IoT blockchain Oracle

L’Internet of Things, IoT, mette in evidenza Oracle, è pronta a rivoluzionare praticamente ogni settore. La società di Redwood cita il sondaggio Vodafone IoT Barometer 2019, secondo cui il 76% degli intervistati che hanno adottato tecnologie IoT dichiara che i propri progetti sono mission-critical.

Il problema è però, avverte Oracle, che sistemi It tradizionali non sono ben equipaggiati per gestire l’enorme flusso di dati rappresentato dal pieno deployment dell’IoT. Il volume, la velocità e la varietà di dati prodotti dalle reti IoT minacciano di sopraffare i sistemi aziendali o di limitare drasticamente la capacità di attivare decisioni tempestive sui dati trusted.

Beverly Macy

Oracle ha interpellato con Beverly Macy, che insegna presso l’UCLA Anderson ed è strategic advisor per il Los Angeles blockchain Lab.

La conversazione verteva sui modi in cui la tecnologia blockchain potrebbe far superare questi ostacoli che rendono difficile una distribuzione IoT su larga scala.

Beverly Macy ha offerto alcune interessanti considerazioni che Oracle ha poi condiviso sul proprio blog: riassumiamo qui i punti principali.

Superare l’hype

Macy è ottimista sull’adozione da parte delle imprese della tecnologia blockchain oltre l’ambito della criptovaluta e indica come la ricerca in molteplici settori stia portando a proof of concept  e programmi pilota. Secondo Beverly Macy, l’aspetto della blockchain relativo alla criptovaluta ha provocato molta eccitazione nel mercato negli ultimi due anni, ma ora inizierà il vero lavoro. Che è ciò a cui si sta assistendo con la convergenza della blockchain con l’IoT così come con l’intelligenza artificiale. La blockchain potrebbe risultare (e l’uso del condizionale è dovuto al fatto che siamo ancora agli inizi di questo concetto di convergenza) un qualcosa che sarà parte integrante di come l’intelligenza artificiale e l’IoT evolveranno.

L’approfondimento svolto da Beverly Macy e Oracle evidenzia altri punti interessanti. L’attuale modello di distribuzione IoT è centralizzato, in genere tramite il cloud, ma tale struttura hub-and-spoke richiede un’enorme larghezza di banda per le implementazioni, con ogni point of transfer potenziale rischio per l’integrità e la sicurezza dei dati. Al contrario, il sistema di registrazione condiviso della blockchain, la sicurezza hash-based e l’autenticazione della provenienza, potrebbero potenzialmente limitare l’accesso illecito riducendo al contempo la larghezza di banda richiesta.

Allo stesso tempo, prosegue Oracle, la possibilità di incorporare condizioni commerciali facilita l’automazione delle transazioni tra i nodi IoT e tra i partner IoT. Secondo Macy, il passaggio da un approccio centralizzato a uno decentralizzato è come una sorta di barriera culturale da superare.

Per portare innovazione in questo campo, occorre trovare soluzioni a molti dubbi che insorgono. L’azienda ha l’impressione di perdere il controllo dei dati perché non sono nel proprio data center o nel proprio cloud privato? Desideriamo decentralizzare tutto o solo alcune cose? Chi avrà accesso a questi dati decentralizzati? Chi li possiede?

Il ruolo dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico possono aiutare le organizzazioni a rispondere a queste domande e allo stesso tempo offrire ulteriori modi per integrare le tecnologie IoT e blockchain.

La vera sfida con l’IoT è capire, da questo enorme volume di dati, quali sono quelli di cui abbiamo veramente bisogno, sottolinea Macy. E sembra che l’intelligenza artificiale possa svolgere un ruolo in questo ambito.

Utilizzando l’intelligenza artificiale, spiega ancora Beverly Macy, gli ecosistemi IoT/ blockchain potrebbero setacciare il flusso di dati per determinare quali informazioni sono essenziali per l’analisi e il processo decisionale aziendale, dove dovrebbero essere archiviate e persino ciò che dovrebbe essere raccolto. L’intelligenza artificiale potrebbe potenzialmente rendere la blockchain più funzionale e molto più smart, dichiara Macy.

Un caso d’uso: il monitoraggio della supply chain

Uno dei più promettenti casi di utilizzo iniziali di IoT e blockchain è la supply chain, afferma Macy, riferendosi a iniziative quali la sicurezza alimentare e le spedizioni internazionali.

Dal punto di vista del manufacturing, Macy vede l’interesse dell’industria aerospaziale e automobilistica nell’automazione della consegna just-in-time delle parti, per ridurre i livelli di inventario delle linee di assemblaggio automatizzate. Resta da vedere, osserva però Macy, se la blockchain diventerà un punto fermo all’interno di queste implementazioni IoT, ma la tecnologia presenta molte promesse.

Date le apparenti affinità tra blockchain e IoT, in particolare la distribuzione decentralizzata di ciascuna tecnologia, è facile immaginare un futuro in cui la blockchain potrebbe rendere l’implementazione IoT più veloce, più semplice e più sicura, sostiene Oracle. Ma siamo ancora agli albori.

Macy raccomanda a qualsiasi azienda che consideri l’IoT e la blockchain di domandarsi in modo approfondito se queste tecnologie, in tandem, aggiungeranno valore, o meno. Nel frattempo, Macy ritiene che una posizione wait-and-see sia appropriata per le organizzazioni che non si sentono completamente a proprio agio con la tecnologia all’avanguardia.

Nondimeno, il potenziale è ancora lì, per le imprese lungimiranti, per escogitare nuovi modi per combinare queste tecnologie emergenti.

Sul tema dell’impiego della blockchain nella supply chain, abbiamo visto di recente un’analisi di Gartner che ha rilevato alcuni limiti oggettivi ancora esistenti. Anche Gartner raccomandava alle aziende un approccio cauto alla early adoption della tecnologia che ancora richiede una certa fase di sperimentazione.

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