I dati dell’associazione di Mestre confermano l’importanza delle Pmi. Che lavorano però anche nell’indotto della grande industria
Secondo la Cgia (associazione artigiani e piccole imprese) di Mestre le piccole e medie imprese (con meno di 250 dipendenti) sono in Italia 3.819.00 pari al 99,9% del totale delle imprese).
Più del doppio di quelle presenti sia nel Regno Unito (1.535.000) sia in Germania (1.654.000). Le Pmi danno lavoro a oltre 12.000.000 milioni di persone pari all’81,3% del totale nazionale contro una media del 61,4% presente in Francia, del 60,6% raggiunto in Germania e del 54% registrato nel Regno Unito. In termini di valore aggiunto sono 420 i miliardi di euro addebitabili annualmente alle Pmi italiane pari al 70,9% del totale prodotto dal sistema produttivo. In Francia, invece, le pmi registrano una media del 54,2%, quelle tedesche il 53,2% e quelle del Regno Unito il 51%. Questi dati emergono da recente analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia che ha messo in luce il peso sull’economia ”non finanziaria” (con l’esclusione delle imprese pubbliche e quelle del settore dell’intermediazione finanziaria) dei 27 paesi dell’Unione Europea.
Lo studio, che dimostra l’importanza delle aziende di minori dimensioni, serve alla Cgia per contestare l’eventuale concessione di aiuti all’industria dell’auto, soprattutto dopo la decisione del presidente americano Gorge Bush che ha concesso, dietro percise condizioni, aiuti per 17 miliardi di dollari.
”Proprio perché il nostro Paese si regge grazie alle Pmi siamo decisamente contrari che ciò avvenga – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre –. Il problema non è aiutare le grandi imprese bensì i consumatori. Solo se si abbassano le tasse in maniera drastica a quest’ultimi si rilancia la domanda e conseguentemente ne traggono vantaggio anche le imprese.
Altrimenti si creano solo delle forti distorsioni nel mercato con il risultato che si premiano i soliti noti e, per contro, si penalizzano interi settori fatti di tantissime piccole e micro imprese. Quello dell’autoriparazione, ad esempio, sarebbe uno dei comparti che in caso di aiuti alle grandi imprese dell’auto andrebbe completamente in crisi”.