Analisi della situazione della rete italiana. Spesso la velocità è inferiore a quella dichiarata
La decisione del governo di congelare gli 800 milioni destinati a coprire il Digital divide ha suscitato molte reazioni e spinge a fare il punto della situazione della rete italiana che, secondo Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, è fra le più avanzate d’Europa. “Oggi – ha dichiarato – in Italia esiste una rete a fibra ottica che copre due milioni di famiglie e vale il 40% della rete a banda ultra larga d’Europa. In questo momento siamo più avanti degli altri ma rischiamo di rimanere indietro se ci fermiamo”.
Oltre la fibra però non pare siamo messi così bene. Secondo lo studio internazionale “Broadband quality index” sulla qualità delle connessioni in banda larga di 66 Paesi, l’Italia si trova al 38esimo posto Nel nostro paese la qualità della connessioneè pari a 28,1 (su una scala da 0 a 100). Un risultato che ci fa rientrare nel gruppo di paesi che si trovano su un valore “di soglia”, compreso fra 27 e 29, considerato dagli esperti sostanzialmente sufficiente affinché gli utenti possano utilizzare in modo adeguato le applicazioni e i servizi web disponibili oggi.
L’Italia rimane però lontana dal valore 50, soglia che viene considerata necessaria per utilizzare in modo soddisfacente anche le applicazioni che si affermeranno nei prossimi 3-5 anni.
Al primo posto della classifica mondiale si trova la Corea del Sud, che con un punteggio pari a 66 su 100 ha superato il leader dello scorso anno, il Giappone (a quota 64). Il paese con la migliore qualità di banda in Europa e’ la Svezia, con un punteggio pari a 57. Secondo quanto afferma l’altro rapporto “Italian Broadband quality index” messo a punto da Between-Epitiro, a metà 2009 la copertura di fatto dei clienti di rete fissa in banda larga risulta pari a 92%, ma la qualità dei collegamenti nonè sempre all’altezza di questa percentuale: dalle rilevazioni aggiornate al primo ottobre scorso, la velocità media di download di collegamenti risulta pari infatti a 3,9 megabit al secondo, cioè il 45% rispetto alla velocità massima pubblicizzata.
Guardando alle varie aree geografiche emerge poi un divario nella velocità di collegamento tra piccoli e grandi centri. Si va infatti da un valore medio di circa 3 megabit al secondo nei comuni con meno di 2mila abitanti a 4 megabit al secondo per quelli sopra i 100mila abitanti, fino a toccare punte ancora superiori nelle grandi aree metropolitane.
Differenze si registrano anche per le fasce orarie. I valori risultano di circa il 10% superiori alla media fino alle 10 del mattino, per poi scendere progressivamente nel corso della giornata. Il minimo si tocca nella fascia 20-21, con un valore di circa il 25% inferiore a quello medio giornaliero. La situazione, se non vengono effettuati interventi sostanziali potrebbe anche peggiorare nel lungo periodo visto che all’estero sono in programma una serie di iniziative che rischiano di accrescere il divario con i nostri competitor. In Finlandia, dove la rete è diventata un diritto, entro un anno tutti potranno navigare almeno alla velocità di un Mbit al secondo e tra cinque la velocità minima sarà di 100 Mbps.
La Svezia punta a connettere a 100 Mbps il 90% della popolazione entro il 2020, mentre la Germania va verso i 50-100 Mbps entro il 2014 per i 2/3 delle case tedesche e la Francia vuole la banda superveloce per quattro milioni di famiglie entro il 2012.
In Italia una buona estensione di fibra la troviamo in Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia e Lazio, mentre un folto gruppo che comprende Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Sardegna e Basilicata ha una densità di fibra ottica significativamente inferiore alla media nazionale.
Rimane il problema del digital divide che non riguarda solo alcune arre ben identificate, ma è a macchia di leopardo coinvolgendo anche zone periferiche dei centri urbani.
Secondo l’Osservatorio Italia digitale 2.0 realizzato da Confindustria Servizi innovativi, per quanto riguarda il Digital divide è possibile dividere il territorio nazionale in due zone oltre all’area già coperta in modo soddisfacente.
Nella prima che riguarda il 7% della popolazione esiste una situazione di divario digitale medio che equivale all’assenza di fibra ottica ma prevede una minima presenza di Dslam o cavi in rame. Più grave la seconda zona che ha un Dd di lungo periodo, riguarda il 5% della popolazione che non ha la possibilità di usufruire di tecnologie Dslam o fibra. In queste zone, sottolinea il rapporto, l’abilitazione dei servizi Adsl richiede interventi lunghi e complessi con la posa di nuove infrastrutture in fibra ottica.