Gli imprenditori nati fuori dall’UE, segnala uno studio Unioncamere, si dedicano soprattutto a Costruzioni e Commercio
Gli immigrati diventano sempre di più imprenditori: la conferma a quanto risulta evidente dal multietnico aspetto delle città italiane arriva dai dati di Movimprese, la rilevazione trimestrale delle Camere di commercio italiane. Nel corso del 2007 sono state infatti ben 37.531 le imprese individuali aperte da persone nate al di fuori dei confini dell’Unione Europea. Questo signica che, al netto delle aziende cancellate dai registri delle Camere di commercio, le imprese degli extracomunitari sono cresciute di 16.654 unità rispetto all’anno precedente, ovverio l’8% in più (225.408 il totale).
D’altro canto, il bilancio del 2007 di Unioncamere certifica la tendenza ormai consolidata alla diminuzione complessiva delle micro-aziende condotte da italiani. Nonostante l’apporto positivo dell’imprenditoria immigrata, infatti, il bilancio demografico complessivo delle micro-aziende negli ultimi dodici mesi è stato deficitario per quasi 30mila unità (-0,9%).
Immigrazione e imprenditoria: i dati (file .pdf) |
I paesi di provenienza
Nella classifica delle provenienze, il paese più rappresentato tra le nuove iscrizioni dello scorso anno è la Cina (6.929 i titolari nati nel Celeste Impero che hanno iscritto il proprio nome nei registri delle Camere di Commercio). Subito dietro seguono i nati in Marocco (5.756 nuovi titolari) e Albania (5.118 imprenditori). Insieme, i primi tre paesi di provenienza hanno determinato il 47,4% delle nuove iscrizioni nel 2007.
Il bilancio dei settori
La crescita del 2007 si concentra per il 40% nelle costruzioni (+6.603 unità ), tradizionale settore di attività per un gran numero di cittadini immigrati che, soprattutto in questi anni di forte sviluppo del comparto, hanno finito per trasformare un rapporto di dipendenza in una forma di lavoro autonomo. Subito a ridosso segue il contributo del commercio (cresciuto di 5.445 unità) e, più a distanza, quello delle attività manifatturiere (+2.473 imprese). Il volano dell’allargamento della base imprenditoriale è perciò costituito dall’accoppiata dei settori costruzioni-commercio: insieme determinano il 72,3% di tutto il saldo dei dodici mesi passati e il 70,7% dello stock complessivo di imprese individuali con titolare immigrato esistenti alla fine del dicembre 2007.
Il resto della spinta allo sviluppo di questo universo proviene dalle attività manifatturiere (l’11,8% dello stock di imprese con titolare immigrato e un tasso di incremento negli ultimi dodici mesi di poco superiore al 10%) e, in modo crescente dai servizi che, nonostante costituiscano appena il 4,2% dello stock (9.497 imprese), hanno però messo a segno nell’ultimo anno un interessante progresso del 13%.
La presenza sul territorio
La concentrazione maggiore dell’imprenditoria immigrata si registra in termini assoluti in Lombardia (41.064 imprese, il 18,2% di tutte quelle con titolare non UE), ma è la Toscana che ospita il numero più elevato di imprenditori immigrati in proporzione al numero di ditte individuali residenti: 23.417 su 224.168, in pratica più di un’azienda ogni 10. Il record provinciale spetta a Prato (sede di un’attiva e numerosa comunità cinese) dove oltre un’impresa ogni quattro presenta un titolare immigrato. All’opposto, il valore più basso tra le regioni si rileva in Basilicata (2,2% il peso delle imprese di immigrati sul totale) mentre, tra le province, Enna è quella con la presenza più ridotta (1,5%).