stagione WorldSBK 2024. Il 2022 ha rappresentato una stagione da record per Aruba.it Racing – Ducati Team, in quanto la scuderia ha ottenuto un risultato storico conquistando i titoli piloti, squadre e costruttori, ottenendo la “Tripla Corona”.
La giornata di prove del venerdì è stata l’occasione per incontrare Stefano Cecconi, amministratore delegato di Aruba e team principal del team Aruba.it Racing – Ducati e Alessandro de Bartolo, amministratore delegato e country manager Infrastructure Solutions Group di Lenovo Italia, per scoprire come la tecnologia di Lenovo pocket-to-cloud contribuisca ai successi del team Aruba.it Racing. Lenovo è main sponsor del team, ma la collaborazione tra Lenovo e Aruba.it va oltre la pura sponsorizzazione.
“La cooperazione tra Aruba.it e Lenovo è iniziata anni fa”, ci dice Alessandro de Bartolo, “e riguarda l’infrastruttura dei data center, server e storage. Siamo molto allineati su alcuni aspetti chiave molto importanti in questo momento nel mondo dei data center: per esempio quello della sostenibilità ambientale – Aruba.it è molto attenta a questo aspetto – e noi con le nostre strategie e con le nostre tecnologie riusciamo a supportare il loro sforzo. È un percorso che ci ha portati nelle ultime settimane a studiare insieme soluzioni di raffreddamento a liquido dei sistemi all’interno dei data center, che è una practice sulla quale Lenovo ha sviluppato nel corso degli anni grande esperienza da molti anni a questa parte. In parallelo, anche per avere sperimentato le nostre tecnologie in quell’ambito, è iniziata anche la partnership con Aruba Racing – Ducati Team. Abbiamo associato la leadership tecnologica di Lenovo con un mondo altamente tecnologico come quello delle competizioni motociclistiche e con la leadership di Aruba Racing in questo ambito. È seguito un allineamento rispetto alla necessità del supporto tecnologico in pista durante le corse, e le tecnologie di Lenovo sono state ritenute idonee da Aruba Racing anche per quello scopo, non solo per la leadership tecnologica ma anche per altre caratteristiche che abbiamo sviluppato specificatamente molto utili nell’ambito particolarmente stressante delle corse motociclistiche, caratteristiche di performance, di flessibilità e trasportabilità: ecco che la partnership si è ampliata anche nella collaborazione nel mondo del motorsport.”
Durante le gare del campionato WorldSBK, i piloti arrivano a toccare i 300 km/h. Per questo è fondamentale un’accurata configurazione della moto e un’attenta pianificazione strategica per superare la concorrenza e garantire la massima sicurezza dei piloti. Per raggiungere questi obiettivi, Aruba.it Racing – Ducati Team raccoglie dati da sensori posizionati su tutte le moto che forniscono informazioni su ogni elemento critico. Tra questi troviamo i sensori inerziali (piattaforma inerziale), sensori veicolo (velocità veicolo, freni, gas, frizione, comando del cambio, velocità posteriore, corsa sospensioni posteriori, temperatura gomme, corsa sospensioni, temperature impianto frenante), ambientali (pressione aria, umidità, temperatura aria) e motore (posizione condotti variabili, pressione carburante e olio, temperatura carburante, temperatura liquidi, pick up fasatura motore, posizione cambio, velocità alberi motore.)
L’analisi in tempo reale dei dati è vietata dalle regole del campionato WorldSBK; quindi, non appena la moto lascia la pista, i dati raccolti a bordo vengono scaricati su un server dedicato. Tra una gara e l’altra questi dati vengono utilizzati per analizzare gli input del pilota, le prestazioni e il comportamento della moto con l’obiettivo di migliorare il risultato complessivo.
