Autodesk non ha dubbi e disegna il futuro, portando la progettazione abilitata dal machine learning al servizio delle costruzioni modulari e dei robot.
Nicolas Mangon, Autodesk Vice President AEC Strategy &Marketing, ha detto in occasione della Autodesk Univesity di Las Vegas a cui abbiamo partecipato, che tecnologie del futuro si prestano anche a preservare il passato.
Ad esempio, grazie alle tecnologie di Autodesk è possibile sapere con assoluta certezza come era costruita la struttura di Notre Dame a Parigi, rendendo di fatto possibile una ricostruzione fedele all’originale.
Inoltre, grazie al Geographic Information System è possibile fornire preziosi dati alle forze dell’ordine, cosa di fatto recentemente avvenuta: i dati GIS sono stati di grande aiuto ai vigili del fuoco nel domare incendi in California.
Ma anche gli strumenti vengono abilitati da Autodesk, e i robot ne sono l’esempio più fulgido. Mangon ha mostrato il robot Spot di Boston Dynamics.
È in grado di muoversi perfettamente grazie a sofisticati sensori e machine learning, alla velocità massima di 1,6 metri al secondo. Il raggio di azione supera il chilometro e mezzo, per una autonomia di circa 90 minuti.
Sono innumerevoli le possibilità di impiego, lo abbiamo visto muoversi per l’area espositiva di Autodesk University con agilità sorprendente, e l’interfaccia utente che abbiamo potuto provare lo rende adatto all’uso anche a persone prive di particolari competenze. Facile immaginarne l’impiego in situazioni dove un essere umano sarebbe a rischio di incolumità fisica.
Gli investimenti nella sezione construction sono rilevanti, e hanno portato al lancio di Autodesk Construction Cloud, come abbiamo raccontato su 01building.
Mangon ha continuato sottolineando con forza l’importanza dei dati e del loro utilizzo nella progettazione. La nascita di spazi smart, ricchi di Iot e IIoT richiede infatti un salto qualitativo anche per la progettazione.
Sul palco del Nevada è stato mostrato un esempio di smart door sviluppata con Fusion 360 da Hacka Labs. La porta è dotata di innumerevoli sensori ambientali, un sistema operativo proprietario e display LCD. È in grado di comunicare con i manutentori e le It operation, fornendo preziose informazioni atte a mitigare il consumo di energia o situazioni di rischio, e l’intelligenza artificiale è in grado di valutare i parametri e assegnare una priorità all’intervento necessario.
L’intento a tutto tondo è evidente: contenere i costi, velocizzare i tempi di realizzazione, e (non meno importante) ridurre l’impatto ambientale degli edifici.
La tecnologia di progettazione di Autodesk consente anche la realizzazione di idee un tempo visionarie, come Hyperloop One di Virgin: un treno a bassa pressione e levitazione magnetica che ha il potenziale di cambiare radicalmente il modo di spostarrsi, connettendo città allo stesso modo in cui oggi si muove una normale metropolitana urbana. Una idea certo radicale, che potrebbe impattare sulla vita delle persone come poche altre tecnologie prima.
A parlare del più alto albergo modulare al mondo è stato Jack Dooley, Ceo di Skystone.
La modularità è un fattore essenziale per gli alberghi del futuro, secondo il manager: la riduzione dei costi totali di realizzazione e dei tempi necessari alla realizzazione dei progetti.
Un ulteriore fattore a favore degli alberghi modulari è il minor impatto ambientale e la riduzione dei disagi arrecati agli abitanti e alle attività prossime alla costruzione.
La sensibilità verso questi temi è oggi ai massimi livelli di sempre, quindi è facile immaginare quanto sia importante questo aspetto.
Di fatto gran parte del lavoro di costruzione non avviene nel luogo finale dell’edificio modulare, che è piuttosto la sede dell’assemblaggio dei moduli. Inevitabilmente, questo ha anche un riflesso diretto nella supply chain:
La robotica sta assumendo un ruolo sempre più importante tanto in ambienti domestici quanto in campo industriale. Ne abbiamo parlato con Erin Bradner, Director of Autodesk’s Robotics Lab.
Senza dubbio sarà rilevante l’importanza della robotica per il manifatturiero del futuro e del presente. Si tratta di superare una serie di blocchi culturali, in parte determinati da informazioni errate o fuorvianti.
I robot non sono certo un pericolo per l’uomo, né ruberanno occupazione, secondo Autodesk: semmai creeranno nuova ricchezza, permettendo alle persone di svolgere compiti più gratificanti e ad alto valore aggiunto.
Inoltre, i robot saranno utili (e in parte lo sono già ora) in attività pericolose per gli esseri umani, come operare in zone a rischio crollo, negli incendi o in aree contaminate.
Abbiamo chiesto a Bradner cosa pensasse dell’impatto della robotica sul mondo delle Pmi. Un fattore abilitante, oppure un ulteriore gradino da scalare per superare il digital divide?
La manager di Autodesk non ha dubbi: per le Pmi che avranno il coraggio di innovare, i robot rappresentano una delle migliori opportunità di crescita.
Infatti, non tutta la robotica è composta di costosissimi esemplari a 6 assi: molti robot più semplici aumentano comunque la produttività aziendale e sono alla portata dei budget di una piccola realtà manifatturiera. Sovente questo tipo di aziende si dedica alla produzione verticale di pezzi o componenti: per questi scopi, sono sufficienti robot altamente efficienti per una serie di operazioni semplici e ripetitive.
Lo stupore con cui Erin Bradner ha affrontato con noi il tema dei timori che (almeno in Italia) accompagnano la diffusione della robotica è significativo.
Infatti, non c’è davvero più posto per chi si dimostra ostile a qualsiasi forma di cambiamento. Oggi la situazione del mercato è piuttosto chiara, e per molti versi simile ai meccanismi della selezione naturale: chi non si evolve, è destinato ad estinguersi.