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Criptovalute, l’Italia fra denaro contante e valute virtuali

Anche in Italia si inizia a vedere una importante diffusione delle criptovalute.
L’economia italiana ha affrontato numerose sfide nell’ultimo decennio, non ultimo un debito pubblico strutturale fra i più elevati nella Unione Europea.

Questo ha spinto i governi che si sono succeduti a creare uno dei sistemi fiscali più complessi ed opprimenti di tutta la zona UE, fatto che pare aver aumentato la popolarità delle criptovalute in Italia.

Non è un mistero che l’Italia sia sempre agli ultimi posti per utilizzo di carte di credito fra i paesi occidentali, largamente arretrata rispetto alle nazioni del Nord Europa.

Tuttavia, è possibile che l’adozione delle criptovalute abbia miglior sorte, con gli italiani più propensi ad utilizzarle di quanto non lo siano verso le carte di pagamento elettronico.

Secondo Statista in Italia sono già attivi 270 retailer e 214 service provider che accettano pagamenti in criptovaluta.

Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, gran parte di questi business sono collocati nel nord Italia. Si tratta di un dato che non sorprende, essendo questa tradizionalmente la locomotiva economica del paese.

Nella sola Lombardia sono presenti il 18% del totale degli esercizi commerciali che accettano criptovalute (149 negozi), seguita dal Trentino-Alto Adige e dal Veneto.

 

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Inoltre, a sostenere la diffusione delle criptovalute si aggiunge anche una maggior attenzione attitudine degli italiani all’utilizzo dello shopping online, sia di beni che di servizi: nel solo 2018 sono stati spesi in ecommerce oltre 40 miliardi di euro.

Nonostante la crescente popolarità delle criptovalute, il legislatore non pare avere ancora le idee chiare su come regolamentarne l’utilizzo. Al momento non esiste alcuna legge che vieti a società o cittadini l’utilizzo, il possesso e la libera vendita di criptovalute.

Parimenti, non esiste alcuna disposizione in merito ad attività finanziarie che le riguardino.
Tuttavia si intravedono i primi segnali di una maggior attenzione verso questo tema.

Nel 2015 era stata la Banca d’Italia a lanciare un allarme sulle valute virtuali, in quanto create non da Stati sovrani ma bensì da soggetti privati. Una definizione che può sembrare semplicistica, ma che ha comunque fatto nascere un intenso dibattito su come debbano essere inquadrati i guadagni in criptovalute dal punto di vista legale e fiscale.

Le discussioni non sono giunte ad una conclusione univoca, e la stessa Unione Europea spinge affinché le criptovalute vengano viste (e trattate) come valuta corrente tradizionale.

Lo scopo evidente è quello di contrastare l’evasione fiscale o la diffusione di dati sensibili tramite soluzioni di archiviazione cloud crittografate, e a recente Brexit non ha certo facilitato una decisione su un tema così complesso come quello delle valute virtuali.

La valutazione sulla situazione italiana

Nonostante, o forse a causa di, una rigorosa legislazione sulle criptovalute, le aziende e i consumatori stanno lentamente progredendo nell’adozione.

La valutazione che si può dare riguardo le criptovalute in Italia è promettente ma include anche alcune caratteristiche unicamente italiane.

La prima è che i consumatori italiani sembrano essere particolarmente a rischio malware, alla voce cripto mining e crypto-jacking, due tipi di attacchi informatici che dirottano i dispositivi per estrarre criptovalute.

Va sottolineata l’adozione relativamente bassa di strumenti di crittografia tra le imprese italiane: pare anche che finalmente in Italia si stia prendendo sul serio la crittografia, ma non ancora gli strumenti di sicurezza informatica che dovrebbero essere implementati insieme ai sistemi di pagamento crittografico.

Servono cripto bancomat

Una seconda caratteristica unica dell’adozione di criptovalute in Italia è una conseguenza diretta di un fatto che abbiamo menzionato sopra: gli italiani adorano il denaro.

Circa 4 transazioni su 5 nel paese sono condotte in contanti e, per le criptovalute, significa che la fornitura di cripto bancomat, che sono una piccola parte dell’ecosistema crittografico in altri paesi, è fondamentale per garantire un’adozione diffusa.

Sotto alcuni aspetti, la situazione italiana è simile a quella di molte altre nazioni. Il legislatore, un pò ovunque, necessita di alcuni anni per capire come regolamentare le criptovalute.

Per altri aspetti l’Italia ha peculiarità uniche. Alcuni analisti stanno esaminando accuratamente il mercato delle criptovalute italiano, in quanto convinti che sia un perfetto campo di prova per un modello di economia delle valute virtuali, molto diverso da quanto avviene in altre nazioni. Infatti, in Italia circola un grande quantitativo di denaro contante, e al tempo stesso con livelli di sicurezza molto bassi.

Difficile ad oggi dire se le criptovalute determineranno la fine di questo (antiquato) modo di usare il denaro, ma una cosa è certa: la valuta virtuale è arrivata anche in Italia, ed è qui per restarci.

 

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