“Non c’è niente di eclatante nella collaborazione tra Aruba Racing e Lenovo, perché è chiaro che se abbiamo un partner tecnologico con cui lavoriamo nella nostra attività principale, qualunque sfida IT si presenti, ci confrontiamo” esordisce Stefano Cecconi. “C’è una componente IT anche nel mondo delle corse, per quanto dimensionalmente molto più piccola rispetto a quello che facciamo nei data center per i nostri clienti, e questa componente aveva delle particolarità che si sono accentuate nel tempo. Durante la pandemia c’è stato il primo shortage serio di logistica, che poi ha perdurato per l’incremento del costo dei carburanti, dell’energia e per l’instabilità del contesto politico globale; comunque sia l’effetto è sempre stato lo stesso: l’organizzazione del campionato ha imposto un’importante riduzione della quantità di materiale che ciascuna squadra è autorizzata a trasportare perché i costi di logistica già non bassissimi ma sostenibili sono triplicati per le squadre e per l’organizzazione del campionato; se prima non era un problema trasportare dei normali server da data center opportunamente ridondati, con gli UPS, le batterie al piombo, ogni chilo in più è diventato un enorme problema. E allora discutendo con Lenovo su come ridurre volume e peso siamo arrivati alle soluzioni edge. Utilizziamo macchine che sono state pensate per fare esattamente quel mestiere e che non sono trattate benissimo: quando vengono trasportate sono sballottate ed esposte a temperature che vanno molto sotto o sopra lo zero. Poi facciamo lavorare questi server all’interno dei garage che non offrono le condizioni di un data center. Ci serviva potenza, nel minor spazio possibile pochissimo spazio, con un peso modesto ma non rinunciando alla robustezza necessaria per resistere ai maltrattamenti.
Abbiamo un partner con cui lavoriamo nel nostro mestiere normale, abbiamo delle sfide anche divertenti se vogliamo, o interessanti: studiamo insieme quale può essere la soluzione migliore. Direi che non è stata una scelta particolarmente sofferta. Siamo riusciti a dimezzare la cassa che trasportiamo da un circuito all’altro, senza rinunciare alla potenza di calcolo, per la quale la richiesta continua ad aumentare. Come Team Factory Ducati noi dobbiamo erogare servizio anche a tutti gli altri team che usano moto Ducati; quindi, dobbiamo fare da magazzino ricambi e da server per la condivisione dei dati e per l’elaborazione locale in pista. Sono aumentate le squadre che usano moto Ducati, e chiedono più potenza, più storage, più virtual machine… In mezzo rack in altezza, poco più di venti unità, ospitiamo computing, storage, networking, firewall. È un microdatacenter viaggiante, inclusa la stampante (se gli togli la stampante i tecnici sono disperati…) che dà anche servizio agli altri team.
Quando abbiamo iniziato a collaborare con Ducati l’IT non aveva il ruolo fondamentale che ha ora. Ducati ha sempre avuto un IT interno ma non portava in trasferta persone dell’IT: l’obiettivo principale era quello di portare le moto in pista. Raramente vedevi un capotecnico con un Pc sotto il braccio, semmai segnavano a penna qualcosa su una cartellina. Adesso senza la componente IT difficilmente riescono a fare il proprio mestiere, non si riesce a fare il setup della moto, non si riesce a gestire l’elettronica”, racconta Cecconi.
Il primo ostacolo alla digitalizzazione non è stato di ordine tecnologico, ma psicologico, tuttavia: la paura che il sistema non fosse affidabile.
