Non solo i paesi nordici sanno intercettare le potenzialità dei cambiamenti.
La banda larga procede in Europa: praticamente c’è un abbonato ai servizi broadband ogni quattro cittadini.
Il dato è stato raccolto a luglio, quindi è probabile che l’attualizzazione alla fine dell’anno cambi la proporzione.
In meglio, ovviamente, perché la tendenza è in atto e non presenta franate, anche se giustamente si fa notare che siamo ancora lontani dagli obiettivi dell’Agenda Digitale: fra due anni banda larga per tutti e banda ultraveloce per il 2020.
Ma nel rapporto della Commissione che evidenzia questo lento progresso spicca un dato che potrebbe rappresentare una tendenza significativa per il domani: il tasso annuale di crescita della banda larga mobile: 45%.
Vero che corrisponde a 6 persone ogni 100, ma la curva ha tutta l’aria di essere esponenziale.
Ancora più interessante è capire dove si sta diffondendo la banda larga mobile.
Immancabilmente in Finlandia, con una connessione ogni 5 abitanti. La terra nordica è da sempre pioniera in fatto di comunicazioni mobili, con a ruota le realtà scandinave: Svezia e Danimarca.
E fin qui, poche sorprese.
Austria e Portogallo, invece, paiono esserlo. E sono realtà che per certe caratteristiche, sono accostabili alla nostra: l’una per la parte alpina, l’altro per l’affinità iberica, e quindi mediterranea.
Ossia, due paesi dove le morfologie territoriali e i comportamenti sociali spingono a risolvere un problema nuovo (dare connettività a tutti) anziché affrontarne uno vecchio (la difficoltà a cablare).
Alle nostre latitudini recentemente Vodafone ha dato dimostrazione di avere una bella visione aperta, all’europea, con la propria azione tesa a connettere mille comuni italiani con la banda larga radio. Servirebbe che tali iniziative di investimento si moltiplicassero, in modo che il wifi non debba essere una prerogativa da Frecciarossa o ArenaWays, ma qualcosa di veramente popolare.