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Industria 4.0, aziende italiane sulla buona strada

Lungo il percorso che porta a Industria 4.0 possiamo dire che le aziende italiane sono già a Industry 3.5“: così Gianluca Salviotti, SDA Professor di Sistemi Informativi della SDA Bocconi School of Management, sintetizza in una sola immagine i risultati di uno studio sull’adozione delle nuove tecnologie per la trasformazione digitale nelle aziende manifatturiere italiane.

Lo studio è stato condotto da SDA Bocconi insieme a SAP e a una serie di aziende sue partner, coinvolgendo un campione di circa 1.200 aziende, per il 54% costituito da imprese di piccole-medie dimensioni (fatturato inferiore ai 40 milioni di euro).

Il segnale più confortante che viene dall’indagine è che le imprese italiane stanno affrontando i temi di Industria 4.0 con una buona maturità e con la coscienza che si tratta di argomenti complessi che impattano non solo sulla parte IT e su quella direttamente legata alla produzione – il digital manufacturing, punto chiave dello studio – ma che coinvolge trasversalmente tutta l’impresa.

Il digitale – spiega infatti Salviotti – entra nelle aziende manifatturiere lungo due direttrici principali: di prodotto e di processo“. È la distinzione che per gli anglosassoni si fa tra digitization (integrare nei prodotti sempre più componenti digitali e connesse, per dare loro un certo grado di autonomia) e digitalization come aumento nell’uso delle tecnologie digitali e informatiche nei processi d’impresa.

La digital transformation viene solo dalla congiunzione delle due direttrici e permette la creazione di nuovi modelli di business per Industria 4.0. Un’azienda può ad esempio integrare sensoristica a bordo dei suoi prodotti e a un certo punto usare le informazioni raccolte in questo modo per dare nuovi servizi a chi usa i prodotti stessi.

sda-bocconi-sap-1Ma attenzione: la digital transformation non è solo l’adozione estesa di tecnologie digitali per Industria 4.0. “Serve una chiarezza di visione – spiega Salviotti – per capire in cosa l’azienda si sta trasformando grazie alle tecnologie digitali, che altrimenti rischiano di tradursi in niente, e parallelamente servono la consapevolezza e la formalizzazione delle azioni da intraprendere per arrivare a concretizzare questa visione“. In sintesi, serve sapere dove arrivare con la digital transformation e come arrivarci.

In Italia non c’è staticità, anzi

È la necessità di avere questa visione completa che sembra essere stata ben assorbita dalle imprese italiane, secondo lo studio di SAP e SDA Bocconi. “La ricerca segnala un work in progress molto interessante. Non abbiamo rilevato staticità ma una propensione a lavorare sulla tematica“, commenta Salviotti. Il 63% delle aziende del campione è infatti già attivo con iniziative di digitalizzazione.

Colpisce semmai quel 23% di aziende non interessate al tema della digitalizzazione, fatto però da imprese che probabilmente non sarebbero interessate in generale a iniziative di evoluzione tecnologica. La digitalizzazione è solo una delle tante che non vengono considerate.

Va evidenziato che la percentuale elevata rilevata nello studio non deriva dagli effetti del Piano Calenda per Industria 4.0 entrato in vigore a cavallo del periodo d’indagine. Per SAP e SDA Bocconi il piano è positivo ed è espressione di una opportuna politica industriale, ma avrà effetti soprattutto di amplificazione di evoluzioni già in atto.

Sta accelerando un percorso che era già stato intrapreso da alcune imprese – commenta Carla Masperi, Chief Operating Officer di SAP Italia – e per come è fatto aiuterà le aziende già sensibili e profittevoli. Non è un beneficio per tutti, ci auguriamo che lo sia per molti. Non è una questione di dimensione d’impresa ma di maturità nell’adozione delle tecnologie“.

Un altro elemento positivo espresso dallo studio sta nella distribuzione in tutta l’azienda del budget dedicato alla digitalizzazione, scelta maggioritaria (65% dei casi). È un segno che è stato superato l’approccio dei progetti pilota, come lo è anche il fatto che la responsabilità delle iniziative di digitalizzazione sia diffusa tra più figure con ruoli diversi e veda un marcato coinvolgimento del top management (CEO o proprietà). Resta il ruolo guida dell’IT (48% di citazioni) ma questo è naturale: in generale servono competenze ad hoc, a maggior ragione in una fase in cui il digitale viene sempre più banalizzato.

sda-bocconi-sap-2Di fronte alla trasversalità e alla complessità della trasformazione digitale è un buon segno che le aziende indichino come obiettivi della digitalizzazione elementi che fanno pensare a un focus tendenzialmente interno. Si sta cioè lavorando per creare una base su cui costruire quello che verrà con la trasformazione digitale vera e propria, dopo la digitalizzazione.

Dalla digitalizzazione al digital manufacturing

Il digital manufacturing è una parte della digitalizzazione nelle imprese manifatturiere. Quando si concentra l’attenzione su questo ambito le percentuali cambiano e si nota che la quota delle aziende con progetti attivi o già completati, pur restando molto alta, scende (al 48 percento).

Siamo quindi un una fase leggermente più arretrata rispetto alla digitalizzazione generica, indicata anche dal fatto che il digital manufacturing solo nel 31 percento dei casi rientra in un piano più ampio di trasformazione digitale e resta alta (36 percento) la quota delle imprese per cui non esiste un piano per il digital manufacturing, ossia siamo ancora nella fase dei progetti pilota e delle sperimentazioni.

sda-bocconi-sap-3Quello che non cambia è la focalizzazione interna delle iniziative di digital manufacturing: nascono per ottenere più ottimizzazione e flessibilità, di nuovo basi su cui costruire evoluzioni successive. Non è un caso che il cloud sia la componente tecnologica su cui si investe di più: fa da strato infrastrutturale sul quale poi poggiare altre componenti come robotica avanzata, IoT, Big Data e analytics. Altre tecnologie apparentemente “di tendenza” come la stampa 3D e la realtà aumentata sono in coda, ma il motivo c’è: per le aziende del manifatturiero sono strumenti che hanno passato la fase di “hype”, chi ci doveva ragionare lo ha già fatto e ora si concentra su altro.

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