Organizzazione e talenti produrranno una Pubblica amministrazione più forte dopo la crisi del sistema internazionale.
«La crisi non sia alibi ma catalizzatore del cambiamento», ha detto il Ministro Renato Brunetta nella sua lunga prolusione conclusiva del convegno d’apertura del XXI Forum della Pa.
Prima di lui esponenti delle varie componenti della Pa locale, ovvero comuni, province, regioni, hanno dichiarato adesione e supporto alla riforma, alla quale teoricamente non sarebbero tenuti ad aderire visto che sulla carta riguarda solo la Pa centrale, ma che invece ha colpito nel segno.
«Grazie al cambiamento vedo in molti un recuperato orgoglio di far parte della Amministrazione», ha ammesso Brunetta nel parlare dell’atmosfera percepita nei suoi recenti incontri con innovatori della Pa e con studenti universitari.
In sintesi, se finora la borghesia italiana aveva disprezzato la carriera in Pa, oggi capisce che senza qualità nell’Amministrazione le cose vanno male: se prima inviava i suoi figli meno meritevoli che quindi erano cattivi dirigenti, adesso l’indirizzo è opposto.
Anche l’intervento di Stefano Pileri di Confindustria va nella direzione del Governo ed annuncia azioni specifiche verso la banda larga e il digitale in generale.
Se in una precedente edizione Brunetta era venuto al Forum appena eletto, dichiarando fermezza nel perseguire i suoi obiettivi poi raggiunti, quest’anno spetta a Renata Polverini, neo governatore del Lazio, presentarsi da neofita a questa manifestazione.
«La Regione Lazio, azionista della Fiera, vuole incrementare l’impegno nei confronti del Forum Pa», ha esordito. Il Lazio è una delle Regioni che più rischia nella riorganizzazione della Pa, viste dimensioni e struttura del suo debito. «I primi atti come Governatore sono stati rivolti alla riduzione delle spese della mia amministrazione – ha detto la Polverini elencando le azioni – e la situazione attuale va sfruttata per evitare un’ulteriore penalizzazione di cittadini ed imprese».
Al momento è forte la riorganizzazione imposta sia dalle due grandi riforme della Pa e del federalismo fiscale, ma anche dalla discussione sulle competenze tra varie amministrazioni (Titolo V della Costituzione) e sull’effettiva implementazione del Patto di Stabilità, che a più voci richiede un’applicazione intelligente e non “keynesiana”, cioè con tagli non orizzontali ma intelligenti come quelli che ci si attende a breve del prossimo decreto governativo.
Nuove regole, nuovo business
Le due grandi riforme concluse o quasi in questo biennio difficile sono ben collegate tra loro sullo stesso piano delle regole. «La mia riforma – ha detto Brunetta porta a determinare lo standard qualitativo nei servizi, mentre il federalismo porta a costi standard». In questo modo si attivano processi virtuosi che permettono di far emergere le competenze e di sfruttare meglio il denaro attualmente impegnato nella macchina della Pa.
Il cambiamento della Pa, a partire dal Voip e dalla Pec, è quindi vicinissimo, e darà un sistema efficiente e misurabile. «C’è orgoglio e soddisfazione in quanto fatto in questi due anni – ha detto il ministro –che deve molto anche a chi, come il ministro Nicolais, aveva operato prima, sia a tutti gli amministratori locali attivi nella riorganizzazione», oltre che a tutte le energie interne che andavano disperse a causa dei cattivi dirigenti.
Nonostante la crisi, quindi, «il cambiamento è anche business – conclude Brunetta -: hardware, software, formazione, servizi… mandate i vostri venditori in giro per la Pa di tutta Italia», esorta. Certamente sarà ascoltato.
Il convegno inaugurale è iniziato con un minuto di silenzio per commemorare Massimiliano Ramadù e Luigi Pascazio, i due militari italiani caduti stamani in Afghanistan.