L’obiettivo del canale di Telecom Italia Media è consolidare l’audience, spiega il direttore di rete Lillo Tomboloni
La rete televisiva La7 è alle prese con una serie di importanti cambiamenti nel palinsesto e nella struttura organizzativa. Millecanali ha intervistato a proposito Lillo Tombolini, direttore di rete del canale di proprietà di Telecom Italia Media.
Per lei si tratta di una grande occasione per dimostrare la sua nota capacità di fare le nozze con i fichi secchi…
Non credo che si debba parlare di nozze con i fichi secchi, ma semplicemente di rapportare budget ed obiettivi. Noi abbiamo uno share del 3% e quindi dobbiamo regolare in proporzione i budget a questo tipo di risultato e non a un ipotetico 20%, conseguito da altre reti che possono permettersi altri investimenti per il palinsesto.
Quindi un palinsesto molto apprezzato, ma che deve essere costruito con le risorse che ci sono..
Sì, credo che bisogna accettare questo tipo di sfida. Di solito sei costretto, a maggior ragione, a cercare soluzioni creative e originali, soprattutto se non hai un budget adeguato a quello che vuoi ottenere. Quindi, creatività, motivazione, determinazione sono elementi importanti.
In effetti siete riusciti a mantenere buoni risultati d’ascolto, e in qualche caso addirittura a migliorarli, nonostante la razionalizzazione che avete introdotto. Questo è frutto del lavoro fatto prima o di quello sviluppato nel nuovo corso, a livello direzionale?
Sicuramente è frutto di quello che è stato fatto prima e in parte forse anche del nuovo corso. Quest’anno stiamo incassando un buon risultato. Diciamo che ci sono stati una serie di fattori: intanto, quel che era partito l’anno scorso è giunto quest’anno a maturazione; è, per esempio, il caso di ‘Exit’, che ha avuto dei piccoli aggiustamenti e quindi ha espresso tutto il suo potenziale in termini di share. Un altro caso è quello di ‘8 e mezzo’, con la conduzione di Lilli Gruber, che sta ottenendo un risultato più che lusinghiero. Ugualmente si è rivelata vincente la scelta di scendere in campo con la prima serata intorno alle 21 invece che alle 20.30, cosa che può rappresentare un rischio, perché ci si scontra direttamente con le altre reti, ma allo stesso tempo è un’opportunità, perché si entra direttamente nella “scelta” della prima serata. Abbiamo anche realizzato altri ‘affinamenti’ di programmi, aumentandone quindi efficacia e risultati, come è avvenuto per ‘Victory’ e ‘Reality’. Quindi, come al solito, non c’è mai un elemento solo alla base di un buon risultato, che nel nostro caso è dovuto alla storia della rete e al lavoro di aggiustamento fatto sulle basi precedenti. In questo quadro è andato bene ed è migliorato anche ‘Impero’, che oggi, rispetto all’origine, vede un 50% di produzione ed un 50% di acquisto. A questo proposito, potrebbe presto nascere un’importante partnership internazionale per delle co-produzioni.
Ci sono degli obiettivi che vi siete prefissati per la nuova stagione?
Sicuramente l’obiettivo è consolidare i numeri di audience, come abbiamo previsto nel contratto di rinnovo con la concessionaria. Ma puntiamo soprattutto a un consolidamento dell’intera struttura del palinsesto: mentre prima avevamo delle punte e poi dei momenti di flessione, oggi contiamo su una maggior continuità e stabilità dell’intera programmazione. E questo ci consentirà anche di poter sperimentare con maggior tranquillità. Altro esempio: ‘Omnibus’ è migliorato in performance, ma con ‘Omnibus Life’ (che avrà ulteriori novità nel 2009) abbiamo dato una maggiore stabilità anche all’evoluzione” della programmazione nell’ora successiva. Insomma, ormai tutto il palinsesto esprime la forza della rete. Una vera sfida sarà adesso “entrare nella nuova era” e non è solo un fatto di cambio tecnologico, ma di trovare il modo di far vivere i contenuti su tutte le piattaforme possibili. Non è un problema di semplice distribuzione, bensì di progettualità specifica, che consenta anche di fidelizzare i telespettatori nel momento in cui il programma non va in onda sulla rete televisiva vera e propria, quindi nei periodi di pausa, per ritrovarli poi nel momento in cui si riprende la programmazione. Per esempio, exit.it dovrà continuare a vivere anche quando il programma terminerà la serie prevista, perché questo consentirà di mantenere collegata la community.
Cosa ci può dire in termini di costi del palinsesto di La7 nel 2007, nel 2008 e nel 2009?
Anche se non spetta a me dirlo, comunque parliamo di una riduzione di circa il 10% per anno. Questo l’abbiamo ottenuto anche con una serie di ottimizzazioni e affinamenti, accorciando e semplificando determinati processi, per esempio, cosa che ci ha consentito di risparmiare, pur senza subire particolare sacrifici. È stato fatto un lavoro davvero pazzesco.
Avete realizzato anche degli eventi, giornate speciali in sintonia con l’attualità.
Sì, a tal proposito abbiamo acquisito i diritti di trasmissione del film “W” di Oliver Stone, che contiamo di mandare in onda in gennaio. All’inizio pensavamo che acquisire i diritti del film, che aveva trovato qualche difficoltà nella distribuzione, fosse molto difficile. Poi per una serie di circostanze (i nostri erano a Los Angeles per l’American Film Market) siamo riusciti a chiudere, come ha poi annunciato lo stesso Stone quando è stato ospite di Fabio Fazio. Manderemo in onda il film in occasione dell’insediamento di Obama, il 19 gennaio, con una programmazione focalizzata, durante la giornata, sull’avvenimento e con diversi appuntamenti, dall’“Infedele” ad altri programmi. Ugualmente in precedenza è stato previsto il film “La fabbrica dei tedeschi”, con una diretta da Torino, ‘L’infedele’ ed altri programmi sulla tragedia della fabbrica della Thyssenkrupp. Credo che questa sia anche la parte più creativa del nostro lavoro.
Ma l’idea di allargare lo share non comporta una spersonalizzazione del target, che nel vostro caso è molto qualificato?
Io sono fermamente convinto, al di là del mestiere che faccio, che anche la casalinga di Voghera non vuole solo frivolezze ma è disposta ad ascoltarti, purché tu abbia la capacità di entrare in sintonia anche con i suoi problemi. È un problema di linguaggio ed è importante l’onestà con la quale tu dici le cose. Se questa onestà si accompagna ad una certa continuità nelle proposte, poi arriva anche il pubblico.