Un rapporto analizza il tasso di penetrazione della banda larga fissa e mobile in 177 Paesi. L’Italia in ritardo rispetto alle economie contigue.
È un report quantomai dettagliato quello pubblicato in questi giorni dalla Commissione per lo Sviluppo Digitale delle Nazioni Unite.
Racchiusi nelle 94 pagine del rapporto, intitolato The Broadband Commission for Digital Development e consultabile a questo indirizzo si trovano per la prima volta dati analitici non solo sullo stato della diffusione della banda larga in 177 Paesi del mondo, ma anche sull’affidabilità, sulle politiche nazionali e sull’accesso dei cittadini a servizi di connessione sociale.
La prima evidenza che lo studio sottolinea è che se nell’arco di un anno (i dati sono comunque riferiti al 2011), i progressi nel portare l’accesso a banda larga nelle case sono stati notevoli e in linea con gli obiettivi fissati, non altrettanto si può dire del rapporto tra individui e banda larga, non ancora sufficiente al reale fabbisogno economico e sociale.
In questo caso, si sottolinea nello studio, la diffusione della banda larga mobile potrebbe rappresentare la spinta di cui c’è bisogno, il motore propulsore di una crescita necessaria.
Rispetto all’anno precedente, aumenta, e significativamente, il numero di accessi in lingue diverse dall’inglese, tanto da far preconizzare agli estensori del rapporto che la lingua cinese sarà destinata a superare definitivamente l’inglese entro i prossimi tre anni.
Se questo è lo scenario generale, come sempre è interessante andare ad analizzare i dati di dettaglio che riguardano il nostro Paese.
Per quanto riguarda le connessioni a banda larga fisse, lo scorso anno si era chiuso con un tasso di penetrazione di 22,8 linee ogni 100 abitanti, che ci collocava al 29simo posto della classifica. E poco consola pensare che alle nostre spalle restano su per giù 150 Paesi, compresa Haiti con il suo zero tondo, se il paragone con le economie più vicine alla nostra mostra lo sconsolante distacco con i dieci punti in più di Germania e Inghilterra e i 14 punti in più della Francia.
Va detto che il palmares di questa particolare graduatoria spetta al piccolo e ricco Liechtenstein, con il 71.6 di penetrazione, seguito dall’altrettanto piccolo e ricco Principato di Monaco, attestato al 44,2.
Aumenta il tasso di penetrazione quando si parla di banda larga mobile. Qui si sale a 31,3 connessioni ogni 100 abitanti, tasso che ci colloca al 35simo posto di una classifica che vede al primo posto Singapore e Corea, con percentuali del 110 e del 105 per cento rispettivamente.
In questo caso, tuttavia, se il distacco con la Germania è minimo e quello con la Francia resta attesto ai 14 punti già rilevati nelle connessioni fisse, netto è lo stacco con l’Inghilterra, che raggiunge un tasso di penetrazione del 62,3 per cento.
Non riusciamo a raggiungere posizioni di rilievo neppure quando si analizza la percentuale degli individui che hanno accesso a Internet.
In Italia siamo al 56,8%, distantissimi dalle percentuali dei Paesi Nordici, che oscillano tra l’89 e il 95%, ma anche dal 79% della Francia, dall’82% del Regno Unito e dall’83% della Germania. Siamo quarantasettesimi e non è consolante guardare la lista dei Paesi dietro il nostro.
E se ancora non bastasse, c’è un ultimo dato che non può non dare da pensare.
Negli ultimi dieci anni Paesi come la Svezia sono stati capaci di sfruttare l’abilitazione derivante dalla banda larga per incrementare la loro produttività annuale, con un tasso valutato al 2,32%. L’Italia invece no e gli investimenti si sono tradotti in un recupero di efficienza nell’ordine dello 0,39%.
Segno che l’Agenda Digitale è ben più di una necessità.