L’Associazione artigiani punta il dito contro la Banca d’Italia
Nonostante la pesantissima crisi economica e finanziaria in atto la quota delle sofferenze delle imprese verso le banche è in calo. Per contro, le banche italiane, a differenza degli altri istituti di credito dell’area dell’euro, sono quelle che in maniera più decisa hanno aumentato la stretta creditizia nei confronti del sistema produttivo penalizzando soprattutto le piccole e medie imprese. A denunciarlo è la Cgia di Mestre.
In Italia tra la fine del 2007 e il dicembre 2008 sia le piccole e medie imprese (vale a dire le famiglie produttrici) sia le società non finanziarie (ovvero le grandi imprese) hanno registrato una diminuzione delle sofferenze bancarie (ovvero un calo dello stato di insolvenza). Infatti, se per le famiglie produttrici a fine 2007 l’incidenza delle sofferenze (pari a circa 6,6 mld € in valore assoluto) sui prestiti ricevuti (90,3 mld di €) era pari al 7,4%, a fine 2008 si è attestata al 6% a fronte di una riduzione a 5,6 mld di € delle sofferenze su un valore complessivo dei prestiti aumentati a 93,7 mld di € circa. Per le società non finanziarie, invece, l’incidenza delle sofferenze sui prestiti è scesa dal 3,8% (novembre 2007) al 3% di fine 2008.
Nonostante questa affidabilità di tutto il sistema imprenditoriale, sottolineano dalla Cgia, il comportamento delle banche italiane è stato quanto meno sorprendente. La conferma viene da una recente indagine condotta dalla Bank Lending Survey su un campione di 105 direttori di banca di tutti i Paesi appartenenti all’area dell’euro. Ebbene, alla domanda se in questi ultimi mesi vi sia stato un inasprimento dei criteri di concessione del credito nei confronti delle imprese, ad ottobre 2008 l’87,5% dei dirigenti italiani ha risposto affermativamente.
E a gennaio 2009 la percentuale ha toccato, addirittura, il 100%. Se analizziamo poi le risposte nei confronti del livello dimensionale delle imprese, nei confronti delle pmi a gennaio di quest’anno la stretta creditizia è stata denunciata dall’87,5% degli intervistati (+ 25 punti rispetto ad ottobre 2008) e nei confronti delle grandi imprese addirittura al 100% (+ 12,5% rispetto ad ottobre 2008). Percentuali che non hanno eguali in tutta Europa e che sottolineano come a partire dall’autunno scorso la stretta creditizia abbia interessato soprattutto le Pmi.
Perché mai questo comportamento?
“Una parte della responsabilità – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – va addebitata alla Banca d’Italia che nell’ottobre scorso, nel tentativo di rafforzare il sistema, ha invitato le banche italiane ad aumentare dall’8 al 10% la riserva obbligatoria. Vale a dire un aumento del 25% della quota di denaro che le banche devono immobilizzare per garantire la propria solvibilità. Questa decisione ha, quindi, ridotto la liquidità degli istituti di credito e conseguentemente la propensione al prestito nei confronti del mercato, aumentando la stretta creditizia alle imprese. Soprattutto a quelle di piccole dimensioni”.