Obiettivo della riduzione su ogni Bill Payment da 0,10 a 0,07 euro è di portare un significativo risparmio in quei settori in cui la moneta elettronica è consuetudine, dal commercio al turismo alla ristorazione, ai servizi.
Il Consorzio Bancomat, al quale aderiscono attualmente 594 soggetti tra cui banche, società capogruppo di gruppi bancari e i più importanti operatori non bancari nazionali attivi nella fornitura di servizi di pagamento, ridurrà da 0,10 a 0,07 euro la commissione per ogni operazione (Bill Payment).
Stabilita in 10 centesimi per operazione, la commissione interbancaria multilaterale (Mif) era stata applicata a partire dal 3 gennaio 2014, senza la previsione di un termine ultimo di applicazione. Il Consorzio Bancomat rappresenta uno dei circuiti più diffusi in Italia, sia per il numero di carte di debito in circolazione (circa 30 milioni di unità, pari all’80% del totale nel 2012) sia per quello dei Pos attivi (circa 1,2 milioni, pari all’85%). Sotto il profilo della trasparenza, oltre a commissionare la realizzazione di uno studio sul “Merchant indifference test” per acquisire gli elementi necessari a recepire i principi della Commissione europea, il Consorzio s’è impegnato a pubblicare sul proprio sito Internet il valore della commissione applicabile al servizio “Bill Payment”, per consentire così agli esercenti e ai consumatori di fare scelte più consapevoli sui mezzi di pagamento.
A fronte di questi impegni, l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ha deliberato di renderli obbligatori e di chiudere il procedimento. Entro 45 giorni, il Consorzio Bancomat dovrà presentare all’Antitrust una relazione in cui illustrerà le modalità di attuazione degli impegni assunti.
L’impegno “formale” è stato assunto dal consorzio davanti all’Antitrust, al termine di un’istruttoria avviata il 19 febbraio scorso per accertare ”l’eventuale sussistenza di profili anticoncorrenziali, in violazione dell’art. 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea”.
Si potrebbe trattare di un bel risparmio per tutti quei settori in cui la moneta elettronica è consuetudine, dal commercio al turismo alla ristorazione, ai servizi. Dal 30 giugno scorso poi l’uso del Pos sopra i 30 euro è stato “fortemente sollecitato” (ma senza sanzioni per gli inadempienti) anche agli studi e a tutti i professionisti. Una novità accolta con malumore dalle Pmi: la Confesercenti aveva calcolato una “batosta” da circa miliardi l’anno; altre organizzazioni avevano denunciato che la novità avrebbe “succhiato” il 3% dei ricavi.
La rete italiana di Pos e Atm è comunque una realtà con numeri in crescita anche se ancora lontani da paesi quali rancia o Gran Bretagna. I dati più recenti parlano di 1,4 milioni di Pos e 34 milioni di carte Bancomat che salgono a 90 milioni se si aggiungono quelle di credito o le prepagate. E anche le transazioni sono in aumento. Tanto che da più parti, soprattutto dalle organizzazioni di categoria dei commercianti, artigiani e professionisti, era stato sollecitato l’avvio di un tavolo per un possibile taglio dei costi di commissione. Stabilita in 10 centesimi per operazione, la commissione interbancaria multilaterale (MIF) era stata applicata a partire dal 3 gennaio 2014, senza la previsione di un termine ultimo di applicazione. Ma per il futuro, avverte l’Antitrust, ”questo valore sarà ancorato a un’analisi dei costi sostenuti dagli operatori e si ridurrà per effetto delle eventuali efficienze riscontrate a livello di sistema”.
“La riduzione sui bill payment – fa sapere Confesercenti – è utile soprattutto per gli imprenditori di tabaccherie e ricevitorie, il cui margine sui pagamenti di bollette e tasse viene sistematicamente eroso dalle commissioni. I bill payment, però, costituiscono solo una piccola parte delle operazioni PagoBancomat in Italia: è evidente, quindi, che la riduzione non stimolerà progressi significativi nella diffusione della moneta elettronica nel nostro Paese, anche se agevolerà la riscossione da parte dello Stato”.