“Se succede qualcosa e non riesco poi a lavorare, non riesco poi a fare il setup, non riesco a scaricare i dati della moto, non riesco a elaborarli, questo era il timore dei tecnici. Una preoccupazione direttamente legata al tempo. Perché in condizioni lavorative normali la risoluzione Next Business Day è già un buon servizio. Ho un problema oggi, me lo risolvono entro la giornata lavorativa successiva. Qui la richiesta è «Next business second»: avete visto la giornata di oggi, abbiamo avuto due turni di neanche un’ora. All’interno di quei turni devi riuscire a svolgere tutto il tuo programma di prove, non puoi permetterti di avere il minimo problema che ti faccia perdere anche solo 1 minuto. Quindi la prima sfida era tranquillizzare le persone mettendo a loro disposizione soluzioni ridondate che non presentassero questo tipo di rischio. Abbiamo dovuto studiare delle ridondanze che fossero di immediato utilizzo e che non richiedessero la presenza di un tecnico specializzato. Avete mai notato gli ingegneri sulla griglia di partenza, in una gara bagnata? Devono collegarsi alla moto e magari cambiare qualche parametro mentre gli piove sopra a dirotto. Qualche rischio per l’impianto elettrico in quelle condizioni non si può escludere. Ma l’ingegnere ha sempre uno zaino sulle spalle, e nello zaino ci sono eventuali parti da sostituire al volo… Se hai un problema, devi tirare fuori un’altra macchina, e continuare a lavorare. Semplicità, affidabilità e garanzia della prestazione, ecco gli obiettivi”, sintetizza Cecconi.
Generalmente una soluzione di edge computing pre-elabora i dati grezzi provenienti dall’ambiente locale, è in grado di intervenire con la minima latenza quando si verificano anomalie, ma invia poi i dati filtrati e/o aggregati ai data center in cloud o on-premise per le successive elaborazioni. Abbiamo chiesto a Stefano Cecconi se questo modello si applicasse anche al caso Aruba Racing.
“In questo caso la soluzione è stand-alone, o meglio è in grado di funzionare in assenza di connessione al data center. Le gare si svolgono anche in località, come Mandalika in Indonesia, dove non possiamo fare affidamento sulla connettività disponibile, né per banda disponibile, né per stabilità. Appena però la connettività è adeguata, cerchiamo di trasferire i dati rapidamente verso Borgo Panigale, per far accedere tecnici che non ci seguono nelle varie tappe. In questa tappa italiana abbiamo delle persone in più che normalmente non viaggiano insieme al team ma che portano avanti lo sviluppo. Di solito lo devono fare da remoto, quindi è un mezzo che deve funzionare standalone ma che appena possibile appena ci sono le condizioni torna a collegarsi e trasferisci c’è una elaborazione extra.
Non è ancora un’elaborazione distribuita, come si potrebbe idealmente realizzare, abbiamo un vincolo legato all’elettronica e al software di gestione che è sviluppato dal produttore e sul quale non abbiamo controllo. Bisogna adattarsi alle logiche di funzionamento di queste software, quindi di sicuro serve la disponibilità del dato grezzo, quindi di quello che è stato scaricato dalla moto. Un’elaborazione base è effettuata localmente sulla workstation dell’ingegnere che sta lavorando sul dato grezzo, poi abbiamo l’elaborazione sulle virtual machine ospitate su uno dei due server edge Lenovo. Se si riescono a copiare i dati a Borgo Panigale, anche lì con gli stessi software viene fatta un’elaborazione più avanzata. Sono più istanze che lavorano in parallelo, ma hanno bisogno della disponibilità del dato che viene dalla moto”.
Lenovo ThinkSystem SE350, il server edge alla base della soluzione
Il ThinkSystem SE350 è un server basato su un processore Intel Xeon D, in un case formato 1U, mezza larghezza e profondità ridotta. Può essere montato su una parete, impilato su uno scaffale o installato in un rack. Tollera temperature comprese tra 0 e 55 °C e funziona in ambienti con elevata presenza di polvere e vibrazioni (fino a shock 40 G & vibrazione 3 G RMS, certificazione IEC 60068, NEBS 3, filtro antipolvere opzionale).
Offre diverse opzioni di connettività cablata, Wi-Fi e LTE wireless. Nella versione SE350 con Security Pack, la protezione automatica dei dati è abilitata, e l’accesso ai dati del SED (self encrypting drive) può essere bloccato in caso di eventi di manomissione o furto. Il sistema è gestibile da remoto con Lenovo XClarity Administrator con opzione mobile.