Alberto Bastianon, Presales Director, Dell Technologies Italia, illustra il punto di vista di Dell sui vantaggi del modello as-a-Service e su come il top management dell’azienda lo possa adottare.
Il lavoro svolto dai CIO durante la pandemia è stato fondamentale per il sostegno dell’economia: i responsabili IT hanno rapidamente adottato soluzioni di cloud service e realizzato applicazioni a sostegno del business delle proprie aziende. Capita però che il top management giudichi quanto fatto dai loro CIO solo sulla base di risultati più recenti.
Oggi, con le trasformazioni digitali in continua evoluzione, in un mondo rimodellato da carenze della catena di approvvigionamento e altre criticità, il top management vuole assicurarsi che i CIO posizionino al meglio la propria azienda per rimarcare e aumentare il vantaggio competitivo ed essere pronti a adattarsi a qualsiasi cambiamento venga richiesto dal mercato.
In questo contesto, i modelli IT as-a-Service, in grado di offrire l’esperienza del cloud ovunque essi operino – dai data center all’edge – ben si prestano al lavoro richiesto ai CIO, perché permettono loro di focalizzarsi sugli obiettivi di business e sulla ricerca di nuove opportunità per l’azienda.
Ma questo cambiamento non può avvenire da un giorno all’altro: come qualsiasi migrazione verso un nuovo paradigma tecnologico, l’adozione dei sistemi IT as-a-Service richiede un certo sforzo logistico. I modelli operativi devono essere rivisti e le risorse gestite: questo implica un rischio legato all’interruzione del business che necessita di una autorizzazione e di una approvazione da parte del top management e, spesso, persino dei Consigli di Amministrazione.
Quali leve i CIO, che magari sono già impegnati nella costruzione di una strategia multi-cloud, possono utilizzare per convincere della bontà di un modello IT as-a-Service?
Dimostrare i vantaggi che tale modello può portare al business – in termini di agilità e flessibilità – e come addirittura possa essere utile per attirare i migliori talenti in ambito IT. Tutti elementi che hanno un impatto diretto sul posizionamento dell’azienda rispetto alla competition, sul controllo dei corporate asset e, ovviamente, sui risultati aziendali.
Ecco dunque i principali.
#1: sottolineare l’importanza del controllo per soddisfare le richieste di sicurezza e compliance
Non è passato molto tempo da quando i CEO dichiaravano che il cloud pubblico, con tutta la relativa struttura multi-tenancy, li avrebbe resi più agili e aiutati a implementare nuovi servizi digitali per i clienti e dipendenti senza troppi problemi.
Complici la pandemia e la paura di una possibile interruzione di attività, i brand hanno fatto ampio ricorso al cloud e a piattaforme cloud per gestire il proprio business: dall’utilizzo delle videoconferenze alla consegna a domicilio, fino alle nuove applicazioni mobili. Secondo l’indagine svolta nel 2021 dalla Enterprise Strategy Group e commissionata da Dell, il 78% delle organizzazioni si sta rivolgendo a più provider di cloud.
Eppure, per quanto si continui a parlare molto di cloud pubblico, la maggior parte dei CIO è consapevole che tale migrazione è complessa e che si può incorrere in alcuni rischi. Per alcune applicazioni proprietarie, il ritorno all’investimento sarebbe nullo, senza contare che richiederebbe uno sforzo eccessivo. Ci sono poi alcune applicazioni che gioco forza devono risiedere on-premise, per rispettare le norme di sicurezza e compliance richieste.
È qui che una strategia di as-a-Service IT può aiutare. Questa permette, infatti, ai CIO di controllare tutti i dati, le applicazioni e i middleware, cosa fondamentale, soprattutto quando il volume dei dati continua a crescere. A titolo di esempio: se un CIO si trovasse a dover gestire un’applicazione analitica interna che contiene dati sensibili, magari vorrebbe tenerla riservata. Ebbene, una corretta soluzione di as-a-Service includerebbe l’opzione di gestirla in locale – in un cloud privato – o addirittura off-site in una sede di co-location. Non meno importante è poi la possibilità di controllare da un’unica vista la situazione: una buona soluzione di as-a-Service offre una visione unificata di ogni asset da una singola dashboard.
#2: Focus sul vantaggio della flessibilità senza lock-in
Altro vantaggio da valorizzare con il top management è la possibilità di connettersi a una varietà di cloud pubblici per creare ambienti di elaborazione ibridi e multi-cloud. L’IT as-a-Service permette alle aziende di aumentare o diminuire le risorse di calcolo, di sistema operativo, di storage e di rete sulla base delle loro necessità.
Ad esempio, i retailer con business stagionali possono facilmente accedere a capacità di calcolo e di storage addizionali durante i periodi di picco delle vendite, pagando in più solo per il periodo di utilizzo necessario.
Non va poi trascurato il fatto che i modelli as-a-Service hanno la funzionalità di provisioning self-service, importante affinché gli sviluppatori attivino direttamente le risorse di calcolo di cui necessitano per poter continuare le proprie iniziative DevOps.
Si tratta di un approccio che assicura che le risorse informatiche di cui l’organizzazione ha bisogno siano non solo a disposizione, ma anche su misura di ogni iniziativa, incluse quelle in corso e quelle future.
As-a-Service IT significa anche avvalersi delle competenze e delle conoscenze degli esperti di tecnologia che gestiranno l’ambiente IT dell’organizzazione e che potranno fornire un’esperienza multi-cloud sicura e coerente. Se si preferisce la versione tailored, il servizio as-a-Service consente all’organizzazione di adattarsi rapidamente ai cambiamenti dell’ambiente aziendale, evitando i blocchi associati alla maggior parte delle soluzioni di cloud pubblico. Evitare il lock-in riduce i rischi aziendali, i costi e la complessità.
#3: Condividere il modo in cui la modernizzazione rappresenta un vantaggio competitivo nella corsa ai migliori talenti.
Se l’obiettivo aziendale è modernizzare l’organizzazione, bisogna mettere in conto di doversi dotare di programmatori, ingegneri, DevOps ed esperti di infrastrutture e tecnologia cloud. Le giovani leve si aspettano di lavorare in una azienda smart, dove possono accedere alle migliori tecnologie e disporre dei migliori strumenti, con processi e modelli di programmazione che includono il provisioning self-service e l’accesso alle risorse IT quasi in tempo reale.
Poiché l’as-a-Service tocca tutti i modelli di erogazione dell’informatica – cloud, off-premise, servizi gestiti, reti edge – è una vera e propria calamita per programmatori, ingegneri DevOps e altri esperti di infrastrutture, così come per coloro che ambiscono a lavorare in ambienti stimolanti dove è possibile un apprendimento continuo nello sviluppo di applicazioni cloud avanzate ed innovative.
Insomma, il modello as-a Service è meglio per tutti, dipendenti e organizzazione, perché aiuta a innovare velocemente. Ma si tratta pur sempre di un cambiamento culturale di cui non bisogna sottovalutare la sfida intrinseca.
La morale della favola
La trasformazione aziendale richiede un’infrastruttura informatica flessibile e adattabile, in grado di allinearsi a un modello di business digitale, in un momento in cui il top management vuole creare nuove esperienze per i clienti e i dipendenti.
Un approccio as-a-Service fornisce tecnologia, processi e formazione, facilitando al contempo lo speed-to-market e l’agilità necessaria per raggiungere i risultati di business.
L’IT as-a-Service è una risposta a questa esigenza, che se ha portato l’azienda al punto in cui è oggi, potrebbe aiutarla ad avere successo nel prossimo futuro.