Anche gli automobilisti non particolarmente interessati di tecnologia sanno che nella loro automobile ci sono sensori che rilevano informazioni e vere e proprie reti dati che li trasferiscono ai vari “cervelli” dell’auto per essere elaborati. Ma storicamente questi bus dati e questi sistemi sono inaccessbili per noi, e dialogano usando protocolli poco noti e formati di dati che non sono sempre pubblici.
Andare letteralmente a guardare cosa c’è sotto il cofano da questo punto di vista è lo scopo per cui è stato sviluppato Panda OBD II, un piccolo dispositivo progettato da Comma AI per interfacciare un normale computer con i bus dati dei veicoli.
Comma AI è nota perché il suo fondatore – George Hotz – da giovanissimo ha hackerato iPhone e PlayStation e perché ha portato avanti un progetto di un sistema a basso costo (un migliaio di dollari) per la guida autonoma basata non su regole ma su machine learning.
Panda ODB II è frutto anche di questo lavoro. È una interfaccia universale per auto che si inserisce nel connettore OBD (On Board Diagnostic) che praticamente tutte le vetture ormai hanno.
Da questo si collega alle reti di comunicazione integrate nella vettura: CAN (Controller Area Network), LIN (Local Interconnect Network) e GMLAN (General Motor Local Area Network) in modo da ricavare tutti i dati trasmessi dalla sensoristica. Questi vengono passati a un computer via WIFi o USB.
Non esiste però un unico “vocabolario” che l’elettronica delle auto utilizza nella gestione dei dati dei sensori e dei comandi.
Così Comma AI ha reso disponibile anche un software – Cabana – che raccoglie di dati dei bus della vettura e li interpreta in base alla consocenza che l’azienda ha sviluppato con le sue attività di reverse engineering.