Jamf – società specializzata in Apple device management e protezione degli endpoint per Mac e dispositivi mobili – ha condiviso sul blog ufficiale dell’azienda un case study su come i Mac basati sul cloud hanno trasformato Dropbox.
Dropbox ha utilizzato istanze Amazon EC2 Mac gestite da Jamf per trasformare l’improvvisa perdita di un componente critico dell’infrastruttura in un’opportunità per entrare nel futuro.
“Un’istanza EC2 Mac è essenzialmente un hardware Apple nel cloud“, spiega Dave Siederer, Senior Specialist Solutions Architect di AWS.
Queste istanze Mac basate sul cloud consentono agli sviluppatori di: sviluppare, testare e firmare le applicazioni per la piattaforma Apple; accedere e scalare macOS on-demand in pochi minuti; configurare e distribuire istanze con snapshot e immagini; fare facilmente il deployment con un networking a bassa latenza e ad alta larghezza di banda; configurare per l’alta disponibilità e la resilienza.
Questo – sottolinea l’azienda – significa meno tempo a disimballare Mac mini e a lottare per lo spazio nel rack e più tempo a fare business.
Secondo Siederer, le istanze EC2 Mac hanno portato a miglioramenti profondi e misurabili per diverse aziende: Pokemon riporta build fino a quattro volte più veloci; Pinterest ha registrato una riduzione dell’80% delle build fallite; Twitch ha ridotto del 50% le dimensioni del suo parco macchine.
Tutti gli ambienti macOS, comprese le istanze EC2 Mac, devono essere gestiti. Ecco perché Jamf e AWS hanno stretto una partnership per consentire l’enrollment automatico delle istanze EC2 Mac in Jamf Pro per il Mobile Device Management (MDM). Ciò significa che i team IT possono utilizzare l’applicazione Jamf per inventariare e controllare i dispositivi, mentre gli utenti finali possono utilizzare Jamf Self-Service per configurare le proprie istanze EC2 Mac. Da qui, l’IT può anche installare soluzioni di endpoint management.
Mac nel cloud, con Dropbox, AWS e Jamf
Dropbox, come è noto, organizza e archivia i documenti nel cloud e consente agli utenti di collaborare in modo sicuro da più postazioni.
Sheila Wakida, Senior Director of Developer Experience di Dropbox, è responsabile della produttività degli sviluppatori. I suoi team gestiscono il ciclo di vita dello sviluppo end-to-end. Forniscono strumenti, componenti, piattaforme e framework che consentono agli sviluppatori di codificare, revisionare, costruire, convalidare e rilasciare.
“Ci affidiamo molto alla piattaforma Mac per varie attività critiche“, afferma Wakida. “La virtualizzazione gioca un ruolo fondamentale“.
Dropbox usa i Mac per il building, testing e debugging, utilizzando i laptop dei tecnici, gli ambienti di sviluppo e un cluster CI. Il team di Wakida – mette in evidenza Jamf – elabora oltre 3.500 build Mac al giorno. “Quindi una modifica può portare a decine di build in esecuzione su VM (macchine virtuali) da macOS 10.13 all’ultima release beta“.
L’anno scorso, il team di Wakida di Dropbox si è trovato in una tempesta perfetta. Innanzitutto, il cluster di Continuous Integration (CI) on-premises di Dropbox era composto da Mac Pro del 2013, diventati obsoleti a causa della deprecation del supporto hardware con il rilascio di macOS 13. In secondo luogo, VMware ha interrotto il supporto di ESXi per l’hardware Mac.
“Questi due eventi sono stati catastrofici per noi“, ha dichiarato Wakida, “e ci hanno spinto a cercare una soluzione praticabile per macOS 13“.
Per prima cosa, il suo team ha dovuto trovare una soluzione rapida e temporanea. Così si sono recati all’Apple Store e hanno acquistato una serie di Mac mini, che hanno subito spedito ai loro data center. Ovviamente, con il volume di test che i suoi team eseguono, sostituire le macchine virtuali con quelle fisiche non era una soluzione a lungo termine.
Per passare a una soluzione praticabile e sufficientemente robusta per gestire il carico di lavoro, Dropbox ha migrato i carichi di lavoro dal cluster di Mac Pro obsoleti a macchine virtuali utilizzando istanze EC2 Mac. A differenza del lungo processo di acquisizione e configurazione di nuovo hardware nel data center, questa soluzione offre flessibilità e agilità.
“Ora possiamo allocare o rilasciare rapidamente gli host in risposta a carichi di lavoro mutevoli, garantendo operazioni molto fluide e un rapido adattamento alle fluttuazioni della domanda“, afferma Wakida, che aggiunge: “La notevole scalabilità di AWS e le sue API accessibili ci hanno permesso di concentrarci sull’esecuzione di lavori essenziali piuttosto che sulle complessità della gestione dell’hardware del Mac“.
L’esperienza con i Mac EC2 ha offerto diversi vantaggi chiave, mette in evidenza l’azienda, tra cui: eliminazione degli oneri operativi dei Mac Pro on-premise; flessibilità tra diverse architetture (Apple Silicon e Intel); agilità per la capacità e i tipi di istanza futuri; eliminazione delle spese di capitale iniziali.
Per Dropbox, sottolinea Jamf, era importante che la sostituzione fosse efficiente dal punto di vista dei costi; l’infrastruttura esistente aveva raggiunto la fine del ciclo di vita molto prima del previsto.
“In sostanza, siamo stati in grado di sostituire rapidamente un componente critico dell’infrastruttura senza dover sostenere costi iniziali sostanziali“, spiega Wakida. “È una cosa importante“.