Nel corso dell’ultimo anno, su su eBay.it si è registrato un aumento del 20% dei venditori italiani che ha realizzato un fatturato pari o superiore a 1 milione di dollari. Questi exploit rappresentano la punta di un iceberg che ben galleggia nel mare della crisi: sono infatti già 26 mila i venditori professionali che operano sul ramo italiano del principale sito di e-commerce modiale.
Ma qual è la situazione complessiva? Non buona, anche se in forte crescita. In quest’ottica è molto interessante l’accordo siglato tra Confcommercio ed eBay, la prima con i suoi 700 mila associati, la seconda con 4,5 milioni di acquirenti attivi in Italia e ben 157 milioni nel mondo.
L’accordo prevede una serie d’iniziative di formazione (nuove o da incrementare) per traghettare in Rete le moltissime aziende ancora incerte, ma soprattutto una convenzione: 6 mesi gratis di negozio premium, che successivamente viene a costare 33,91 euro/mese.
“Chi apre un negozio su eBay non deve affrontare nessun problema relativo al sito web o alle app per vendere sulle varie piattaforme mobili”, ha detto Claudio Raimondi, General Manager di eBay Italia.
“L’84% delle aziende fallite lo scorso anno non aveva una presenza in Rete”, ha ha raccontato Alessandro Micheli, Presidente nazionale Giovani imprenditori di Confcommercio, citando dati Agid; “stiamo aumentando i servizi agli associati, entrando anche nei processi interni all’azienda”. Tra le iniziative congiunte, le due realtà hanno organizzato un roadshow sull’e-commerce: prima tappa a Trieste (13 ottobre), quindi a Ferrara (14 novembre).
I dati dell’e-commerce italiano parlano sempre di un 4% di fatturato complessivo, con una crescita del 15% in valore per il 2015. Nel confronto internazionale, gli attuali numeri italiani restano quindi sconfortanti, ma ancor di più lo sono le giustificazioni addotte da chi non vende su Internet. Un’indagine Tns sulle Pmi che non vendono online, commissionata da eBay in occasione dell’accordo con Confcommercio, fotografa un pressapochismo inaccettabile nel 2015: l’88% lo ritengono inutile o quasi, il 69% non pensa che aumenterebbe il fatturato e il 72% pensa che sia complesso.
Somigliano molto alle classiche scuse dello studente svogliato sul perché della sua bocciatura, che nel caso del commercio diventa il fallimento. Grazie anche ad accordi come questo, speriamo in una brusca sterzata.