I soldi per la banda larga non ci sono, anzi sì ma non quelli del Governo. Forse per una sola rete? No, per due! E gli italiani la prendono male.
L’Italia può generare traffico per due reti veloci a 100 Mb/s? La domanda è lecita, in quanto martedì 25 maggio Telecom Italia ha avviato i lavori della Ngan, la sua rete di prossima generazione a 100 Mb/s già tratteggiata come progetto ed in via d’attuazione a Roma Prati. Di fiore in fiorne, secondo quanto annunciato alla Italian Champions -l’annuale conferenza organizzata da Deutsche Bank- è di mercoledì 26 il rilancio di Fastweb, Wind e Vodafone relativo ad un analogo piano Ftth (fiber to the home) per 15 città italiane, altro argomento già annunciato.
Si profila quindi una doppia rete? “Sarebbe un disastro per tutti gli operatori coinvolti”, ha commentato Carsten Schloter, Amministratore Delegato Fastweb, invitando Telecom a partecipare al loro progetto. Il trio F-V-W prevede investimenti per 2,5 miliardi di euro, dei quali loro possono accollarsi insieme un terzo, chiedendo altrettanto a Telecom; per il restante terzo si parla dalla Cassa depositi e prestiti. Dopo l’annuncio della Ngan di Roma Prati, un lettore ci ha inviato una lettera di commento.
“Dopo il fallimento del Wi-Max, la frammentazione della domanda e dell’offerta tramite l’ausilio e l’utilizzo di sconfortanti tecnologie da terzo mondo (Hiper lan ed Umts), con ancora la tecnologia Lte al palo (…), cosa fare? Implementiamo la tecnologia Ngan al quartiere Prati.
Va detto subito che anche Lte sta subendo grossi freni per motivi economici, come mostra una recente indagine di Aircom, a vantaggio di Hspa+. Ma ridiamo la parola al lettore.
Cui prodest?
A chi giova? A nessuno, salvo una manciata di Vip che ci scaricheranno gli articoli Gossip oppure salvo poi scoprire che magari ci abita l’amministratore delegato di chissà quale azienda. E così l’80% del territorio italiano ed il 75% della popolazione che ci abita rimane con i suoi 128 Kb medi di banda (quando gli va bene). Il divario tra le grandi città ed il fruttuoso territorio dove vive la piccola e media impresa, motore di questo paese, rimane più che mai solido e ci rammenta che in questo paese la parola investimento è tale solo se viene fatto con i soldi degli altri (i nostri), a favore del soliti noti (loro). BASTA! Levate questi giocattoli dalle mani di questi incompetenti. Ci stanno facendo fare delle figure meschine in tutto il mondo”.
La sostanza del discorso del lettore, che lasciamo anonimo, è semplice e condivisibile: quelle che sembrano fesserie non sono sopportabili con il digital divide italiano né con la situazione economica attuale.
A noi… De Merode
Certo è un caso che l’annuncio di Telecom arrivi proprio in questi giorni, nei quali è ancora viva la burrasca politica determinata da presunti favori immobiliari che collegano l’ex ministro Scajola ed altri personaggi di spicco proprio al quartiere Prati. Peraltro il quartiere deve il suo nome ad una enorme speculazione edilizia fatta dai piemontesi subito dopo il 1870, ma già previsti dal carissimo De Merode, personaggio di spicco dell’epoca. Capisco che Prati sia un quartiere adatto per sperimentare su larga scala le nuove tecniche di scavo per cablaggi e le nuove normative che li rendono possibili, ma l’insieme di queste informazioni compone un cocktail davvero esplosivo.
So che sto per affrontare un discorso incancrenito, ma mi sembra assolutamente necessario. E’ complesso spiegare a tutti come mai non si trovino i soldi per la banda larga, casualmente 800 milioni, mentre la Cassa depositi e prestiti dovrebbe -uso il condizionale- finanziare il Ftth per un terzo di 2,5 miliardi, quindi appunto 800 milioni, Ovviamente si tratta di voci diverse in parti diverse di bilanci diversi e blabblabblà.
Ma stiamo vivendo un “tornante della storia”, come Tremonti ha definito il collasso economico, e tante dispersioni sono assolutamente inaccettabili.