I dati Movimprese 2007 riportano un saldo attivo di 46.000 unità: il tasso di crescita più basso degli ultimi cinque anni nel nostro Paese
Il numero di imprese italiane è cresciuto nel 2007 dello 0,75%, il tasso di crescita più basso degli ultimi cinque anni, con un calo di oltre un terzo rispetto al 2006. In realtà, nel 2007 si è registrato il record assoluto di iscrizioni alle Camere di Commercio, ma questo dato positivo è compensato da un altro record: quello delle cessazioni.
È questo il ritratto non troppo confortante del tessuto imprenditoriale italiano alla luce dei dati Movimprese 2007 e comunicati da Unioncamere. Il bilancio demografico dell’azienda Italia lo scorso anno, dunque, ha chiuso in attivo per quasi 46.000 unità. Tale saldo è il risultato dovuto alle 436.000 iscrizioni (come si diceva, record assoluto dal 1993, anno in cui le rilevazioni hanno preso il via) e alle oltre 390.000 cessazioni (anche in questo caso record di sempre dell’indagine, ma con un tasso di crescita più elevato rispetto alle iscrizioni).
I settori che crescono e quelli che calano
A spiegare gli aspetti positivi del saldo sono principalmente tre fenomeni: la forte crescita delle imprese costituite in forma di Società di capitali (54.000 in più in dodici mesi, con un tasso di crescita del 4,6%); le performance di Lazio e Lombardia che insieme hanno determinato il 54,3% di tutto il saldo complessivo; infine, i buoni risultati delle “costruzioni” e dei “servizi alle imprese” (insieme, quasi la metà del saldo totale).
A pesare in maniera negativa sul saldo rispetto allo scorso anno sono stati, invece, il rallentamento del Nord-est e del Mezzogiorno (la cui crescita si è più che dimezzata rispetto al 2006), la diminuzione delle imprese agricole, manifatturiere e dei trasporti (quasi 29.000 imprese in meno complessivamente e i saldi negativi delle società di persone e delle ditte individuali (-14.000 imprese).
Come ha osservato il Presidente di Unioncamere, Andrea Mondello, il record delle iscrizioni dimostra chiaramente che nel nostro Paese è ancora alta la voglia di fare impresa. Allo stesso tempo il record delle cessazioni mette in evidenza come la crisi economica internazionale e la crisi dei consumi abbiano provocato una durissima selezione nel tessuto imprenditoriale colpendo particolarmente le piccole e piccolissime imprese e il sud del Paese. Il fatto che il saldo positivo sia determinato interamente dalle società di capitale, per contro, è indice di irrobustimento del nostro tessuto imprenditoriale.