Secondo IDC entro il 2019 il 45% dei dati creati dall’IoT verrà archiviato, analizzato e impiegato in prossimità del margine della rete: edge.
Non c’è da meravigliarsi che vendor di cloud come Microsoft e Amazon stiano già promuovendo il concetto di edge. Con Azure IoT, ad esempio, Microsoft sta rendendo più semplice agli sviluppatori spostare alcune delle loro esigenze di calcolo più vicino al margine, consentendo loro di operare la cloud intelligence a livello locale invece di saltare avanti e indietro nel cloud.
Allo stesso tempo, Amazon Web Services (AWS) sta spingendo Greengrass per consentire ai dispositivi periferici di elaborare i dati e comunicare con il cloud AWS.
Il concetto edge computing è ben esemplificato graficamente dall’illustrazione, fornita da PubNub.
Edge computing: i vantaggi
L’Edge computing apporta molti vantaggi al mondo IoT. In primo luogo, elaborazione e analitiche avanzate su dispositivo hanno un grande impatto sulla latenza. Perché?
Secondo Christoph Müller-Dott, Managing Director Central Southern and Eastern Europe, Orange Business Services «Perché riducono drasticamente la quantità di dati spostati insieme alla distanza che devono percorrere, fornendo più rapidamente le informazioni utili. Questo è fondamentale per applicazioni critiche nel campo della finanza, della produzione o della sicurezza automobilistica a bordo, ad esempio».
L’attrattiva chiave di edge computing è la sua capacità di offrire funzionalità di analisi dei dati in tempo reale o quasi. Consente di esaminare i dati a livello di dispositivo locale, al contrario di un cloud o di un datacenter distante, e questo può ridurre il tempo di analisi da minuti a secondi per casi remoti come le turbine eoliche, ad esempio.
L’analisi al margine riduce anche i costi legati alla gestione dei dati e garantisce che anche nel caso di un dispositivo difettoso, il resto delle attività rimanga operativo.
L’Edge può anche aiutare a ridurre i costi di connettività inviando solo i dati principali al cloud per l’elaborazione, invece di un diluvio di dati grezzi.
Questo è un vantaggio per l’IoT che si collega alle reti LTE, come i contatori intelligenti. Consente inoltre la convalida offline dei dati, riducendo la quantità di larghezza di banda end-to-end richiesta.
È significativo che l’edge affronti i problemi di sicurezza e conformità che sono stati un ostacolo per alcune organizzazioni nell’adozione del cloud. «Con l’edge – dice Müller-Dott – le organizzazioni possono setacciare i dati sensibili e quelli che identificano le persone a livello locale, inviando solo le informazioni non sensibili al cloud o al data center per l’elaborazione».
Questo è rilevante quando vengono eseguite campagne di marketing mirate, ad esempio. Può anche rafforzare le difese cyber, ad esempio, con la possibilità di implementare la crittografia nella rete locale prima che i dati si spostino verso parti esposte di Internet.
Infine, Edge può aiutare a proteggere gli investimenti correnti nell’IT convertendo i protocolli di comunicazione sui dispositivi legacy in modo che i dispositivi intelligenti e il cloud li possano leggere, aprendo la connessione dei dispositivi legacy alle piattaforme IoT.
La relazione con il fog computing
Edge e fog computing vengono spesso associati, ma sono due creature molto diverse. Entrambi hanno la capacità di elaborare i dati più vicino all’utente per ridurre la latenza e filtrare i dati. Ma è la posizione effettiva dei dispositivi a differenziarli.
Il fog computing conduce la convalida dei dati e l’elaborazione dell’intelligence nella rete locale, processando i dati in un cosiddetto “nodo nebbia” o gateway IoT.
L’edge computing, invece, li conduce direttamente su dispositivi edge come switch o router o reti wireless autorizzate nello spettro.
L’Open Fog Consortium descrive il fog computing come “l’anello mancante tra i dati che devono essere guidati verso il cloud e quelli che devono essere analizzati localmente – al margine”. Considera Edge e Fog Computing come “in sinergia”, dicendo che “l’edge sta al fog come la mela sta alla frutta”.
«Una cosa è certa – dice Müller-Dott – entrambi aggiungono un livello di complessità alle architetture di calcolo, archivio e rete, il che, a dispetto dei loro evidenti vantaggi, può aumentare i costi se non vengono progettati e implementati con attenzione».
Edge è la nuova frontiera
Le aziende stanno cominciando a considerare l’edge computing come un modo pratico per analizzare e archiviare i dati, offrendo ottimizzazione della posizione, sicurezza e quella velocità che è così importante quando si tratta di processare i dati.
Per Müller-Dott l’arrivo della realtà virtuale e delle applicazioni di intelligenza artificiale, che richiederanno di elaborare ingenti quantità di dati in tempo reale a bassa latenza, accelererà l’adozione dell’Edge Computing.
Questo però non va letto come l’annuncio della fine del cloud. Con sempre più dispositivi IoT che generano quantità crescenti di dati, è opportuno far avanzare la capacità del cloud verso il “bordo”.
Per Müller-Dott «il cloud avrà ancora un ruolo importante da svolgere, ma non è più una singola autostrada dritta».