Assinform analizza le dorsali e le MAN realizzate in Italia: l’infrastruttura c’è, ma siamo indietro. Chiesto un piano di aiuti al Governo.
Nel 2001 la richiesta di servizi di telecomunicazioni a larga banda, dall’ADSL in su, è stata molto inferiore alle aspettative. Così, i business model dei gestori hanno iniziato a fare acqua e i programmi di sviluppo hanno subito modifiche, alla ricerca di ritorni a breve termine. Sono rallentati, in particolare, gli investimenti in infrastrutture in fibra ottica, tanto che Assinform, l’associazione delle aziende di settore, ha lanciato l’allarme: è in gioco la competitività del Paese ed è necessario un intervento del Governo. “Bisogna alleggerire il carico sugli operatori che cablano – ha dichiarato il presidente di Assinform, Giulio Koch – in termini di costi burocratici e di costi fiscali-amministrativi, e favorire la domanda, attraverso opportune defiscalizzazioni”. Una richiesta, quest’ultima, che fa eco a quella avanzata qualche settimana dall’Anfov, altra associazione di categoria. Assinform punta il dito sui Comuni, colpevoli di ostacolare i lavori di scavo e di imporre balzelli incomprensibili, a volte addirittura retroattivi. Siccome l’infrastruttura in fibra è una ricchezza di tutta l’Italia, non possiamo rischiare, sempre secondo Assinform, di restare indietro nel cablaggio.
Ma quanta fibra ottica c’è in Italia? 5 milioni di chilometri, se si considera la lunghezza complessiva dei cavi posati, e non il percorso dello scavo. Lo rivela un accurato studio realizzato da NetConsulting che prende in considerazione soltanto i backbone e le MAN (Metropolitan Area Network), escludendo, quindi, l’ultimo miglio. Al di là del dato numerico, di per sé poco indicativo, l’analisi rivela che la distribuzione è molto disomogenea, con il Sud ancora una volta penalizzato, e che le dorsali hanno una buona capacità di banda, a costi contenuti. Sono, invece, ancora inadeguate le reti metropolitane: Milano si conferma “reginetta del cablaggio”, ma è solo al nono posto nella classifica europea, in cui Roma, Torino, Genova, Bologna e Padova, le uniche città degne di nota, non compaiono nemmeno nell’elenco delle prime 30.
Alla luce dei risultati dell’analisi, NetConsulting si sbilancia in una previsione per il futuro che, fa sapere, va presa con il beneficio di inventario, data la discontinuità che caratterizza l’evoluzione delle Tlc. Nei backbone si continuerà a posare fibra, ma non molta: è previsto un incremento del 9,4% per il 2002 (4,66 milioni di chilometri, contro i 4,26 di quest’anno) e del 10,6% per il 2003. Le MAN, invece, avranno valori di crescita significativi: 38% l’anno prossimo (da 1,12 milioni di chilometri nel 2001 a 1,55 milioni nel 2002) e un altro 38% nel 2003. Parte di questa fibra verrà inserita in condotti precedentemente posati, quindi la crescita in termini di Km di strade scavate sarà più contenuta rispetto a questi valori.