Il fatturato complessivo delle vendite online nel nostro paese dovrebbe passare da 6,6 a otto miliardi di euro dal 2010 al 2011 secondo Netcomm.
Il commercio elettronico sta rompendo sempre più velocemente il guscio della diffidenza. L’Italia è ancora in ritardo rispetto ai principali paesi europei ma gli acquisti online continuano a crescere. Come emerso al Netcomm Forum di MIlano, il fatturato complessivo delle vendite online è pari a 6,6 miliardi di euro nel 2010, +14% rispetto all’anno precedente con previsioni a otto miliardi per il 2011; siamo però lontani da Gran Bretagna (oltre 69 miliardi nel 2010), Francia (31) e Germania (25). Anche Olanda e Spagna ci battono, con rispettivamente 8,2 e 7,3 miliardi di fatturato proveniente dal commercio elettronico, sempre considerando i siti che operano all’interno di ogni paese.
Come cambiano le abitudini
Dall’indagine Netcomm-Contactlab su 62mila utenti della rete, si scopre, per esempio, che il 30% di chi acquista online (circa il 35% dei navigatori secondo l’Osservatorio B2C del Politecnico) ha oltre cinquant’anni e che il 26% ha effettuato più di venti acquisti. C’è poi un 23% di utenti che, pur avendo iniziato lo shopping su internet da meno di un anno, ha già superato le venti transazioni, rientrando così nella categoria “heavy e-buyer”. Secondo l’indagine, la maggior parte degli acquisti avviene da casa (87%) o dall’ufficio (26%), mentre il ruolo degli smartphones è ancora di nicchia (3%). Il 48% degli intervistati, continua il rapporto, ha comprato prodotti o servizi nelle ore serali e notturne; questo dato, secondo il presidente di Netcomm, Roberto Liscia, conferma che non c’è concorrenza tra il commercio tradizionale nei negozi e quello online, e che anzi bisogna integrare maggiormente le due attività in una logica “multicanale” per aumentare la propria clientela.
Perché si compra online, e perché no
Per quanto riguarda i pagamenti, l’87% del campione afferma di aver utilizzato una carta di credito o paypal. Perché si acquista online? La disponibilità dei prodotti e servizi a qualunque ora del giorno è uno dei motivi più gettonati dagli intervistati (85%), insieme ai vantaggi economici (83%), al risparmio di tempo (80%) e alla possibilità di ottenere informazioni complete su ciò che si compra. E infine, come si potrebbe aumentare la propensione all’acquisto? Chi ha già sperimentato il commercio elettronico, vorrebbe prezzi sempre più convenienti (92% delle risposte), maggiore chiarezza nelle procedure per restituire eventualmente la merce (82%), o concordare la data e l’ora delle consegne (81%), mentre la stessa percentuale vorrebbe pagare alla consegna e non prima di aver ricevuto il pacco.
Chi, invece, non ha mai acquistato su internet, sarebbe più disposto a farlo se potesse vedere la merce prima di autorizzare il pagamento (78% delle risposte) o se il venditore comunicasse chiaramente la possibilità di restituire i prodotti. Rimane quindi un piccolo scoglio di diffidenza e scarsa fiducia in alcuni potenziali clienti, ancora legati al commercio tradizionale nei negozi di fiducia, ritenuti più sicuri sotto vari aspetti (vedere e provare i prodotti, risolvere direttamente eventuali problemi).
Nel 2011 +19% per il commercio elettronico
E per il 2011, l’Osservatorio B2C Netcomm-School of management del Politecnico milanese stima che le vendite totali dei siti italiani sfioreranno gli otto miliardi di euro, +19% rispetto al 2010. Il turismo assorbe oltre metà del valore complessivo degli acquisti online; nel 2011 dovrebbe salire del 13% in confronto allo scorso anno, a circa quattro miliardi di euro di fatturato, anche se dovrebbe scendere al 49% delle vendite totali. Il balzo maggiore sarà nuovamente dell’abbigliamento, +41% previsto nel 2011 superando i 735 milioni di euro, davanti a editoria, musica e audiovisivi (dal +21% del 2010 al +30% nel 2011 arrivando a 260 milioni) e informatica/elettronica di consumo, che dovrebbe raddoppiare il suo ritmo di crescita dal +11 al +21% da un anno all’altro, toccando gli 812 milioni di vendite.
Con il peso preponderante del turismo, si capisce perché il settore dei servizi valga il 67% del mercato totale, sommando le assicurazioni e altri servizi; questo settore, invece, vale il 47% della torta a livello europeo. Ma se gli acquisti di prodotti sono ancora minoritari nel panorama italiano, sono destinati a crescere un po’ più rapidamente: il Politecnico stima un +23% per le vendite di prodotti nel 2011 contro +17% per quelle di servizi, un tasso quasi doppio rispetto a quanto avverrà in media nei principali paesi europei, anche se l’Italia continuerà a essere molto sbilanciata su turismo, assicurazioni e altre categorie di questo tipo (66% del mercato).