Carceri italiane in cerca di automatizzazione

Un cliente potenziale: la Casa di reclusione di Bollate

Da prigioni a Case di reclusione. Le carceri italiane stanno evolvendo,
e non solo nella terminologia in uso per definirle. Anche dal lato informatico,
in questi ultimi anni, nuova carne è stata messa al fuoco. Come
nel caso del potenziamento del sistema informatico dell’Amministrazione
penitenziaria, che ha portato alla realizzazione di un sistema automatizzato
di gestione delle attività degli Istituti e dei servizi penitenziari
destinati ad alimentare la banca dati nazionale dei detenuti e dei soggetti
sottoposti a misura alternativa alla detenzione e a misura cautelare personale.

Ma, dal lato pratico, ancora molto resta da fare. Al di là di pc,
stampanti, scanner e fotocopiatori che costituiscono lo "zoccolo
duro" dell’Information technology dietro le sbarre, le carceri di
casa nostra avrebbero bisogno che laser, radar, sonar e sistemi biometrici
entrassero a pieno titolo fra le proprie mura.

«Non a caso, tra i problemi più sentiti nella nostra
realtà
– ha, infatti, sottolineato l’ispettore di Polizia
Penitenziaria, Ennio Costa, responsabile dell’ufficio comando del carcere
di Bollate (nell’hinterland milanese) – vi è quello del rilevamento
e dell’inibizione dei telefoni cellulari all’interno della struttura»
.
Ma nonostante si tratti di utili sistemi per la sicurezza e il rilevamento,
per esempio, di sostanze stupefacenti in appoggio al compito svolto dalle
unità cinofile, il problema resta sempre quello: la disponibilità
di budget.
«Come tutte le amministrazioni statali – ha continuato
il nostro interlocutore -, anche le carceri, quando si tratta di effettuare
acquisti di qualsiasi tipo, devono sottostare a determinate regole. Prima
fra tutte, quella d’indire gare d’appalto per le commesse il cui valore
supera i 200 milioni di vecchie lire, e il cui bando deve essere pubblicato
su giornali a tiratura nazionale, nel quale deve essere specificato l’oggetto,
il valore della base d’asta e quant’altro. Le normative in uso presso
i Paesi della Comunità europea prevedono, inoltre, che i bandi
siano resi pubblici anche oltre i confini nazionali»
.
Il che, com’è facile intuire, apre le porte a nuovi competitor
in grado di rifornire gli Istituti anche di tutto il resto della dotazione
informatica di cui le Case di reclusione potrebbero aver necessità.

In cerca di soluzioni che "facilitino" la vita. E non parliamo
solo di personal computer e di periferiche di vario tipo utili per la
preparazione di lettere e per l’aggiornamento della base dati esistente
sia del personale, che dei detenuti. Dialogando con il responsabile dell’ufficio
comando del carcere di Bollate ci siamo resi conto che quelle che servono
ai nostri penitenziari sono tecnologie "intelligenti", in grado
di facilitare la vita velocizzando i processi di chi vi lavora dentro.
Hardware e software per automatizzare, per esempio, il "sopravvitto".
Un suggerimento che arriva proprio dal nostro interlocutore, che ha rilevato
come una prassi comune come quella che consiste nel passaggio giornaliero
di un agente munito di carta e penna (che si occupa di prendere le ordinazioni
dei detenuti che desiderano fare degli acquisti: dalla crema da barba
a generi alimentari extra), dovrebbe essere informatizzato. «Esattamente
come, già da tempo, accade all’interno del carcere di Opera (sempre
in provincia di Milano), dove gli agenti di Polizia Penitenziaria

– ha continuato Costa – sono dotati di pen drive ottiche in grado
di raccogliere gli ordinativi che, in un secondo tempo, sono trasmessi
ai magazzini delle società appaltatrici che, vinta la commessa,
si impegnano per almeno un anno a fornire alla struttura determinati generi
alimentari e non, a un prezzo stabilito di comune accordo»
.

Tecnologie mobili in cima alla lista. Similmente, per sveltire e rendere
più sicuro ed efficace lo scambio di dati fra il personale interno
e quello esterno alle carceri, potrebbe essere auspicabile l’adozione
di sistemi di comunicazione mobile.
«Anche se tra i software attualmente in uso all’interno della
nostra struttura figurano solo i comuni applicativi per la contabilità
e il pacchetto Office di Windows
– ha puntualizzato Costa -, non
vuol dire che gli agenti di Polizia Penitenziaria non siano interessati
alle tecnologie di ultima generazione, compreso il sistema di comunicazione
Blackberry che, metà palmare, metà telefono cellulare, potrebbe
snellire di molto le comunicazioni fra un ufficio e l’altro, dentro e
fuori la struttura penitenziaria»
.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome