Avanade: il cloud come amalgama per la ricetta dei datacenter

Sergio Visci distingue i datacenter delle grandi imprese da quelli delle Pmi.

Per Sergio Visci, Technology Infrastructure Director di Avanade Italy è difficile dare una risposta precisa circa la presenza di datacenter in Italia: «basti pensare alla numerosità delle piccole e medie aziende della nostra penisola – dice – e al fatto che, potenzialmente, ognuna di esse possiede un datacenter. Credo che, più che individuare un numero, sia importante analizzare i trend di mercato sull’evoluzione del panorama».
Per fare questo, per Visci, è utile pensare a una segmentazione fondata sulle dimensioni dell’It in termini di spending annuo: «in base all’esperienza sul campo, arriveremo a definire due tipologie: la fascia enterprise, legata alle grandi aziende, e una fascia per le piccole medie imprese. I trend di mercato, a livello di datacenter, indicano comportamenti diversi, a seconda della categoria».

Cosa differenzia i datacenter enterprise da quelli delle Pmi?

Per la fascia Enterprise sono richieste caratteristiche molto stringenti in termini di time to market, e aggressive in termini di pricing. Gli interlocutori esprimono sempre più il bisogno di avere un It che sia abilitante e differenziante per il business. I Cio, pertanto, si trovano dinanzi a una sfida molto importante per ottenere flessibilità, agilità, ed efficienza.
Proprio per far fronte a queste esigenze sono emersi prepotentemente i modelli di private/hybrid cloud, che consentono di risolvere l’equazione dell’aumento dei livelli di servizio con budget sempre più ridotti. È raro, infatti, trovare un Cio che non abbia il tema cloud nella sua agenda 2011.
Per quanto riguarda la fascia small/medium business, il trend è legato alla commoditizzazione delle infrastrutture Ii. Infatti, molti Cio stanno adottando, o stanno pensando di adottare, modelli di outsourcing/out tasking per evitare di dover gestire una complessità non giustificata dal volume di business da supportare.

Chi sono i detentori dei datacenter a cui vi rivolgete?

Tipicamente Avanade si rivolge alla fascia enterprise o dei service provider, per cui la complessità dell’It è tale da richiedere grosse competenze, metodologie comprovate, flessibiltà e scalabilità di delivery, ed esperienze internazionali per poter fornire quel valore aggiunto che i nostri clienti richiedono.

Oggi quali competenze professionali devono avere le aziende nel datacenter per fare private cloud?

Il private cloud è un modello che abbraccia sia tematiche tecnologiche ma anche di processo e organizzazione. Le competenze professionali richieste sono, dunque, un insieme di queste tre aree tematiche.
È imperativo avere alla base una forte competenza tecnologica, ma è necessario essere anche in grado di affrontare il tema della trasformazione dei processi di gestione come, ad esempio, provisioning billing, chargeback, configuration management, ecc. per essere in grado di sfruttare le potenzialità di automazione ed efficienza legate alla tecnologia abilitante.

Qual é la tecnologia o la soluzione su cui il responsabile del datacenter deve pensare a investire nel breve periodo?

Oggi, il responsabile del data center vede la componente infrastrutturale sempre più come una commodity, correndo però il rischio di legarsi a singoli fornitori senza beneficiare appieno delle potenzialità del private cloud.
Egli deve dunque pensare a conservare una standardizzazione delle architetture e delle soluzioni, mantenendo al contempo una strategia di multi-vendor sia a livello di infrastrutture che a livello di virtualizzazione. Solo così sarà possibile evitare il pericolo di vendor lock-in.
I temi più importanti diventano quelli legati alla governance e all’automazione della gestione. Un tale investimento, infatti, può dare frutti sia a breve che a medio-lungo termine, consentendo all’organizzazione It di organizzarsi in maniera efficiente ed efficace, facendo fruttare la tecnologia e garantendo al business la flessibilità necessaria.

Si può abbinare al datacenter una misurazione di Roi?

Certamente. Investire in virtualizzazione, razionalizzazione, industrializzazione e automazione può portare benefici che vanno ben oltre il risparmio economico di capex/opex del breve termine, che comunque rimane condizione sine qua non per poter procedere. Il ritorno ottenibile da tali investimenti si misura anche in termini di time to market, agilità, possibilità di abilitare nuovi business o aggredire nuovi mercati, ecc. Questo Roi è difficile da quantificare in termini economici per giustificare l’investimento, ma è uno dei driver più forti che sta spingendo le aziende verso l’adozione del private cloud.

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