Business intelligence Una tecnologia che «abbraccia» l’azienda

In grado di fotografare l’andamento dei processi, anche al di fuori dei confini dell’impresa, la Business intelligence come attività d’indagine eleva le informazioni al ruolo di elemento determinante a supporto delle decisioni, non più nelle mani del solo management.

Tecnologia relativamente giovane, fino a poco tempo fa la Business intelligence era impiegata prevalentemente a livello dipartimentale. Il miglioramento della tecnologia e l’accresciuta necessità da parte delle aziende di disporre del maggior numero di informazioni funzionali al business ha spinto, tuttavia, verso un’ottica globale basata su applicazioni in grado di attraversare tutte le linee funzionali, dall’analisi finanziaria a quella delle vendite, dall’asset management alle risorse umane. In tal modo, i benefici della Bi possono oltrepassare la comunità dei dipendenti e fornire uno sguardo d’insieme dei risultati della società. Nel corso degli ultimi dieci anni si è passati da strutture per analisi direzionali di tipo cross a quelle verticali, dedicate al monitoraggio del singolo segmento di business, fino al tentativo di definire un unico e onnicomprensivo data warehouse. Se nel passato, poi, la priorità era legata all’automazione degli aspetti procedurali, vale a dire alla raccolta, organizzazione e gestione dei dati, col passare del tempo la possibilità di disporre di "conoscenza" ha acquisito un ruolo di rilievo. Da qui la richiesta di sistemi completi e affidabili di supporto alle decisioni, capaci di assicurare il ritorno degli investimenti. Anche il fattore tempo ha contribuito all’evoluzione dell’intelligence. La possibilità di entrare in possesso in real time dei dati che esprimono i punti focali del business in ogni aspetto dell’organizzazione, che permettono di anticipare l’impatto dei cambiamenti sulle variabili chiave e di misurare i progressi verso gli obiettivi divisionali e d’impresa, acquisisce sempre più il connotato di vantaggio competitivo.


Quello che può essere definito come aspetto "rivoluzionario" risiede, però, nella nuova "democrazia dell’informazione", come sottolineato da Pierpaolo Muzzolon, direttore marketing di MicroStrategy. I dati, storicamente controllati da pochi specialisti, sono divenuti dominio di gruppi più estesi di utenti.

Le fasi per costruire la Bi


In ragione del connubbio che si è venuto a creare tra il volume crescente di dati generati e accumulati da sistemi Erp, siti Web, call center e il numero di decisioni da prendere, le informazioni diventano strategiche, tanto da richiedere un’architettura dedicata, fatta di componenti che facilitano l’integrazione dei dati provenienti il più delle volte da ambienti applicativi disomogenei. Funzionalità specifiche di data warehouse e algoritmi di datamining migliorano il supporto alle applicazioni, rendendo possibile effettuare le analisi direttamente dove i dati si presentano, senza che sia necessario effettuarne il trasferimento in appositi server.


Nel valutare i passaggi che portano all’adozione di una piattaforma di Business intelligence, una prima fase può essere individuata nella costruzione di un’infrastruttura complessiva che metta a fattor comune tutti gli aspetti del business. Gli elementi sono, tipicamente, la creazione di un data warehouse e l’adozione di una piattaforma di front end per il supporto alla reportistica. Su tale struttura si innestano applicazioni di analisi, con l’introduzione di tool analitici e un primo strato di portale interno, allo scopo di accorciare la catena esistente fra produzione e consumo di informazioni. In questa seconda fase, le diverse funzioni aziendali operano ancora in modalità scorrelata, situazione che viene superata al terzo step, in cui le applicazioni analitiche si integrano e diventano una piattaforma bidirezionale di supporto ai processi.

Confini aziendali estesi


Superato il momento della generazione e archiviazione dei dati, la Bi deve garantire il giusto utilizzo delle informazioni, percorso che si concretizza, come specificato da Marco Cremascoli, responsabile marketing di Business Objects, "sia attraverso analitiche prepacchettizzate in grado di coprire le esigenze di differenti aree di business, sia migliorando i flussi informativi all’esterno dell’azienda".


L’economia in rete ha spinto, infatti, le imprese a estendere i propri confini, coinvolgendo clienti e fornitori, affrontando i problemi di interoperabilità. Esigenza che si presenta anche all’interno della medesima azienda e che, come indicato da Andrea Cravero, solution consultant director di Hyperion, "si affronta con l’integrazione, nello stesso report, di informazioni provenienti da fonti eterogenee grazie ai moderni moduli di Enterprise application integration e di data integration, che consentono la coesistenza di applicativi sviluppati da più vendor". L’approccio della completa integrazione di tool provenienti da produttori diversi è, in parte, già realtà. Tuttavia ci sono delle controindicazioni e l’integrazione, onerosa, comporta la possibilità che si giunga a rappresentazioni non omogenee della verità, con una duplicazione dei costi di sviluppo e amministrazione delle applicazioni, problemi di security e di availability del sistema nella sua globalità.


Certo è che l’aderenza agli standard certificati e industriali, come evidenziato da Guido Accardi, marketing manager Crm & Bi di Oracle, accresce la possibilità di convivenza. Anche la tecnologia degli enterprise portal, sposata ad esempio da Sap, sviluppa l’aggregazione delle differenti applicazioni che coesistono in azienda e abilita la collaborazione tra sistemi per accedere e correlare i dati da qualsiasi fonte. Nell’obiettivo, come messo in risalto da Walter Lanzani, responsabile marketing di Sas, di "migliorare la comprensione e la fidelizzazione dei clienti, per valutare l’andamento e l’esposizione al rischio finanziario ed effettuare l’analisi dei fornitori".


Al crescere delle tecnologie a supporto della Bi si delineano, poi, verticalizzazioni e personalizzazioni per quanto attiene la reportistica e l’analisi. "Occorre, tuttavia, intervenire nella razionalizzazione delle informazioni effettivamente utili ai processi decisionali e uniformare dati e metadati sedimentati negli anni – ha specificato Michele Principe, di Ascential Software – evitando il loro naturale deperimento e il mancato utilizzo a causa della perdita di qualità".

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