Marco Rocco, Regional Sales Director, Backup & Recovery Solutions di Emc punta sui dischi e ci spiega perché.
La discussione su quale tra nastro e disco sia il migliore supporto di memorizzazione dei dati si trascina da tempo.
A mo’ di sintesi: il backup dei dati su nastro nacque in un’era tecnologica molto diversa dall’attuale. Ogni evoluzione da quel momento ha contribuito a modificare il panorama dello storage.
L’informatica oggi richiede tecnologie di backup in grado di tenere il passo con crescita dei dati, virtualizzazione dei server e aspettative di un recovery più veloce in caso di guasto del sistema.
Negli ultimi cinque anni l’adozione del backup su disco ha fatto molti progressi: il mercato disk vale già 1,7 miliardi di dollari e punta al raddoppio in quattro annni.
Eppure il dibattito su quale supporto di backup sia preferibile continua, trascurando il fatto, fa notare Marco Rocco, Regional Sales Director, Backup & Recovery Solutions di Emc, che le tecnologie di ottimizzazione dello storage hanno trasformato per sempre il backup dei dati.
Come la deduplicazione, che per Rocco è l’ingrediente delle moderne infrastrutture di backup e non può essere utilizzata su nastro. Senza deduplicazione, molte aziende di medie dimensioni sarebbero costrette a fare i conti con la velocità ed i costi legati all’invio dei dati di backup attraverso una rete Wan.
Grazie alla deduplicazione, invece, è possibile memorizzare più copie di backup utilizzando una frazione della capacità di storage che sarebbe necessaria senza di essa.
Per Rocco non va però dimenticato il motivo per cui si effettua il backup dei dati. Una ricerca di Idc ha rivelato che le aziende riescono a ridurre i tempi di ripristino di oltre l’85% quando utilizzano dischi, mentre stime di settore sostengono che le risorse di storage secondario utilizzate per il backup dei dati possono consumare capacità da cinque a 10 volte maggiori dello storage primario da proteggere.
Rocco non si sorprende, quindi, che la società di analisi TheInfoPro preveda che tra due anni solamente il 40% dei dati di backup verrà memorizzato su nastro, contro il 75% di oggi. E grazie alla ridotta capacità necessaria per archiviare i dati deduplicati, più copie di backup possono essere memorizzate in loco per il recupero. Anziché avere solo poche settimane di dati di backup a portata di mano, la deduplicazione può fare spazio per l’equivalente di alcuni mesi.
La deduplicazione rende anche più facile individuare i file specifici, con una conseguente velocità di ripristino che può essere misurata in secondi o minuti anziché in ore e giorni.
Per Rocco, quindi, il futuro dell’elaborazione, con le sue enormi quantità di dati, la crescente diffusione di ambienti virtuali e la necessità di recuperare i dati istantaneamente, sarà caratterizzato proprio dall’importanza della deduplicazione. E un backup digitale dei dati con tanto di deduplicazione rappresenta per lui l’unica scelta possibile per governare la crescita esponenziale delle informazioni.
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