Il dato emerge da un’indagine di IDC condotta su un campione di mille aziende italiane da 50 addetti e oltre. L’Application as a service (SaaS) coinvolge il 17,2% delle aziende, l’Infrastructure as a Service il 16% e il Platform as a Service il 9%. Un’azienda su 10 si dice non interessata al cloud.
Il 25,3% delle oltre mille aziende italiane da 50 addetti in su intervistate da IDC Italia a novembre 2011 sta facendo cloud in qualche modo: infrastrutturale, applicativo, di piattaforma.
Interessante capire se c’è punto di entrata nel cloud. E non c’è, come ci spiega Luisa Bordoni, Direttore generale di IDC Italia, responsabile South Europe, ossia Italia, Spagna e Portogallo: «ogni azienda ha almeno un paio di progetti su due delle tre aree. Certo, la parte applicativa domina, ma è variegata, come al solito».
La ricerca a detta di Bordoni restituisce un “risultato positivo”. Ma non c’è modo di fare un delta con il passato. È una prima volta, infatti, per IDC, «ma anche per l’Italia – sottolinea Bordoni – almeno con queste dimensioni del campione», che è di 1.118 aziende, rappresentativo di un universo di 30.454 imprese oltre i 50 addetti.
Altri flavour che emergono? «Il cloud è approccio aperto – dice Bordoni – con driver diversi. Gli applicativi vogliono flessibilità e velocità. Nelle infrastrutture, domina il razionale del costo».
Il non-cloud
E chi non fa nulla? Il 60% di quelle tre aziende su quattro che al momento dell’indagine non si stavano muovendo sul cloud hanno addotto problemi di investimenti o cicli di replacement già decisi, che travalicano l’orizzonte annuale. Problemi di ROI, insomma. Ma anche legati alla connettività, alla rete, segnala Bordoni.
Sostanzialmente non negano l’interesse alla metodologia, prendono tempo.
Ma c’è anche chi è ignaro o disinteressato, ed è il 10%, cifra che potrebbe essere decretata quella di chi si mette fuori dal cloud.
Un dato interessante, viene da osservare, che perimetra lo spazio d’azione e in un certo senso decreta il volume delle aziende che informaticamente ha pianificato la propria uscita di scena.
Inibitori e competenze
Il cloud è comunque sottoposto ad azioni frenanti, inibenti. La sicurezza è un capitolo noto, ma lo è anche la gestione delle policy dei dati. «Qui il problema è il paese – fa notare Bordoni -. La Germania, per esempio, si è già fatta una legge per il trattamento dei dati nel cloud».
E le competenze? Il problema è sentito meno ma comunque c’è. Il Dg di IDC Italia osserva comunque che le medie aziende più sveglie e veloci delle grandi sulla gestione delle risorse umane per fare cloud.
Quanto cloud e come
Dai dati forniti in occasione del Cloud Symposium emerge valore di mercato di servizi di cloud pubblico di 292 milioni di euro per il 2011, stimato in crescita del 33% per quest’anno. Una novantina di milioni che contribuiranno a comporre quel raddoppio percentuale sulla spesa It totale stimato da qui a due anni.
Riguardo l’indagine, IDC ha segmentato il cloud nelle tre classiche sezioni. L’Application as a service (come chiama il SaaS) coinvolge il 17,2% delle aziende, l’Infrastructure as a Service il 16%, il Platform as a Service il 9%.
Nel PaaS domina il cloud pubblico, seppur di poco, con il 51% della torta, al contrario dello Iaas, dove prevale il privato (53%).
A livello geografico e di industry trainano la trasformazione al cloud le imprese industriali e di servizi fra i 50 e i 249 addetti del Nord Ovest.