Un mercato in calo in quasi tutte le sue componenti è sintomo della crisi che attraversa il Paese. Ma c’è una via d’uscita: nell’esito dell’asta Lte.
La speranza riposta nel buon esito dell’asta per l’assegnazione delle frequenze per il 4G.
È questa, al momento, la sola via d’uscita possibile dalla crisi che non solo investe in modo generalizzato l’economia italiana, ma che sta condizionando in modo davvero pesante l’intero comparto It.
Lo sostiene Assinform, che questa mattina ha presentato i dati relativi al primo semestre dell’anno in corso.
Un primo semestre che, nonostante l’exploit dei tablet e la sostanziale tenuta del software, alla fine si chiude con un pesante -1,7% per l’It, che chiude a 8.763 milioni di euro, con possibilità di chiudere l’anno tra il -1,2 e il -2,8%.
Male l’hardware che segna un -4,1%, con i desktop a -9,7% , pari a 940.000 unità, e i notebook a -14,6%, pari a 2.100.000 unità, non certo compensati dal +1,6% dei server a 89.000 unità, né dall’entusiasmante + 347% dei tablet, che raggiungono le 398.000 unità vendute
Tiene, come già detto, il software, che con 1.937 milioni di euro recupera uno 0,3%, mentre i servizi, se pure ancora in calo (-1,2% a 4.164 milioni), registrano un qualche segno di miglioramento rispetto alle perdite decisamente più consistenti del biennio precedente.
Calano anche le Tlc, che sul -2,3% del 2010 aggiunge un ulteriore -2,7% chiudendo a 20.150 milioni di euro: risultato pesante, con tutte le componenti in affanno, dalle infrastrutture ai terminali fino ai servizi.
Chiude con segno meno anche il comparto mobile, segno che siamo di fronte a un segmento per lo meno maturo, anche per effetto delle promozioni tariffarie e dei pacchetti di offerta integrata fisso-mobile.
Sul comparto, già penalizzato dalla situazione economica nel suo complesso, pesano anche le nuove misure previste dalla più recente manovra finanziaria, definita ”recessiva” dallo stesso Paolo Angelucci, Presidente dell’Associazione.
Tagli di spesa e differimento degli investimenti sono i denominatori comuni per grandi e piccole imprese, mentre per gli operatori del comparto It si registra ” uno stato di crescente indebitamento e l’aumento allarmante della voce crediti insoluti”.
In questo scenario, evidentemente del tutto sconfortante, Assinform torna alla sua chiamata alle armi: “L’It è chiamato più di altri settori industriali a continui e crescenti investimenti per tenere il passo dell’innovazione, la sua capillarità e trasversalità ne fanno un settore base delle economie globalizzate. Le tecnologie digitali, accessibili a tutti a basso costo sono il più potente fattore di accelerazione e moltiplicatore dello sviluppo, con capacità di impattare rapidamente sull’efficienza dei processi, sul valore di prodotti e servizi, sulla qualità della vita”.
La ricetta ci sarebbe, per altro.
Secondo l’associazione, il miliardo e più di euro aggiuntivi rispetto ai 2,4 inizialmente previsti derivanti dall’asta delle frequente per l’Lte potrebbe essere utilizzato almeno in parte per rilanciare i progetti di digitalizzazione nelle pubbliche amministrazioni.
Basterebbe uno stanziamento di 200 milioni di euro per mettere in moto un meccanismo virtuoso che ingenererebbe nel comparto oltre 1 miliardo di euro in investimenti in innovazione, con conseguente accelerazione dell’economia e dello sviluppo nel loro insieme.
Manca solo il Decreto Sviluppo.
Ed è su questo punto che Assinform insiste.