Come cambia il ruolo del CIO

Il cloud e la democratizzazione dell’IT fuori dal controllo dei dipartimenti ifnormatici stanno guidando un’evoluzione del ruolo dei CIO verso la consulenza e la mediazione. La tendenza emerge da un’indagine di Brocade.

Da una ricerca condotta per conto di Brocade su 100 CIO di aziende dai 250 ai 3.000 dipendenti dell’area EMEA sulle loro funzioni è emerso che fenomeni come il cloud e la democratizzazione dell’IT fuori dal controllo dei dipartimenti IT stanno guidando un’evoluzione del ruolo dei CIO verso la consulenza e la mediazione.
Ma solamente assicurandosi che le infrastrutture It aziendali siano adeguate alla bisogna i CIO potranno ottenere responsabilità più strategiche ed evolvere in una posizione operativa.
Lo pensa anche il responsabile italiano della società, Paolo Lossa, per il quale sono in atto alcune trasformazioni del ruolo del CIO che vanno cavalcate, più che subite.

Più rete, ma preoccupano i livelli di servizio
Circa la metà dei CIO intervistati si aspetta un’evoluzione verso l’adozione del cloud e verso l’aumento del numero di business unit che diverranno responsabili dei propri processi di acquisto It, il che causerà una riduzione del tempo dedicato alla gestione delle operazioni di base relative alle infrastrutture It. Ma tre quarti degli intervistati sono preoccupati che i Service Level Agreement non raggiungeranno i requisiti minimi e oltre la metà teme di non essere in grado di prevedere i volumi di dati e le esigenze di banda, e di conseguenza di non poter gestire la rete in modo efficace.
Si temono, dunque, downtime e rallentamenti dei tempi di risposta delle applicazioni, con impatti negativi sulla produttività e rischi sia per la compliance alle norme sia per la perdita di opportunità di business, e un corrispondente aumento dei costi It.
Per Lossa, «fatto salvo il rispetto dei budget», bisogna puntare sulle reti SDN «che sono un parallelismo del cloud. Una rete che scala a livello di software è la soluzione per il futuro. Ovviamente se ci si affida a chi può aiutarti a erogare maggior valore».

Quando il cloud scappa di mano
Oltre un terzo degli intervistati conferma che i servizi cloud sono stati implementati dalle business unit senza il coinvolgimento delle divisioni IT, e due terzi affermano che le business unit adotteranno in autonomia ancora più risorse cloud.
Il cloud, però, è utilizzato più dai dipartimenti It che non dalle funzioni business, pertanto la metà dei CIO evidenzia un’incapacità di gestione della rete in modo efficace, a causa dell’impossibilità di prevedere i volumi di dati e i requisiti di banda, che costituisce la preoccupazione principale nei luoghi in cui il cloud è stato adottato senza il coinvolgimento dei dipartimenti It.
«Noi a sostegno dei CIO portiamo a valore esperienze che facilitano il CIO – commenta Lossa -. E non sono tanto tematiche di natura tecnica, quanto storie ed esperienze di creatività. Su tutto, conta la capacità di anticipare le istanze del business. Si tratta di agire prima e bene».

CIO di lunga vita, verso il COO
Solamente il 20% degli intervistati vede il ruolo del CIO diventare obsoleto, e in ogni caso non prima dei prossimi 10 anni. Piuttosto si ha la convinzione che la posizione cambierà per ricoprire una gamma più vasta di attività, con un terzo degli intervistati che afferma di poter continuare un percorso per assumere un ruolo ancora più rilevante nelle decisioni strategiche.
I CIO credono che le preoccupazioni relative all’impatto operativo dei servizi It esterni condurranno alla fusione dei ruoli di CIO e Chief Operations Officer, in quanto la rete aziendale sta diventando sempre più fondamentale per il business.
Per Lossa non ci sono modi per opporsi a questa trasformazione in atto: «bisogna che il CIO cavalchi il fenomeno. Il vantaggio che ha è che si può preparare per tempo». Anche in questo caso, quindi, si tratta di anticipare.

C’è il BYOD, servono policy
Lo sviluppo e il rafforzamento delle policy saranno elementi sempre più determinanti del risk management e della conformità alle normative relative alla sicurezza e alla gestione dell’accesso dei dispositivi, alla luce del fenomeno Bring Your Own Device e della mobility.
Pochi CIO, però, vedono in questi trend la scomparsa dell’ufficio, scorgendovi piuttosto un aumento dell’hot-desking e della necessità di investire in reti campus per assicurare l’accesso ai servizi essenziali, siano di proprietà oppure forniti da terze parti.
Lossa pensa che il BYOD, nel momento in cui il CIO consente l’ingresso in azienda dei dispositivi personali, è un dato di fatto. La sua gestione, l’addomesticamento del fenomeno, è ancora un esempio di come la funzione vstia ormai a cavallo fra business e technicality: «se il CIO fa proposte valide al riguardo, utili al business, il problema del controllo, della gestione, non è più tale». Deve parlare, allora, di creatività: «non più di tecnologia, ma di idee, da dare e da generare».

Consulenza per i big data
Allo stesso tempo, la capacità di fornire consulenza e analisi sulle informazioni estrapolate dai crescenti volumi di dati frammentati offerti da risorse IT di proprietà e di terze parti diventerà sempre più importante.
Più della metà dei CIO coinvolti ammette che ottenere informazioni strategiche dai dati conservati su molteplici server o siti è già un problema significativo per la loro attività in quanto stanno evolvendo verso un’azienda sempre più virtuale.

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