L’uso della tecnologia ha un impatto significativo sull’ambiente e le aziende impegnate nel percorso verso la sostenibilità devono tenerne conto: è per questo che Bitrock, consulting company 100% Made in Italy appartenente al Gruppo Fortitude, ha messo a punto un metodo capace di ripensare il modo di utilizzare gli strumenti tecnologici a disposizione e ridurre le relative emissioni di CO2 anche del 50%.
Una procedura fatta di tre distinte fasi: la prima serve ad analizzare consumi e prestazioni degli strumenti, la seconda a intervenire ottimizzando i processi, la terza a monitorare la situazione, mantenendo lo status quo o eventualmente intervenendo ancora.
Gli scenari che vanno delineandosi sono molto complessi – sottolinea Bitrock – e per questo l’analisi del proprio impatto ambientale è sempre più centrale nelle politiche corporate di qualunque azienda. Le nuove tecnologie e la diffusione di strumenti che richiedono grandi volumi di computazione, come nel caso dell’Intelligenza Artificiale, hanno reso più evidente l’impatto dell’IT sul consumo energetico e la produzione di CO2.
Bitrock mette in evidenza che studi recenti mostrano come la richiesta di energia dell’ICT varia oggi tra il 5% e il 9% dell’intero fabbisogno mondiale, mentre le proiezioni sul futuro mostrano percentuali in netta crescita: si parla di circa il 20% nel 2030 e c’è addirittura chi sostiene che nel 2050 i soli centri di calcolo informatico, data center e cloud, consumeranno fino a 1000 volte quello che consumano ora. Per quanto riguarda l’Intelligenza Artificiale, secondo alcune stime una singola ricerca su Chat GPT consumerebbe tre volte l’energia necessaria a Google per dare la stessa risposta.
In questo contesto nasce il concetto di Green IT: inteso come quell’insieme di pratiche che creano e utilizzano risorse computazionali sostenibili dal punto di vista ambientale. Altro aspetto non trascurabile è quello che lega il perseguimento della sostenibilità, soprattutto attraverso la riduzione e l’ottimizzazione dei consumi energetici, con una sensibile riduzione dei costi.
La ricetta di Bitrock, in 3 fasi
1) L’assessment: la console e le sonde
La fase preliminare ha l’obiettivo di misurare le emissioni di carbonio del sistema oggetto di analisi. Nello specifico, Bitrock produce come deliverable una console che misura in real-time il consumo. Il primo passo è quello di identificare quindi il sistema da analizzare per circoscrivere l’ambito. Con “sistema” si intende un’applicazione, un insieme di applicazioni, o una porzione del sistema informativo oggetto di interesse. Una volta definito il sistema e individuato il contesto, si procede nell’analisi delle sue componenti. La misurazione del consumo avviene mediante utilizzo di sonde (agent), ovvero di codice che viene inserito nel sistema e che ha il solo scopo di raccogliere dati per l’alimentazione della console sul consumo. A seconda del tipo di sistema e del contesto, possono esserci diversi tipologie di sonde.
Ad esempio, nel caso di sistemi in cloud, è possibile usare una soluzione open source che fornisce visibilità e strumenti per misurare, monitorare e ridurre le emissioni di carbonio nel cloud. La soluzione utilizza best practice per convertire l’utilizzo del cloud in consumo energetico stimato e emissioni di carbonio, producendo metriche e stime di risparmio. La fase di Assessment, una volta definito il sistema da analizzare e individuate tutte le sue parti, consente anche di identificare la soluzione migliore, che gli esperti di Bitrock sono in grado di personalizzare e rendere operativa inserendo le sonde nei punti nevralgici del sistema, al fine di alimentare la console che fornirà in tempo reale i consumi. La fase di Assessment si conclude, dunque, con il rilascio di una console che, alimentata dalle sonde inserite nel sistema, fornisce i consumi di energia elettrica, da cui è successivamente possibile ricavare i consumi di carbonio.
2) La messa in atto: Actionables
Bitrock interviene nel codice per adeguare il footprint agli obiettivi che l’azienda si è prefissata in termini di impatto ambientale. La definizione delle aree di intervento consiste, a partire degli obiettivi posti e dalle misurazioni effettuate nella fase di Assessment, nell’individuare le parti del sistema da modificare e le relative modifiche. Per individuare le aree di intervento, gli ingegneri di Bitrock si basano su delle sustainable practices in ambito software development, che consistono in un insieme di metodologie e strategie volte a ridurre l’impatto ambientale del software lungo tutto il suo ciclo di vita, tenendo conto anche degli aspetti sociali ed economici.
Queste pratiche sono pensate per rendere il software più efficiente, meno dispendioso in termini di risorse e vicino all’ambiente. Alcuni esempi di pratiche includono: Code Optimization, Resource Management, Algorithmic Efficiency, Code Complexity Reduction. Lo step successivo è la fase di sviluppo che adegua il codice e, in generale, il sistema secondo quanto evidenziato nelle aree di intervento. In questa fase vengono allestiti dei gruppi di lavoro che per competenza intervengono sul sistema. Si può infatti trattare sia di interventi sul codice, sia di interventi sulla parte hardware.
3) Monitoraggio o nuovi interventi: la fase di Maintenance
In questo caso viene definito l’insieme di processi e procedure che hanno lo scopo di mantenere monitorato il footprint e di adeguarlo agli obiettivi che l’azienda si pone nel corso del tempo. Il deliverable di questa fase può essere di due tipi. Un documento, simile ad una procedura operativa, che istruisce l’azienda al monitoraggio da eseguire sul sistema e sulle actionables da attuare in caso di intervento, oppure un supporto continuativo con tutte le figure necessarie per mantenere monitorato il footprint del sistema.
“Quella che stiamo vivendo in questi anni è senza dubbio una vera e propria rivoluzione tecnologica, che però dobbiamo essere in grado di gestire. – dichiara Marco Veronese, COO di Bitrock –. Da un lato le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare dall’IA, spingeranno le aziende ad utilizzarle sempre di più nei propri processi produttivi. Questo ovviamente richiederà investimenti importanti per adattare la propria infrastruttura ICT.
Dall’altro lato, le aziende dovranno risolvere il problema dell’approvvigionamento di energia che diventerà sempre maggiore. Si dovrà ripensare l’intero ICT in modo che le risorse computazionali diventino sostenibili dal punto di vista ambientale, andranno riviste le infrastrutture hardware utilizzando soluzioni che consumino il meno possibile, andranno ridisegnate le applicazioni affinché utilizzino quell’hardware nel modo più efficiente possibile riducendo al massimo gli sprechi di risorse.
Questa deve essere l’occasione per le aziende per ammodernare tutta la loro struttura, anche in considerazione del fatto che il debito tecnologico coinciderà sempre con il debito economico e anche con quello ecologico. La sfida, per noi, sarà quella di diventare in breve tempo un punto di riferimento per tutta la comunità IT per il Green Computing. Non sarà facile, ma siamo pronti a fare la nostra parte per rispondere alle esigenze di tutti”.