La parola “uberizzazione” è diventata di uso comune per esprimere un concetto sempre più diffuso: il fenomeno mondiale, che parte dalla digitalizzazione e che sta sovvertendo la società tramite l’uso costante di tecnologie digitali come blockchain, e che ora riguarda anche le banche.
Il modello di business adottato da Facebook, AirBnb o BlaBlaCar ne è un esempio: basato sulla piattaforma che consente agli utenti e ai fornitori di entrare in contatto diretto per qualsiasi scambio o interazione economica o sociale, ridefinisce il ruolo dell’intermediario nella fornitura e nella fruizione dei servizi.
Per gli utenti, l’uso di tale piattaforma è semplice e gratuito. Ma quali sono gli impatti di questo fenomeno sul mondo bancario? Ce ne ha parlato Antonella Comes, Chief Marketing Officer di Auriga.
Le banche non sono state risparmiate da questa evoluzione dell’economia in piattaforma digitale in particolare con l’avvento delle Fintech che stanno prepotentemente affermandosi e che ripensano totalmente i servizi bancari tradizionali.
Questa evoluzione porta a numerosi vantaggi per l’intero settore: infrastrutture semplificate, automazione delle operazioni, utilizzo massiccio dei Big Data, personalizzazione dei prodotti, disintermediazione e riappropriazione del servizio da parte del cliente.
Se da un lato il modello tradizionale bancario è gravato da un’infrastruttura pesante e datata, dall’altro, le FinTech companies, dalla struttura più agile e dinamica, propongono modelli innovativi e disruptive incentrati essenzialmente sull’utente, sui servizi e sulla customer experience.
Se questa nuova tipologia di banca più esposta ad innovazioni rivoluzionarie risponde alle domande e alle crescenti aspettative dei consumatori, è tutt’ora relativamente sconosciuta dalla maggior parte del pubblico.
A livello mondiale si stima che le startup Fintech siano 1300, distribuite in 54 paesi con un livello di investimenti che dal 2010 ad oggi ha superato i 40 miliardi di dollari (fonte Goldman Sachs, 2015).
In Italia i numeri sono molto diversi: i dati più recenti (fonte Startupitalia, 2016) rilevano 115 Fintech e investimenti pari a 33 milioni di euro, anche se il tasso di crescita mostra uno sviluppo costante, a dimostrazione di un mercato molto attivo e con grandi potenzialità.
Le imprese FinTech possono rappresentare un forte stimolo per l’industria bancaria a innovare, ricercare nuovi canali distributivi, utilizzare appieno il patrimonio informativo potenzialmente disponibile, con un impatto a livello di maggiore efficienza del sistema e un miglioramento di servizi e prodotti per i consumatori.
Se guardiamo al modello di piattaforma attuale adottato dal mondo banking, possiamo dire che sia stato superato dal “modello Uber”?
Blockchain nelle banche
Lo sviluppo attuale della blockchain sembrerebbe confermarlo. La Blockchain è una tecnologia condivisa basata sulla collaborazione e fiducia tra i partecipanti al network e in cui le transazioni sono validate dall’interazione di tutti i nodi e non da un intermediario o ente centrale. Si tratta di una tecnologia rivoluzionaria che regola le transazioni nel mondo della finanza online perché permette il passaggio di fiducia dalle mani di un classico intermediario a una rete di computer connessi tra di loro. La tecnologia Blockchain avrebbe un futuro come alleato delle banche perché limiterebbe l’intermediazione negli scambi, garantirebbe conformità, integrità e tracciabilità delle transazioni che diventerebbero perciò più economiche, dato che scomparirebbero i costi legati alle infrastrutture. Gli specialisti del settore della finanza vedono in questa tecnologia la possibilità di passare ad un’economia collaborativa su larga scala abbattendo drasticamente i costi delle transazioni per via della disintermediazione. Ma oltre ad agevolare gli scambi tra utenti di tutto il mondo, questo modello renderebbe più celeri e fluidi i pagamenti transfontalieri e più rapido lo scambio di titoli non quotati in borsa.
I sistemi di controllo distribuiti offerti dalla blockchain sono anche applicabili alle attività di notariato, in quanto non si riuscirebbe a falsificare la prova dell’esistenza di un documento ad una certa data.
Secondo due studi realizzati da Ibm a livello mondiale, lo scorso settembre, il 15% delle banche e il 14% degli istituti finanziari intervistati, stanno considerando l’attuazione di soluzioni blockchain commerciali complete, entro quest‘anno. Addirittura il 65% delle banche prevede che ci saranno soluzioni in produzione nei prossimi 3 anni.
In Italia cominciano ad apparire alcuni casi interessanti, come quello di Intesa San Paolo, che ha aperto diversi progetti di implementazione nei pagamenti transazionali, nel trade finance e nel capital market. Si tratta di ambiti dove la blockchain può portare significativi vantaggi in termini di semplificazione ed efficienza.
Il ruolo di guida su questa tecnologia lo stanno svolgendo le start up, che accompagnano le banche nello sviluppo di applicazioni specifiche in ambito blockchain. Nonostante il fermento, sussistono ancora dei nodi da sciogliere: come passare dal POC alla produzione e definire la regolamentazione necessaria per colmare il vuoto normativo. L’Europa ne ha fatto il suo cavallo di battaglia e infatti l’ESMA, l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, la commissione europea e gli stati membri, sono in prima linea nel fissare le condizioni giuridiche e di sicurezza per effettuare queste transazioni finanziarie decentralizzate in rete.
In conclusione, se è vero che le banche hanno compreso la necessità di prepararsi adeguatamente a fronte di queste trasformazioni senza precedenti, adattando le loro strategie, la loro sfida principale è soprattutto legata alla capacità di stare al passo con queste tecnologie e cogliere ogni opportunità che offre il modello Blockchain e in ultima analisi mantenere un vantaggio competitivo nel lungo termine.
gRAZIE PER QUESTA VOSTRA MAIL, e gradirei sapere come si può accedere e saperne di più..
grazie anticipatamente s.f.