La sentenza è arrivata ed è favorevole a Tesla. Con qualcosa da dire sulla tecnologia. Il National transport safety board, Ntsb, ha pubblicato il rapporto preliminare sull’incidente che quindici mesi fa ha causato la morte di Joshua Brown mentre guidava la sua Tesla S fornita di autopilot, il sistema di guida assistita. Il rapporto scagiona completamente Tesla, ma avanza dei dubbi sulla tecnologia.
Il punto principale dell’analisi del Ntsb è la distinzione fra guida autonoma e semiautonoma. Nel secondo caso, spiega l’ente Usa, il guidatore è comunque tenuto a controllare come si comporta l’auto che non è completamente autonoma.
I sistemi del veicolo hanno fatto il loro lavoro ma cio che è mancato e stato un intervento umano ed è questa la causa dell’incidente. Joshua Brown si è affidato troppo all’autopilot e ha interagito con l’auto solo sette volte in 37 minuti, mentre viaggiava a 74mph.
La dinamica dell’incidente della Tesla
Brown viaggiava una strada a quattro corsie con i due sensi di marcia separati da un prato e non si è accorto della svolta a sinistra di un trattore con rimorchio, tamponandolo. L’auto ha perso il tetto e proseguito per altri novanta metri andando ancora a sbattere.
Come ha rilevato il rapporto, la funzionalità di frenata automatica di emergenza sulla Tesla non è stata progettata in modo tale da poter salvare la vita di Brown e gli perme di riconoscere la parte posteriore di altri veicoli, non i profili o altri aspetti. Il rapporto Ntsb ha scoperto però che un sistema di comunicazione veicolo-veicolo (V2V) avrebbe potuto avvisare entrambi i veicoli del potenziale pericolo, ma si tratta di soluzioni non ancora presenti sulle nuove auto anche le specifiche sono vecchie di vent’anni.
Autopilot permissivo
La vittima stava guidando un modello 2015 S che utilizza l’hardware originario di Mobileye e il Firmware 7.1 di Tesla. L’autipilot di Tesla però consente al guidatore di andare molto più a lungo senza interagire con l’auto. Lo standard industriale fa passare solo 15 secondi prima di richiedere al conducente di interagire con il veicolo. In caso non lo facesse l’auto smette di controllare freni, acceleratore e sterzo.
L’autopilot invece lascia passare diversi minuti. Ntsb ha mostrato che non ci sono interazioni del driver per due minuti prima di arrivare al crash.
I sistemi di livello 2 come l’autopilot non sono destinati a sostituire un conducente umano che rimane sempre responsabile della situazione.
Dall’incidente Tesla ha comunque modificato l’autopilot che ora, invece di avvertire il conducente ogni pochi minuti senza altre azioni, disattiverà l’autopilot dopo tre richiami ignorati entro un’ora. Tuttavia, anche con il firmware più recente, le vetture permetteranno ai conducenti di passare da uno a tre minuti senza interagire con l’auto viaggiando al di sopra di 45mph.
“Il sistema di Tesla ha funzionato – è il commento di del presidente di Ntsb Robert Sumwalt -, ma è stato progettato per eseguire compiti limitati in una gamma limitata di ambienti. Tesla ha permesso al conducente di utilizzare il sistema al di fuori dell’ambiente per cui è stato progettato e il sistema ha dato troppo spazio al guidatore per deviare l’attenzione su qualcosa di diverso dalla guida. Il risultato è stato una collisione che, francamente, non avrebbe mai dovuto accadere “.