Aspettando il ritorno delle aziende

Imprese "poco coraggiose" bloccano l’economia italiana con le loro indecisioni sugli investimenti tecnologici Le uniche soddisfazioni all’Ict arrivano dagli utenti consumer

Maggio 2005, Un paese gaudente che compra a man bassa prodotti di
consumer electronics, alleva nuove generazioni che vivono a contatto con l’Ict,
ma che quando entrano in azienda si trovano ad avere a che fare con strutture
che pensano soprattutto al taglio dei costi e continuano a evitare il contatto,
o almeno continuano a fare fatica a misurarsi con l’Information & communication
technology. Sirmi descrive così l’Italia del 2004 con l’It che diminuisce
dello 0,3%.
Un dato che comprende l’hardware che cresce del 2,8%, il software dello
0,3% e i servizi che calano del 4,7%. Come al solito i risultati migliori arrivano
dalle Tlc che salgono del 4,1%, un dato frutto della crescita delle telecomunicazioni
fisse (+1,1%) e di quelle mobili (+7%).
Il dato più significativo, però, arriva dal mercato consumer electronics
e positioning che mette a segno una crescita del 13,8%. Incremento simile (13,23%)
la consumer electronics dovrebbe raggiungere anche nel 2005 che dovrebbe registrare
anche una ripresa dell’It (+1,1%) e un’ulteriore crescita per le
Tlc (3,6%).
L’Italia gaudente, definizione coniata giusto un anno fa proprio a Ferrara
nel corso della passata edizione di Ict Trade, continua a essere un tema di
particolare attualità. Buona notizia per qualcuno, tragica nel momento
in cui lo sguardo si allarga all’intero Paese.
Perché, mentre le famiglie spendono nell’elettronica di consumo, le aziende
sono al palo. Concentrate sul taglio dei costi non ritengono sia il caso, o
non hanno soldi da spendere nell’Ict. Il contenimento dei costi, la loro riduzione,
sono oggi elementi di primaria attenzione a qualsiasi livello: che si tratti
di piccole, medie o grandi imprese, fino alle istituzioni. Qualsiasi decisione
– è la dura analisi di Maurizio Cuzari – è subordinata
in modo pesantissimo alla necessità di investire con oculatezza. Una
oculatezza che rischia di trasformarsi nella negazione dell’investimento stesso.

E quel richiamo fatto proprio un anno fa, a chiusura dei lavori di Ict Trade,
da Cuzari, sulla necessità di un ritorno all’investimento, quel "Caro
Stivale, torna a investire" lanciato dal palcoscenico di Ferrara, si rende
quanto mai attuale proprio in questo contesto economico. Un contesto nel quale
l’Ict viene da un lato compresa nella sua funzione di leva strategica per la
realizzazione degli obiettivi di impresa, ma viene del tutto sottovalutata come
elemento chiave per la riduzione dei costi e per il raggiungimento di una maggiore
efficienza nell’intera organizzazione. Il richiamo di Cuzari è forte:
il rischio reale è pensare alla riduzione dei costi semplicemente tagliando
i budget diretti. Una scelta che finisce inevitabilmente nel tradursi in una
compressione dei costi di gestione senza destinare, invece – come sarebbe giusto
e doveroso -, e allocare delle diverse risorse economiche e umane allo sviluppo
dell’Innovazione.

I tagli non mettono al riparo dai colossi
Il semplice taglio dei costi diretti, è questo il messaggio, non risponde
in alcun modo a logiche di governance, per le quali occorrono strumenti adeguati.
E sufficiente coraggio imprenditoriale. Una imprenditorialità che da
sempre Cuzari sollecita al nostro Paese e che oggi diventa quanto mai attuale
anche e soprattutto per contrastare lo strapotere delle multinazionali americane
e asiatiche. E l’invito pressante è per un approccio che non sia
frutto di eventi stagionali oppure occasionali, avendo come obiettivo il ritorno
di competitività delle imprese.
Tenendo presente che vendere console per videogiochi è un’ottima
cosa, ma probabilmente per l’intero Paese è molto meglio che salgano
anche e soprattutto le vendite di server.

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