L’attenzione del mondo intero è da tempo rivolta al coronavirus 2019-nConV, e oltre agli evidenti risvolti sanitari e umanitari, potranno tuttavia manifestarsi anche impatti negativi per tutto il mondo IT e della produzione tecnologica inglese, con risvolti in campo economico generale.
A esaminare il possibile scenario negativo è stato l’analista GlobalData.
Infatti, molte società tecnologiche come Amazon, Microsoft e Apple hanno già imposto restrizioni sui viaggi da e verso la Cina, e Google ha sospeso le proprie attività negli uffici cinesi, oltre che a Hong Kong e Taiwan.
Sebbene una temporanea chiusura di uffici cinesi abbia un impatto economico e lavorativo prevalentemente sul mercato locale, il fermo delle fabbriche avrebbe ben altra risultanza a livello mondiale, fino a ritardare il lancio di nuovi prodotti da parte dei giganti della tecnologia e anche la normale produzione.
Infatti, molte multinazionali IT hanno una parte rilevante della propria capacità produttiva in Cina.
PC, componenti, periferiche, ma anche device di larghissima diffusione come iPhone, Amazon Echo, Xbox e PlayStation sono solo alcuni esempi di prodotti Made in China.
La nota positiva è che a oggi la maggior parte dei centri di produzione cinesi sono dati ancora per essere operativi al 100%.
Foxconn ha dichiarato che non sono previste modifiche ai tempi di consegna per i propri clienti IT (aziende come Intel, Apple, Microsoft e Sony) nè tantomeno chiusure di impianti come conseguenza del coronavirus. Anche Pegatron ha rilasciano analoghi comunicati rassicuranti.
Come ha ricordato Nishant Singh, Head of Technology and Telecoms Data di GlobalData, la produzione dei device ad alta tecnologia è il risultato di una complessa supply chain che si propaga in molti luoghi cinesi.
Una crisi sanitaria duratura, dovuta al coronavirus, potrebbe avere un rilevante impatto sulla capacità produttiva, costringendo le multinazionali IT a rivedere le proprie roadmap.
Anche se in altre aree geografiche il mercato tecnologico dovesse riprendere in pieno al termine della emergenza (in particolare nella seconda metà del 2020) la situazione interna alla Cina sarà molto negativa da questo punto di vista.
Infatti, ricordiamo che il mercato cinese vale il 15% del fatturato di Apple, e le vendite di iPhone (al pari di tutti gli altri prodotti IT) sono attese ai minimi termini per almeno un mese, determinando un sicuro impatto sul prossimo bilancio trimestrale della società americana.
Anche le grandi aziende cinesi ridurranno i volumi di acquisto e gli investimenti IT, a causa della ridotto giro di affari.
Prima della crisi legata al coronavirus, GlobalData aveva previsto che i prodotti e i servizi enterprise IT crescessero del 7,9% annuo in Cina fra il 2019 e il 2023.Ora le attese per il 2020 sono scese al 2%, dato che il primo quarto dell’anno sarà certamente negativo.
La crisi sanitaria sarà un banco di prova non solo per il sistema sanitario e politico cinese, ma anche per la capacità di reazione dei giganti della tecnologia cinese.
Un ulteriore fronte sottolineato da GlobalData riguarda il cybercrime: i criminali stanno infatti traendo vantaggio dalla crisi globale.
In Giappone già il 15 gennaio è stato identificato un caso di email che si spacciano per comunicazioni governative sulla crisi legata al coronavirus. Questa email contiene un allegato in Word, e un invito urgente a prenderne visione.
Dopo aver chiesto all’utente di cambiare i parametri di sicurezza di Office 365, laddove venga fatta questa incauta operazione il malcapitato avrà contestualmente eseguito Emotet, un pericoloso trojan bancario.
Emotet non è una minaccia recente, ma i cybercriminali sfruttano le situazioni di tensione e stress come quella generata dal coronavirus per ingannare gli utenti.