coronavirus app oxford

Un team di ricercatori del campo medico e della bioetica dell’Università di Oxford ha pubblicato in un paper su Science i risultati di una ricerca che può far fare un passo in avanti nella nostra comprensione della trasmissione del Covid-19, mediante un’app mobile che traccia i contatti ravvicinati.

Le evidenze illustrate dal team di ricercatori stanno consentendo a diversi partner internazionali, tra cui il Norwegian Institute of Public Health (FHI) e l’NHSX, un’unità congiunta composta da team di NHS England (il sistema sanitario nazionale inglese) e del Department of Health & Social Care del Regno Unito, di valutare la fattibilità dello sviluppo di app mobili per tracciare in modo istantaneo i contatti, in tempi da record.

Secondo i ricercatori, se sviluppate in modo rapido e diffuso, queste app mobili potrebbero aiutare a rallentare in modo significativo la velocità di trasmissione e a supportare i Paesi a uscire in modo sicuro dai lockdown, man mano che le restrizioni verrebbero gradualmente allentate.

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Luca Ferretti et al., Science, 31 March 2020 (DOI 10.1126/science.abb6936 )

Gli autori del paper sostengono che un’app mobile può ridurre la trasmissione in qualsiasi fase dell’epidemia: in Paesi o regioni in cui l’epidemia sta appena emergendo fino a quelli che si trovano al culmine dell’epidemia, come anche per sostenere una transizione sicura dalla restrizione sui movimenti.

Un’app mobile, secondo i ricercatori, potrebbe anche aiutare a ridurre i gravi impatti sociali, psicologici ed economici causati da blocchi generalizzati, così come a rallentare la diffusione del contagio fino a quando i vaccini e i trattamenti antivirali non saranno ampiamente disponibili.

Dato il livello del contagio in gran parte dell’Europa, il team ritiene che lo sviluppo in corso di una partnership per app mobili in tutta l’Unione ridurrebbe in modo massiccio la trasmissione ed eviterebbe una ripresa del numero di casi, offrendo a tutti i cittadini l’opportunità di utilizzare app mobili di tracciamento dei contatti per contribuire a porre termine all’epidemia.

Una app strategy potrebbe essere utilizzata anche dai Paesi a basso e medio reddito, nelle fasi antecedenti dell’epidemia, per controllare rapidamente la trasmissione e superare in anticipo l’emergenza.

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L’introduzione di una app strategy non significherebbe sostituire in toto le attuali strategie in atto contro l’epidemia di coronavirus.

l team di Oxford sottolinea infatti che l’uso dell’app mobile per la tracciabilità dei contatti dovrebbe essere ancora combinato con l’isolamento dei casi, la tracciabilità e la quarantena dei contatti, il distanziamento fisico, i test diagnostici su vasta scala, la decontaminazione e le misure igieniche.

Il professor Christophe Fraser del Big Data Institute della Oxford University, Nuffield Department of Medicine, autore principale del paper di Science, ha spiegato: “Abbiamo bisogno di un’app mobile di tracciamento dei contatti che supporti con urgenza i servizi sanitari per controllare la trasmissione del coronavirus, indirizzare gli interventi e mantenere le persone al sicuro. La nostra analisi suggerisce che circa la metà delle trasmissioni si verificano nella fase iniziale di contagio, prima di mostrare qualsiasi sintomo. I nostri modelli matematici evidenziano anche che i tradizionali approcci di tracciamento dei contatti della sanità pubblica forniscono dati incompleti e non riescono a tenere il passo con questa pandemia”.

Il progetto è co-guidato dal Dott. David Bonsall, ricercatore senior presso il Nuffield Department of Medicine dell’Università di Oxford e medico presso l’Ospedale John Radcliffe di Oxford, che ha spiegato: “Il concetto di app mobile che abbiamo modellato matematicamente è semplice e non ha bisogno di tracciare la posizione; utilizza una versione di Bluetooth a basso consumo energetico per registrare un log di tutti gli utenti dell’app con cui si è entrati in stretto contatto negli ultimi giorni. Se si viene contagiati, queste persone vengono allertate all’istante e in forma anonima, e viene loro consigliato di tornare a casa e autoisolarsi. Se gli utenti delle app decidono di condividere dati aggiuntivi, potrebbero supportare i servizi sanitari per identificare i trend e indirizzare gli interventi per raggiungere chi ne ha più bisogno”.

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