Al CA World 2010 si parla di cloud. Uno studio, che ha visto coinvolti anche 283 It manager europei, analizza la percezione della sicurezza sulla nuvola.
Las Vegas – C’è il forte impegno sul cloud, nelle sessioni di apertura dell’edizione 2010 di CA World.
In attesa del keynote del Ceo Bill McCracken, atteso in serata, è toccato a Kevin Tumulty, senior vice president Europe, focalizzare le strategie di CA Technologies, per il mercato europeo.
Parla di strategie in controtendenza rispetto a quelle di altre corporation, Tumulty, che sottolinea come ”CA Technologies abbia investito e continui a investire in Europa”..
Parla di un centinaio di assunzioni nell’ultimo periodo, con un recruiting non solo volto alla ricerca dell’esperienza e della competenza su aree specifiche, ma anche interessato ai giovani talenti usciti dall’università.
”Cento persone in più significano più risorse a disposizione per il contatto con i clienti. Significano risorse in più per indirizzare nuovi segmenti di mercato”.
E i risultati dovrebbero vedersi a breve, visto che Tumulty, dopo due quarter sostanzialmente positivi, come il terzo e il quarto dello scorso esercizio fiscale, parla di ”una crescita a due digit nel corso di quest’anno”.
Fondamentale, in questo percorso, l’apporto dei partner di canale, degli Alliance Partner e dei Global Service Providers, con prospettive più che positive per chi ha deciso di operare nell’ambito dei managed services.
Al centro dell’interesse e delle strategie di CA Technologies c’è dunque il cloud, considerato la vera risposta a tutte quelle realtà che chiedono all’It agilità, flessibilità e possibilità di fare di più con meno.
Consapevole che verso il cloud saranno indirizzati i più significativi processi di transizione tecnologica delle imprese dei prossimi mesi, CA Technologies ha nelle scorse settimane promosso uno studio con l’obiettivo di verificare quale è la percezione della sicurezza dei dati in ambienti virtuali.
Lo studio, realizzato da Ponemon Institute e intitolato “Security for Cloud Computing Users”, è basato su 925 interviste, 283 delle quali condotte in otto Paesi europei, Italia inclusa, a Cio, Chief Information Security Officer, Cto, Cfo.
Perché migrare al cloud? è una delle prime domande delle survery.
E il 67% dei rispondenti europei ha indicato come ragione primaria la riduzione dei costi, seguita (62%) dai tempi di deployment più veloci. In terza posizione (58%) l’aumento di efficienza, mentre più distanziati si trovano l’aumento di flessibilità e scelta, la maggiore sicurezza (14%) o ancora la possibilità di migliorare il customer service.
Proprio la sicurezza appare dunque come elemento critico in una strategia di migrazione verso il cloud.
Manca, in primo luogo, una figura alla quale demandare la responsabilità primaria della sicurezza degli ambienti cloud, attribuita, pressoché a pari merito agli utenti finali, ai capi di divisione, all’It.
E a questa incertezza, di per sé già determinante, se ne aggiungono altre legate alla incapacità di inibire l’accesso fisico all’infrastruttura it, alla incapacità di identificare e autenticare gli utenti prima di garantir loro i diritti di accesso, alla difficoltà di rafforzare le policy di sicurezza o di impedire la perdita o il furto di dati.
Significativo, a questo punto, un semplice raffronto: se in una soluzione on premise il 73% degli interpellati si dichiara abbastanza fiducioso di sapere dove le informazioni siano allocate fisicamente, nel caso di un ambiente cloud la stessa fiducia viene espressa da un ben più modesto 48% dei rispondenti.
In sintesi estrema, tre sono le aree nelle quali secondo gli utenti europei il cloud non regge il confronto con l’on premise: assicurare che l’allocazione fisica dei dati sia fatta in un ambiente sicuro, limitare l’accesso ai dati sensibili ai soli utenti abilitati, assicurare il rispetto delle leggi e delle norme vigenti in materia di privacy e data protection.
Per non parlare dei dati che, sempre secondo gli europei, è comunque rischioso affidare a un ambiente cloud: proprietà intellettuali, informazioni sanitarie, dati dei dipendenti, informazioni finanziarie, business information, anche non di carattere finanziario.