Caso Microsoft, aggiornamento. E’ vera vittoria?

Se lo smembramento auspicato dal giudice Jackson sembra scongiurato, nondimeno il problema delle pratiche monopolistiche resta vivo. Qualche provvedimento è destinato ad arrivare e non è detto che per Bill Gates e soci sia poi tanto meglio del pericolo appena scampato.

Bill Gates si è affrettato a cantar vittoria, all’indomani della sentenza della Corte d’appello federale americana che, di fatto, ha rigettato l’ipotesi di smembramento dell’azienda avanzata dal giudice di primo grado, Thomas Penfield Jackson. Ma il sospiro rischia di strozzarsi rapidamente, stando agli scenari che esperti e analisti dipingono ora per il prosieguo del processo che vede Microsoft comunque ancora accusata di pratiche monopolistiche illecite. Queste sono state riconosciute anche dalla Corte d’appello e, dunque, come minimo l’azienda di Redmond sarà costretta a cambiare il modo di condurre il proprio business. Il caso, ora, torna al primo grado di giudizio. Non ci sarà più il temuto giudice Jackson, ma il suo successore dovrà comunque formulare un’ipotesi di rimedio alle azioni illegali comprovate. Dato il pronunciamento della Corte d’appello, appare improbabile una nuova sentenza a favore dello split, ma l’ipotesi non va del tutto scartata. In realtà, secondo molti osservatori, ci sono buone possibilità che le parti si mettano d’accordo prima, anche se l’accordo extragiudiziario è stato caldeggiato soprattutto da Bill Gates, mentre fin qui il Dipartimento di giustizia non ha seriamente preso in considerazione l’eventualità, forte dei successi ottenuti.

In ogni caso, Microsoft non sembra nelle condizioni di poter dormire sonni tranquilli. La decisione della Corte d’appello non agevola l’opera di integrazione che l’azienda avrebbe voluto intraprendere, in particolare intorno a Windows Xp e alla strategia .Net. Non va poi dimenticato che il gigante Usa ha in corso altri processi antitrust minori e il numero potrebbe moltiplicarsi, proprio grazie all’ultimo giudizio. I concorrenti hanno già mostrato irritazione per decisioni tecniche giudicate discutibili, come l’integrazione Windows Media Player dentro Xp o l’aggiunta del supporto del servizio di autenticazione Passport come modalità d’accesso obbligatoria ai servizi .Net e HailStorm. La stessa criticatissima decisione di inserire gli Smart Tag dentro Windows Xp può essere facilmente oggetto di denuncia. Per non parlare dell’autonoma azione legale intrapresa dall’Unione europea, anch’essa, oggi, più forte.

La Corte d’appello, riconoscendo la validità dell’accusa di base, ha di fatto ritenuto scorretta l’idea di integrare il browser Internet Explorer nei sistemi operativi Windows 95 e 98, punto di partenza di tutto il procedimento. Dunque, future operazioni analoghe da parte di Microsoft sembrano apparire oggi più difficoltose, essendo passibili di denuncia proprio sulla base di questo precedente. E certo, l’azienda non può auspicarsi di dover pagare avvocati in eterno, per poter sostenere tutte le cause che potrebbero nascere.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome