Ciscato: la Rete è la piattaforma del cambiamento It

Dai router agli switch per il VoIp, dall’Unified computing al cloud totale. Strategie e tattiche di un leader di mercato riguardo il mezzo di comunicazione per eccellenza.

In 25 anni di attività, Cisco è riuscita a diventata la numero Uno nel suo settore, e l’ha fatto cercando di cavalcare tutte quelle che sono state le market transition dell’It.

Il primo di tutti i cambiamenti è stato l’avvento di Internet, e quindi «la prima intuizione di Cisco è stata che le tecnologie di networking sviluppate con Internet avrebbero trovato applicazioni anche nel mondo aziendale – ha affermato Danilo Ciscato, direttore Business Development e Marketing della società in Italia durante un recente evento dedicato ai Cio, tenutosi nella sede della Ferrari a Maranello -. Da qui si è passati attraverso una serie di transizioni che ci hanno permesso di arricchire l’offerta di soluzioni che vanno a completare la piattaforma di rete. Oggi i router costituiscono una parte minoritaria del nostro business, mentre la componente più significativa sono gli switch di rete vocale, che sono cresciuti moltissimo negli anni, ma a queste componenti core, compresa la sicurezza, si sono aggiunti l’unified communication, la mobilità, i data center e questa crescita è avvenuta sia per sviluppi interni che per acquisizioni. Cisco è market leader in tutti questi diversi settori e se in uno specifico mercato non siamo ai primi due posti preferiamo uscire».

In un momento in cui i soldi non abbondano, Ciscato ha evidenziato alcuni punti su cui devono concentrarsi le aziende: risparmiare su alcuni fronti per trovare le risorse di investire in nuovi progetti; far leva su tutto il potenziale dei collaboratori; avvicinarsi di più ai clienti.

Tutto questo significa affrontare quella che viene definita la transizione verso la “borderless enterprise” cioè un’azienda che fa leva sulle tecnologie per integrare tutto il suo ecosistema. La collaborazione, quindi, è alla base del funzionamento vincente di un’azienda ed è quello che fa la differenza tra le varie realtà, ma richiede anche una piattaforma che ne consente la realizzazione.

In merito Ciscato ha ricordato che Cisco offre la Unified Communication and Collaboration, una piattaforma basata sull’infrastruttura di rete che in questo caso acquisisce anche nuove funzionalità, come per esempio gestire la mobilità e la sicurezza, non solo per le componenti It, ma anche per le comunicazioni, con un approccio di flessibilità e uniformità. Un ambiente di lavoro integrato, quindi, al cui interno un’azienda trova sia gli strumenti per comunicare con voce-video, gli strumenti Web 2.0 per collegare le persone all’interno e all’esterno dell’azienda, le applicazioni aziendali che avranno sempre più interfaccia Web based.

In quest’ambito, l’offerta è completata dalla componente on demand, che è frutto dell’acquisizione di WebEx, che ha consentito a Cisco di rilasciare la piattaforma WebEx Collaboration Cloud in modalità Saas.

«La caratteristica principale della Unified Communication and Collaboration – ha sottolineato il manager – è che è network based, intrinsecamente sicura, aperta alla mobilità e agli standard, che si integra con i sistemi esistenti, siano essi centralini tradizionali o sistemi di altra natura».

La crisi, inoltre, ha dato un impulso alla video comunicazione, dove Cisco ha un’offerta articolata che parte da soluzioni più semplici che utilizzano le Webcam alla Telepresence, la piattaforma più evoluta che però oggi conta un’offerta granulare anche verso il basso.

«Oggi il video sarà sempre più presente nelle reti aziendali e questo non significa semplicemente allargare la banda, ma serve una rete in grado di trasportare anche i flussi multimediali come la Unified Communication» ha proseguito Ciscato.

L’Unified Computing è invece la novità più recente di Cisco, che si rivolge ai data center e che si propone come un sistema distribuito ma semplice da gestire, in quanto nasce fin dall’inizio con la virtualizzazione. Da un punto di vista architetturale, la vision è di avere una rete unificata, che diventa il collante tramite il quale si collegano tutti i sistemi del data center e che offre un livello di astrazione tra il servizio e l’infrastruttura, eliminando quindi la complessità, i costi elevati e le inefficienze di un data center.

Questo annuncio è una tappa del percorso che Cisco ha avviato in ambito data center, iniziata 5 anni fa con lo Storage area network, proseguito con l’Unified Fabric, una tecnologia di rete locale che nasce per applicazioni in ambito data center. Quindi è un’evoluzione dell’Ethernet (che è uno standard in fase di definizione), che ha funzioni specifiche che servono nel data center, quali, in particolare, la latenza che è estremamente bassa e che dà la possibilità di evitare la perdita di pacchetti, una delle caratteristiche qualificanti del Fibre Channel.

«Dal momento che questa tecnologia permette di arrivare a capacità dell’ordine dei 100 gigabit/secondo – ha sottolineato Ciscato – mi consente di collegare qualsiasi componente all’interno di un data center, sia esso un disco o il collegamento alla rete geografica, per cui non servono tanti collegamenti diversi, ma ne basta uno solo. Questo permette anche di ridurre il numero dei componenti all’interno del data center e di risparmiare sull’energia e sullo spazio. Permette, inoltre, di supportare un ambiente virtualizzato, perché essendo il collegamento fisico del server unico e virtualizzato, basta agire su una console di management per avere tutto sotto controllo. Il nostro Unified Computing ha un rack che può ospitare fino a 320 server, che grazie alla virtualizzazione possono supportare migliaia di partizioni logiche, e che sono separati completamente dall’aspetto di rete che viene unificata nell’Unified Fabric. I nostri switch di nuova generazione, della famiglia Nexus, sono in grado di gestire qualsiasi tipo di traffico: si collegano in modo semplice a questo sistema e quindi si ottiene una riduzione sia dell’hardware sia dell’energia in percentuali che possono arrivare anche al 30%. Questo sistema, supportando le due piattaforme di virtualizzazione più diffuse come Vmware e Microsoft, già oggi può utilizzare le applicazioni più diffuse, per cui non ha problemi di compatibilità».

Il prossimo passo, ha spiegato Ciscato, sarà il cloud computing: «Dal momento che si è realizzato con l’Unified Fabric un data center dove tutto è collegato con connessioni ad altissima velocità, il fatto che tutte le componenti siano fisicamente situate all’interno di uno stesso data center o siano in data center distribuiti o noleggiate da un fornitore di servizi, diventa ininfluente. Per cui in una prima fase ci saranno le stand alone cloud, che verranno realizzate all’interno di una singola azienda, quando poi verranno superati una serie di problemi legati soprattutto alla sicurezza, verrà realizzata quella che sia chiama l’Enterprise Class Cloud e infine quando saranno superati ulteriori problemi di federazione di portabilità di mercato e sarà chiarito come verranno fatte pagare queste risorse informatiche che si acquisiscono sulla Rete, si arriverà alla fase di Inter Cloud».

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