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Buffalo LinkStation Mini

NAS è una sigla che significa Network Attached Storage, letteralmente un dispositivo di memorizzazione collegato alla rete locale: sino a qualche anno fa, l’installazione tipica di un dispositivo del genere era in un ufficio o in una piccola realtà commerciale, al posto di un più costoso sistema server. Oggi, con la diffusione sempre più capillare di reti domestiche, cablate e wireless, sia su Mac sia su altre piattaforme, i sistemi NAS hanno cominciato ad affacciarsi anche nelle case, offrendo in un ambiente di tipo Home tutti i benefici tipici che presentano rispetto a una soluzione su connessioni USB o FireWire, che si possono riassumere in: indipendenza da un computer, possibilità di collegarsi da qualsiasi punto nel network e, non ultima, la possibilità di condividere tutto lo spazio tra più computer, anche contemporaneamente.


Buffalo, azienda attiva da anni nel settore dei dischi di rete, ha di recente aggiunto questo modello Mini alla propria linea di network storage denominata LinkStation.


Piccolo è bello


Tolto dalla scatola, il disco si presenta con un aspetto molto inusuale come disco NAS, date le dimensioni davvero compatte, se confrontate con la media generale del settore: si tratta di uno dei primi (il primo, a detta del costruttore) dispositivi di rete equipaggiato con dischi da 2,5 pollici che, oltre a consentire la riduzione delle dimensioni (fattore molto importante in ambienti domestici), ne diminuisce i consumi e la rumorosità rispetto ai fratelli più grandi che usano dischi da 3,5”. Sin da subito il case nero attrae per la compattezza e il design minimalista: un led di colore azzurro compare nella parte frontale e un paio di connettori, Ethernet Gigabit e USB, fanno capolino nella parte posteriore, accompagnati dall’interruttore di alimentazione e da un pulsante posto nella parte superiore per le funzioni stand-alone.


Acceso il dispositivo e collegato a una base Airport Extreme con il cavo Ethernet incluso nella confezione, una piccola utility ci ha guidati al primo collegamento con il disco. Collegamento che può essere effettuato successivamente tramite i metodi stabiliti dal sistema operativo per i dischi di rete, come con un qualsiasi altro computer presente nella LAN: nella stessa applicazione è presente anche una voce che apre l’interfaccia di amministrazione del disco, completamente via web (nel nostro caso in Safari, bypassando le preferenze del browser predefinito).


Da un Mac e con una base Airport provvista di rete wireless 802.11n, il passaggio dei dati avviene in modo molto veloce e del tutto naturale, come d’altra parte è quasi istantaneo l’accesso al disco e anche l’apertura di cartelle con molti elementi. La riproduzione di tracce audio (da iTunes) e video (da VLC) è risultata corretta e senza intoppi, mostrando qualche incertezza solo nella riproduzione di filmati HD a 1080p con QuickTime.


Il case davvero ridotto si accomoda tranquillamente anche negli angoli più angusti, non necessariamente vicino al computer e solo relativamente vicino a un router o a una base Airport Extreme o Express (naturalmente deve essere comunque collegato via cavo Ethernet al router).


La rumorosità è appena percepibile e anche dopo un utilizzo intenso, il disco si fa sentire solo per il lievissimo ronzio dell’alimentazione, mentre il sistema di dissipazione del calore (senza ventole, indica la documentazione), mai sotto sforzo, proprio per l’utilizzo di dischi da 2,5 (quelli in uso tipicamente nei computer portatili), svolge egregiamente il compito.


Per computer e salotto


L’interfaccia web è semplice e alla portata di tutti: dopo aver inserito ID e password di default al primo accesso, è possibile configurare il disco in ogni più piccola parte: il sistema prevede un menu nella parte sinistra, che apre nella parte destra i vari settori di amministrazione. La password è ovviamente personalizzabile, così come sono personalizzabili altri fattori come il nome del disco condiviso (che va a sostituire l’impronunciabile nome di default) e i fondamentali parametri di rete, per inserire correttamente il disco nel proprio network. Di default il disco è pronto per ricavare un IP in modalità dinamica (DHCP), ma nulla vieta di effettuare configurazioni personalizzate, da un IP fisso alla scelta del giusto dominio Windows.


Nella versione da noi provata (1 TB) sono installati due dischi da 500 GB, che offrono un unico volume logico da quasi un Terabyte, nel caso di utilizzo della modalità RAID 0, ma è possibile anche scegliere il mirroring in Raid 1, per aumentare il livello di sicurezza, dimezzando però lo spazio a disposizione. Inoltre, è possibile collegare, tramite la porta USB, un ulteriore disco USB 2.0 per aumentare lo spazio. La stessa porta può anche essere utilizzata per collegare una stampante locale e utilizzare il LinkStation Mini come print server di rete.


I protocolli abilitabili nel disco sono abbastanza vari e includono oltre allo standard SMB (che permette l’accesso al disco da Mac, Windows e anche da Linux), anche FTP e AFP, protocollo con il quale abbiamo comunque rilevato un po’ di problemi, non tanto nel riconoscimento del disco di rete, quanto nel collegamento da parte del Finder di Mac OS 10.5 (nessun problema, invece, utilizzando SMB oppure FTP, anche da client esterni come Transmit).


Da un’area apposita dell’interfaccia di amministrazione è attivabile anche lo streaming DLNA per contenuti multimediali: nel nostro caso, una volta attivato la cartella definita è stato vista e usufruita senza problemi sia da iTunes su un iMac sia da un altro paio di dispositivi compatibili (tra cui una Xbox 360), anche se stranamente dal momento dell’impostazione della cartella è stato necessario attendere parecchi minuti prima che lo streaming si rendesse effettivamente disponibile.


Oltre ai sistemi di condivisione dei file, LinkStation Mini possiede anche la capacità di copiare, in completa autonomia, eventuali contenuti multimediali inseriti su fotocamere collegate direttamente via USB: il contenuto della fotocamera diventa immediatamente disponibile in rete, nella cartella condivisa.


L’unità è provvista poi della possibilità di dialogare con un dispositivo UPS connesso via USB e di un sistema di diagnostica e avvisi periodici via mail.


È disponibile anche un software di backup integrato, che offre la possibilità di eseguire copie regolari del contenuto del disco su dispositivi esterni, diversificando le cartelle e l’attività per una personalizzazione capillare dei processi.


La comodità di un sistema compatto, semplice da configurare e con tutti i vantaggi di un accesso via rete, a fronte anche di una spesa non certo irrisoria, ma nemmeno di troppo superiore rispetto a quella di un dispositivo di pari capacità locale (USB o FireWire), ci sembra rendere l’opzione di Buffalo un buon investimento per innalzare quella che è la possibilità di archiviazione e condivisione dei file in una piccola realtà commerciale o meglio ancora per un ambiente domestico nel quale le esigenze di condivisione delle risorse, specie quelle multimediali, stanno aumentando vertiginosamente.


Le funzionalità di sicurezza e di espandibilità offerte poi dalle numerose opzioni, tra cui la ormai universale porta USB, si affiancano alla facilità di configurazione attraverso una interfaccia web davvero alla portata di tutti e a un aiuto in linea che delucida laddove la richiesta di abilitazione o meno di un protocollo può confondere l’utente inesperto.

Punteggio
4/5

info
Buffalo Technology
www.buffalo-technology.com
02 45072048
€ 329,99

Pro
– facile da installare e configurare
– compatto e silenzioso

Contro
-alcuni servizi, tra cui l’AFP, vanno perfezionati

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